HENRY, Joseph-Marie
Nacque a Courmayeur (Aosta) il 10 marzo 1870, figlio di Marie-Cécile Henry e della guida alpina Fabien-Gratien, da cui contrasse, secondo le sue stesse parole, "le microbe de l'alpinisme". Iscritto alla scuola della cattedrale di Aosta, nel 1883, alla morte del padre, clienti e amici alpinisti di questo lo aiutarono a proseguire gli studi. In seguito si mantenne insegnando, prima di essere ordinato prete il 17 dic. 1892 e iniziare il proprio ministero in varie parrocchie della Valle in qualità di vicario: a Cogne, quindi a Verrayes, Villeneuve, La Salle, Saint-Pierre, Pollein; infine, nel luglio 1903, fu nominato parroco a Valpelline, nella valle del Buthier, dove rimase fino alla morte.
A Cogne si appassionò di botanica e prese a erborizzare sotto la guida dell'abate P. Chanoux, rettore dell'ospizio del Piccolo S. Bernardo, che lo coinvolse nella realizzazione del giardino alpino "Chanousia", inaugurato nel 1897. In questa occasione l'H. manifestò l'intenzione di ridare vita alla Société de la flore valdôtaine di Aosta, di cui, per mezzo secolo, sarebbe stato l'anima.
Dal 1902 curò la pubblicazione del relativo Bulletin, che ospitò autorevoli contributi italiani ed esteri di botanica, geologia, scienze naturali, toponomastica e alpinismo. Nel 1901 allestì un giardino botanico a Plan-Gorret, presso Courmayeur, che però presto, dopo la nomina a parroco di Valpelline, dovette abbandonare.
In campo alpinistico, dopo alcune escursioni giovanili, l'esordio vero e proprio avvenne nel 1893 sul monte Bianco.
Gli anni del vicariato furono, per l'attività alpinistica, quelli di maggior rilievo: salì il Dente del Gigante, la Grivola, il Grand Combin, il Gran Paradiso in inverno; effettuò la prima ascensione invernale del Grand Nomenon, due vie nuove sul monte Emilius e la traversata del Cervino, potendosi permettere solo raramente di pagare una guida. Dal 1903 in poi, dopo il trasferimento a Valpelline, percorse quasi esclusivamente le cime che contornano la valle del Buthier, spesso da solo, compiendo numerose prime ascensioni e praticando un alpinismo esplorativo di stampo classico, sulle orme di alcune figure di sacerdoti alpinisti e intellettuali dell'Ottocento, quali G. Carrel e A. Gorret, di cui può essere considerato, anche sotto l'aspetto culturale, l'epigono.
Come religioso l'H. partecipò all'esperienza modernista del gruppo di giovani sacerdoti che, riuniti attorno a J.-J. Stevenin, impressero al settimanale clericale Le Duché d'Aoste un nuovo orientamento che aveva come punto di riferimento R. Murri.
Tali preti, definiti localmente "rossi" ma in realtà avversi sia al liberalismo, sia al socialismo, nell'infierire della crisi economica e sociale di fine secolo propugnavano una più significativa penetrazione delle forze cattoliche in più ampi strati della società, in particolare in ambiente contadino, suggerendo di utilizzare gli strumenti tipici dell'associazionismo operaio, come le cooperative di consumo, o del liberalismo sociale, come le casse rurali.
A questi temi sono dedicati i primi scritti noti dell'H., peraltro non firmati, volti a incoraggiare la diffusione di società di mutua assicurazione contro la mortalità del bestiame o a sostenere miglioramenti colturali in agricoltura (riprendendo alcuni articoli usciti nel torinese La Democrazia cristiana).
Di fatto, però, la pubblicistica dell'H. riguardò principalmente la botanica, l'alpinismo e gli studi storici relativi alle vicende della sua regione; la sua lingua madre era naturalmente il francese, lingua di comunicazione colta della Valle, ma suoi pezzi uscirono anche tradotti in italiano, per esempio nella Rivista mensile del Club alpino italiano e, dagli anni Venti in poi, nella Rivista della giovane montagna.
Affidati quasi per intero alle pagine del già menzionato Bulletin de la Société de la flore valdôtaine sono gli scritti di botanica, da segnalarsi principalmente per l'esposizione dei primi dati certi sui licheni e sui muschi della regione.
Per quanto riguarda l'alpinismo, nel 1896 comparve in Le Duché d'Aoste un primo resoconto dell'H. sull'ascensione al Cervino, cui ne seguirono altri, relativi ad altre ascensioni e vie nuove, nonché una raccolta di documenti e informazioni inedite sulle prime guide di Courmayeur. Dal 1905 al 1923, quasi senza soluzione di continuità, l'H. curò inoltre una rassegna annuale, intitolata Le Clergé valdôtain et l'alpinisme, nella quale rendeva conto anno per anno delle ascensioni compiute dai religiosi valdostani. Nel 1913 diede alle stampe Valpelline et sa vallée (Torino), agile volumetto corredato di foto e carta topografica che descriveva con efficacia le attrattive escursionistiche e alpinistiche della valle del Buthier, allora assai poco conosciuta e frequentata, offrendo informazioni turistiche e annotazioni di taglio storico, etnografico e soprattutto toponomastico, che ricevettero più ampio spazio nella seconda edizione, sostanzialmente modificata, edita nel 1925 ad Aosta e intitolata Guide du Valpelline: Valpelline, Ollomont, Oyace, Bionaz, Prarayé.
Nel 1929 pubblicò Histoire populaire, religieuse et civile de la Vallée d'Aoste: la première et la plus antique terre du Royame d'Italie (ibid.), che ebbe numerose edizioni (l'ultima, la quinta è del 1981) e che gli valse un grande successo di pubblico.
La ricostruzione prende le mosse dai Salassi, popolo libero di religione "druidica" sconfitto dai Romani, della cui lingua rimarrebbe traccia nel dialetto locale, il patois; procede quindi utilizzando dati storici, tradizioni orali, leggende, note agiografiche e notizie varie relative alle parrocchie, ai vescovi, alle congregazioni religiose, alle famiglie nobili, agli eventi calamitosi, alle guerre. Il filo che lega la storia valdostana è individuato dall'H. nella duplice fedeltà della popolazione alla Chiesa e a casa Savoia. Rispetto alle opere storiografiche dalle quali attinge - soprattutto i dieci volumi dell'Histoire de l'Église d'Aoste di J.-A. Duc, che si arrestavano alle soglie dell'Età contemporanea - l'H. aggiunge pagine originali sullo sviluppo economico e sociale della regione a partire dal 1850, incentrate sul ruolo sostenuto dall'industrializzazione e dal turismo, mentre scarso rilievo è dato al fenomeno dell'emigrazione, probabilmente per non scontentare il regime fascista; l'ultimo capitolo encomiastico sul regime dimostra invece, nell'anno dei Patti lateranensi, un allineamento alle posizioni del Vaticano.
Come è stato sostenuto da L. Colliard, più che opera storiograficamente rigorosa l'Histoire deve essere considerata una "chronique populaire" anzi un "manuel populaire", il cui valore sta nella chiarezza espositiva e linguistica, nell'immediatezza dei riferimenti culturali e identitari conformati a quella missione di educazione popolare cui il clero valdostano si sentiva tradizionalmente preposto.
La produzione storica forse più originale, nella quale cioè l'H. dimostra padronanza delle fonti e rigore di metodo, va piuttosto ricercata in una serie di brevi lavori a carattere locale dedicati alla storia delle Comunità della valle del Buthier, per esempio Reconnaissances et inféodations dans le Valpelline… en 1500 (Aoste 1938), dotta rassegna di documenti medievali tratti dagli archivi locali; ovvero nello studio della toponomastica.
Tra il 1936 e il 1938 pubblicò in Le Messager valdôtain, giornale cui collaborò per decenni, alcuni articoli intitolati Vieux noms patois de localités valdôtaines che costituiscono uno fra i più solidi contributi in materia.
Nel 1935 i suoi scritti alpinistici furono raccolti, insieme con alcuni bozzetti popolari e con i principali contributi di storia locale, nel volume Le ràye di solei (I pascoli del sole) (Torino 1935), improntato a una visione dell'alpinismo soprattutto come attività ricreativa, in una chiave antiretorica e venata d'ironia. Convinto sostenitore dei vantaggi che il turismo poteva recare alle popolazioni montane, l'H. fu, inoltre, promotore della costruzione e del riattamento di rifugi e ricoveri alpini, anche in collaborazione con il Club alpino italiano (CAI) di Aosta.
Nominato nel 1922 cavaliere della Corona d'Italia e nel 1942 canonico onorario della cattedrale di Aosta, nel corso della seconda guerra mondiale l'H. rischiò la fucilazione per mano dei nazifascisti.
L'H. morì a Valpelline il 26 nov. 1947.
Un'ampia selezione antologica dei suoi scritti è stata pubblicata per cura della Bibliothèque communale de Valpelline: Brins de vie, d'histoire et de poésie. Recueil d'ouvrages (Valpelline 1997).
Fonti e Bibl.: In mancanza di una bibliografia completa delle opere dell'H. cfr. Aosta, Archives historiques régionales, P.-A. Plassier, Bio-bibliographie de la Vallée d'Aoste. Per necrologi e studi sull'H. si vedano: Brins de vie…, cit., pp. 327 s.; e A.-M. Careggio, Le clergé valdôtain de 1900 à 1984: notices biographiques, Aoste 1985, p. 115. A questi sono da aggiungere: il breve profilo autobiografico pubblicato in A. Hess, Saggi sulla psicologia dell'alpinista. Raccolta di autobiografie psicologiche di alpinisti viventi, Torino 1914, pp. 307-311; A. Balliano - I. Affentranger, La strada è questa, Bologna 1957, pp. 123-139; R. Willien, Les chanteuses de l'abbé H., in Nouvelles du Centre d'études francoprovençales, XXXIII (1996), pp. 81-84; nonché i contributi raccolti per il cinquantenario della morte in Revue valdôtaine d'histoire naturelle, 1997, n. 51 (in particolare: J.-G. Rivolin, L'abbé H. historien, pp. 15-21; e R. Piervittori - G. Marguerettaz, L'abbé H. botanico, pp. 23-31); e, infine, M. Bergamini, J.-M. H. 1870-1947, in Le cent du millénaire, Aoste 2000, pp. 195-197.
Vedi inoltre: L. Colliard, La culture valdôtaine au cours des siècles. Précis bio-bibliographique et morceaux choisis, Aoste 1976, pp. 476-480; M. Cuaz, Valle d'Aosta. Storia di un'immagine, Roma-Bari 1994, ad ind.; Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità a oggi, La Valle d'Aosta, a cura di S.J. Woolf, Torino 1995, ad indicem.