ISRAËLS, Jozef
Pittore, nato a Groninga il 27 gennaio 1824, morto a L'Aia il 12 agosto 1911. È, come realista potente, maestro dei principali artisti della cosiddetta "scuola dell'Aia" che fiorì durante la seconda metà del secolo scorso. Cominciò tuttavia con l'aderire al neoromanticismo e col dipingere soprattutto soggetti storici. Ma quando nel 1855, dopo qualche viaggio in Germania e un soggiorno a Parigi, passò qualche mese a Zandvoort, fu colpito dalla vita melanconica della gente marinara. Ebbe allora inizio la lunga serie dei quadri solenni, nei quali il maestro con tavolozza smorzata e profondo sentimento descrive le occupazioni e le vicende tragiche di quei pescatori. Dal 1856 al 1869 ebbe lo studio ad Amsterdam, ma in quest'ultimo anno andò a stabilirsi a L'Aia, dove la sua arte raggiunse il suo pieno sviluppo. Benché dipingesse anche altri soggetti, i quadri in cui rappresentò le angosce, le fatiche, i pericoli della popolazione delle coste olandesi saranno ritenuti sempre fra i suoi migliori. Degni particolarmente di ricordo: Solo al mondo (1878), nel Museo municipale dell'Aia; Quando si invecchia (1883), nel Rijksmuseum di Amsterdam; La vana attesa (1896), nel Museo Municipale Boymans di Rotterdam, e molti altri. Opere i cui temi sono scelti in ambiente diverso: Il sagrestano con la moglie (1880), nella raccolta Logan a Chicago; Un figlio del popolo antico (1889) e Saul e David (1899), ambedue nel Museo municipale di Amsterdam. Lo I. era anche ottimo ritrattista e acquarellista. Si conoscono di lui 37 acqueforti in cui, con qualche eccezione, ha ripetuto le composizioni dei proprî quadri.
Il figlio Isacco (nato ad Amsterdam il 3 febbraio 1865), anch'esso pittore, si è formato sotto il fortissimo influsso degl'impressionisti francesi; completamente staccato dalla tradizione nazionale, è tuttavia uno dei più importanti artisti della pittura olandese.
Bibl.: Studio, 1924; G. Knuttel, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIX, Lipsia 1926 (con catalogo delle opere e bibl. precedente). Delle numerose monografie citiamo quelle di J. Veth, anche in trad. tedesca, Amsterdam e Lipsia, 1906; di M. Liebermann, Berlino 1901, 4ª ed., 1911; di C. L. Dake, Berlino 1911 e Parigi 1911.