LUGO, Juan de
Nacque in Madrid il 25 novembre 1583 di nobili genitori trasferitisi nel 1588 in Siviglia, di cui poi sempre si considerò cittadino. Mostrò straordinaria precocità d'ingegno: a tre anni leggeva gli stampati e i manoscritti; a tredici difese pubblicamente tesi di logica, e a quattordici divenne baccelliere; il 6 luglio 1603, entrò nella Compagnia di Gesù in Villagarcía. Fatti i primi voti religiosi, fu a Pamplona, poi all'università di Salamanca per prepararsi al sacerdozio e studiarvi teologia. La rara attitudine da lui mostrata all'insegnamento l'avviò subito alle cattedre; insegnò filosofia 5 anni in varie città della Spagna, altrettanti teologia in Valladolid. Già famoso, sebbene giovanissimo, fu chiamato al Collegio Romano dal generale del suo ordine, Muzio Vitelleschi.
Giunto a Roma il 2 giugno 1621, il L. non ne partì più, insegnandovi teologia dogmatica sino al 1642. Il 14 dicembre 1643 Urbano VIII lo fece cardinale. Fu assai stimato da Urbano VIII, Innocenzo X e Alessandro VII; popolarissimo in Roma per le grandi elemosine, diffuse l'uso della corteccia di china (il pulvis iesuiticus) che di propria mano soleva distribuire ai poveri, specie campagnoli, colpiti dalla malaria. Fu benemerito dell'edilizia urbana, demolendo a sue spese le case che toglievano aria e vista al Collegio Romano. Morì in Roma il 20 agosto 1660.
Lungamente alieno dal divulgare con le stampe le sue lezioni, che pur correvano manoscritte e qua e là adulterate, il L. per obbedienza al generale Vitelleschi, ne incominciò la stampa solo nel 1633, con le Disputationes scholasticae de Incarnatione Dominica; seguirono nel 1636 le Disputationes de Sacramentis in genere, de venerabili Eucharistiae Sacramento et de Sacrosancto Missae Sacrificio; nel 1638 quelle De virtute et sacramento Poenitentiae, de suffragiis et indulgentiis, e nel 1642 i due tomi De iustitia et iure, tutti pubblicati dal Prost in Lione. Divenuto cardinale, i lavori delle congregazioni romane ritardarono la pubblicazione di quanto aveva messo insieme in sei lustri di scuola; tuttavia pubblicò i due volumi in-folio delle Disputationes de virtute Fidei divinae (1646) e un terzo contenente i sei libri dei Responsorum Moralium (1651). Questi trattati, venuti in luce dal 1633 al 1651, non sono che alcuni di quelli che avrebbe potuto dar fuori, perché già composti, quali erano quelli, De anima, De generatione, De Deo uno et trino, De visione, De scientia Dei, De gratia, mancanti nelle edizioni postume degli Opera omnia, così nei veneti del Pezzana (1718, 1751) come nei parigini del Beaupré e del Vives (1868, 1871, 1891; cfr. C. Sommervogel, Bibl. de la Comp. de Jésus, V, 176-180).
Quanto al valore scientifico del L., il Hurter non temé di chiamarlo "lucidissimum theologiae scholasticae sidus", superiore per la sottigliezza dell'ingegno allo stesso Suárez (Nomenclator literarius, I, Innsbruck 1892, p. 272). Questo giudizio concorda eon quello di S. Alfonso de' Liguori, per il quale il L. fu "il principe dei teologi dopo S. Tommaso" (A. Liguori, Theol. mor., lib. 3, n. 552; nell'ediz. rom. del 1907, II, p. 56).
La prima e più copiosa biografia del L. fu scritta dal contemporaneo A. De Andrade, Varones ilustres, Madrid 1666, V, pp. 656-677 (nell'ediz. moderna di Bilbao, 1890, V, pp. 221-244). Il De Andrade usò anche l'Elogio di G. Lucari professore di lettere latine al Collegio Romano. Le altre notizie biografiche (non escluse quella dell'Oldoini presso il Ciaconio, Vitae et res gestae Pont. Rom. et S. R. E. Cardd., IV, coll. 634-36 e l'altra dell'editore parigino, il Fourniols, premessa all'edizione degli Opera omnia), attinsero tutte alle predette due fonti. Inoltre: J. Kompel, Kardinal de Lugo als Mäzen d. Chinarinde, I, Aus dem Lebens des Kardinals, Feldkirch 1931.