PIEPER, Joseph
Filosofo della morale e saggista tedesco, nato a Elte (Westfalia) il 4 maggio 1904. Studiò a Münster, dove si laureò nel 1928 con una tesi sul "fondamento ontico dell'etica di Tommaso d'Aquino". Si occupò di sociologia come assistente prima a Münster, poi, tra il 1935 e il 1940, presso l'Istituto per la cultura popolare di Dortmund. Ma la sua diversa vocazione si rivelò con il saggio sulla virtù della ''fortezza'', Vom Sinn der Tapferkait (1934) che, dopo una lunga e vana ricerca di un editore, fu accolto con entusiasmo da J. Hegner a Lipsia, il quale, considerando che le virtù sono sette, chiese a P. di trattarle tutte. Di qui una tematica che occupò P. per 30 anni: Traktat über die Klugheit (1937) sulla saggezza, Zucht und Mass (1939) sulla temperanza e, dopo la parentesi bellica, per le edizioni Kösel di Monaco, Über die Gerechtigkeit (1950) sulla giustizia. Il tutto fu poi riunito in Das Viergespann (1964), cioè "Il tiro a quattro" delle virtù cardinali. Quanto alle virtù teologali, il saggio sulla fede uscì nel 1962, quello sulla carità nel 1972. Quello sulla speranza (Über die Hoffnung) era uscito nel 1935 e aveva dato spunto a un'altra serie di saggi e conferenze, che toccavano il problema della storia e della sua fine (Über das Ende der Zeit, 1950; Tradition als Herausforderung, 1963; Hoffnung und Geschichte, 1967).
Particolare impatto, nel momento in cui la Germania lavorava più intensamente alla ricostruzione, ebbe la difesa, da parte di P., dell'otium come libero realizzarsi dello spirito (Musse und Kult, 1948, a cui si ricollega Glück und Kontemplation, 1957). Anche qui, nel riconnettersi a una distinzione tradizionale tra arti liberali e arti illiberali o ''servili'', P. l'adatta alla sensibilità dell'uomo contemporaneo.
Il suo successo di scrittore era già grande quando a P. fu conferito l'insegnamento di Antropologia filosofica a Münster (1960). Questo non gli aprì una carriera accademica particolarmente brillante, anche perché P. respinse varie chiamate a cattedre più importanti; tuttavia egli mantenne intenso il contatto col pubblico di tutto il mondo, mediante traduzioni e trasmissioni radiotelevisive. Il segreto era l'uso di una prosa classica: limpida e riposante, ma, al tempo stesso, capace di approfondire le situazioni esistenziali anche nei loro fondamenti ontologico-teologici. Dopo il 1960 la popolarità di P. ebbe un declino, anche se egli ottenne riconoscimenti internazionali, fra cui il premio Balzan (1981) per le scienze filosofiche. Scrittura e sensibilità, in P., fanno pensare al contemporaneo E. Wiechert, con il quale coincidono anche i momenti di popolarità e di declino.
Bibl.: Per la biografia di P., v. dello stesso, per il 1904-45, Noch wusste es Niemand, Monaco 1976, e per il 1945-64 Noch nicht aller Tage Abend, ivi 1979. Per la bibliografia: P. Breitholz, Joseph Pieper Schriftenverzeichnis 1929-1989, Münster 1989; Zum Werk Joseph Piepers, in Schweizer. Rundschau, 1949, pp. 673-84.