Scrittore serbo (Vršac 1806 - ivi 1856). Insegnante e avvocato, ebbe cariche importanti presso il ministero dell'Istruzione e curò la riorganizzazione delle scuole. Come scrittore affrontò diversi generi; più dei suoi drammi storico-patriottici, la cui materia è tratta in prevalenza da J. Rajić e dai canti epici (Miloš Obilić, 1828; Smrt Stjepana Dečanskoga "La morte di Stefano Dečanski", 1841; Ajduci "Aiducchi", 1842; San Kraljevića Marka "Il sogno di Marko Kraljević", 1847), si ricordano le sue commedie, che gli valsero la fama di "Molière serbo" e di fondatore del teatro serbo moderno (Laža i paralaža "Il bugiardo e il bugiardone", 1830; Tvrdica "L'avaro", 1837; Pokondirena tikva "Il villano rifatto", 1838; Beograd nekad i sad "Belgrado di una volta e di oggi", 1853). In esse rappresentò, con toni satirici e intenti moralistici, la superficialità e lo snobismo della borghesia serba dell'epoca.