MAISTRE, Joseph de
Pensatore, nato a Chambéry il i° aprile 1753, morto a Torino il 26 febbraio 1821. Educato dai gesuiti e laureato in diritto all'università di Torino, entrò nel 1774 nella magistratura e giunse nel 1788 alla dignità di senatore. A Chambéry si iscrisse prima alla loggia massonica di rito inglese dei Trois Mortiers (1774), poi passò alla loggia scozzese della Sincérité, di cui divenne uno dei capi (1778). Il suo sogno era di giungere, attraverso la massoneria, alla riunione di tutte le chiese e confessioni religiose: affratellati nelle logge uomini di diverse religioni, eliminata ogni tradizione eterodossa, affermato il valore perenne del cristianesimo come dottrina religiosa e del cattolicismo come organizzazione ecclesiastica, il mondo si sarebbe ritrovato cattolico senza accorgersene.
Scoppiata la Rivoluzione francese, J. de M., che pure aveva visto di buon occhio la convocazione degli Stati generali, cominciò ad avversarla e l'influsso di E. Burke lo riaffermò ancora più su questa via. Durante l'invasione francese in Savoia del 1792, prima J. de M. fuggì ad Aosta, poi tornò per non vedersi confiscati i beni, e infine emigrò a Losanna (1793). Dalla Svizzera sferrò una vivace campagna controrivoluzionaria in Savoia e lanciò quelle Considérations sur la France (Neuchâtel 1796), che sono il capolavoro della sua pubblicistica politica.
Sullo sfondo etico-mistico dell'attesa d'un grande rivolgimento religioso, egli inserì la dottrina storicistica del Burke e condusse ancora più a fondo di lui la critica al contrattualismo e al razionalismo geometrico del pensiero rivoluzionario. Da questa critica non dedusse nel campo pratico una mera reazione, ma - tenendo presente la restaurazione inglese - abbozzò il programma d'una restaurazione che tenesse conto dei nuovi interessi creati dalla rivoluzione.
Tornato a Torino nel 1797, in J. de M. la polemica antirivoluzionaria divenne anche antiprotestante e nelle Réflexions sur le protestantisme dans son rapport avec la souveraineté riallacciò al libero esame dei riformatori lo spirito rivoluzionario. Ma di nuovo fu costretto ad abbandonare Torino; andò peregrinando lungo il Po e si fermò a Venezia, dove il 19 settembre 1799 ricevette da Carlo Emanuele IV la nomina di reggente della cancelleria in Sardegna. Sbarcato a Cagliari il 12 gennaio 1800, entrò presto in urto col viceré Carlo Felice, e il re Vittorio Emanuele I lo trasferì al posto di ministro plenipotenziario in Russia (1802). Conversatore inesauribile e brillante, J. de M. si trovò a bell'agio nei salotti di Pietroburgo, educati alla francese, dei Strogonov, dei Čičagov, dei Tolstoj. Sognatore politico, riconobbe i suoi fratelli spirituali nello zar Alessandro e nei suoi fidi A. K. Czartoryski, P. A. Stroganov e N. N. Novosil′cev, che facevano e disfacevano la carta geografico-politica d'Europa. E così J. de M. riuscì non solo a far tener conto della casa di Savoia nei progetti di ricostruzione europea della diplomazia russa, ma ebbe perfino l'offerta di passare al servizio dello zar (1811-12). Intanto il suo pensiero fermentava. La pratica dei gesuiti da un lato e la propaganda anticattolica delle sette massoniche in Russia dall'altro lo resero accorto dei pericoli per il cattolicismo dell'illuminismo mistico ed egli finì col condannarlo (Soirées de Saint-Pétersbourg, pubblicate a Parigi nel 1821). Dalle discussioni sull'autorità papale col gallicano L.-C. Blacas, confidente di Luigi XVIII, e con i Russi, fu spinto a concepire il suo libro Du Pape. Ma la polemica antilluminista e antiortodossa, e la propaganda cattolica da lui svolta nell'alta società russa, finirono col metterlo in contrasto con lo zar, che volle il suo richiamo da Pietroburgo (1817). J. de M. passò i suoi ultimi anni a Torino. Poco da fare gli davano le sue cariche, ed egli cominciò a pubblicare le opere composte in Russia. Così il libro Du Pape vide la luce a Lione nel 1819. Politicamente sentiva che il mondo era su un vulcano e vedeva la rivoluzione continuare il suo cammino nella restaurazione, ma conservava la fede nel sogno di tutta la sua vita: una grande rivoluzione religiosa, che riunisse nella Chiesa cattolica tutte le chiese. E con questa fede si spense (Lettre sur l'état du christianisme en Europe, 1819).
Mistico per temperamento, ma d'un misticismo più dell'immaginazione che del cuore, J. de M. frenava i suoi impulsi naturali con la disciplina del cattolico ortodosso e con i timori delle conseguenze pratiche delle dottrine teoriche dell'uomo d'azione, dell'uomo di mondo. A tale contrasto interno egli non diede mai soluzione logica, ma piena soluzione artistica: le Soirées de Saint-Petersbourg sono la sua autobiografia interiore e nei tre personaggi di esse, il senatore, il conte e il cavaliere, si configurano in personaggi artistici le tre tendenze dello stesso suo spirito. Nel campo cattolico, se J. de M. intravide l'evoluzione del papato verso l'assolutismo e l'importanza che cominciava ad assumere nella Chiesa contemporanea il laicato, lasciò anche i primi germi di alcune eresie: del modernismo con i suoi accenni all'evoluzione dei dogmi e delle credenze religiose; del nazionalismo francese di Ch. Maurras con la sua eccessiva Politisierung della Chiesa nel Du Pape; del sansimonismo, con la sua fiduciosa attesa di una nuova età religiosa. In politica, oltre alla critica del contrattualismo e del razionalismo politico, riuscì a determinare, al di là dei contingenti contrasti del liberalismo e dell'autoritarismo, il concetto di sovranità; sentì profondamente l'aspetto religioso della lotta politica; e fu tra i primi a sostenere l'idea dello sviluppo organico dei popoli, sebbene tale idea fosse in lui spesso resa infeconda dai pregiudizî sociali e dai residui dello storicismo naturalistico. Nella storia vedeva il trionfo dell'irrazionale e ne trovava la logica solo al difuori di essa: nella Provvidenza. Fu tra i primi a riabilitare il Medioevo.
Opere: Œuvres complètes, voll. 14, Lione 1884-87; Lettres et opuscules inédits, con una notizia biografica di R. de Maistre, voll. 2, Parigi 1851; Mémoires politiques et correspondance diplomatique, a cura di A. Blanc, Parigi 1858; Correspondance diplomatique, 1811-17, a cura di A. Blanc, voll. 2, Parigi 1860; De M. et Blacas, Leur correspondance inédite et l'histoire de leur amitié, 1804-1820, a cura di E. Daudet, Parigi 1908; Lettres inédites, a cura di C. Latreille, in Revue Bleue, 19I2; Les carnets di J. de Maistre, Lione 1923; La franc-maçonnerie, a cura di E. Dermenghem, Parigi 1925.
Bibl.: G. M. Raymond, Éloge du Comte J. de M., Torino 1822; Ch.-A. Sainte-Beuve, Portraits littéraires, Parigi 1876, II (ma è del 1843); id., Causeries du lundi, IV, Parigi 1843; XV, ivi 1862; L. Moreau, J. de M., Parigi 1879; A. De Margerie, Le Comte J. de M., Parigi 1882; É. Faguet, Politiques et moralistes du XIXe siècle, Parigi 1891, I; F. Descotes, J. de M. avant la Révolution, voll. 2, Parigi 1893; J. de M. pendant la Révolution, Tours 1895; J. de M. orateur, Chambéry 1896; J. Mandoul, Un homme d'état italien, J. de M. et la politique de la maison de Savoie, Parigi 1900; C. Latreille, J. de M. et la papauté, Parigi 1906; G. Goyau, La pensée religieuse de J. de M., Parigi 1921; E. Demerghem, J. de M. mystique, Parigi 1923; P. R. Rohden, J. de M. als politischer Theoretiker, Monaco 1929; P. Vulliaud, J. de M. franc-maçon, Parigi 1926; R. Johannet, J. de M., Parigi 1932; S. Nasalli Rocca, G. de M., Torino 1933.