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CHAMBERLAIN, Joseph

di Luigi Villari - Enciclopedia Italiana (1931)
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CHAMBERLAIN, Joseph

Luigi Villari

Uomo politico inglese, nato a Londra l'8 luglio 1836, morto nella sua villa di Highbury, presso Birmingham, il 2 luglio 1914. Non appena compiti gli studî (1850-1853) nell'University College di Londra, si diede al commercio. Nel 1874 si ritirò dagli affari con un vistoso patrimonio; e poiché già da tempo si era occupato di amministrazione locale, nel 1869 fu eletto consigliere comunale. Unitario di religione e d'idee radicali, quasi repubblicane, fu fautore di larghe riforme municipali e contrario al predominio della chiesa anglicana nelle scuole. Fu sindaco di Birmingham; nel 1876 fu eletto alla Camera dei Comuni per uno dei collegi della stessa città, e dopo le elezioni del 1880 fece parte del ministero Gladstone come presidente del Board of Trade. Fece approvare varie riforme nella legislazione commerciale, e nel 1884 promosse una nuova estensione del suffragio. Nelle questioni coloniali e di politica estera era essenzialmente radicale, approvando l'accordo coi Boeri dopo Majuba (1881) e mostrandosi contrario all'occupazione dell'Egitto. Quando nel 1885 il Gladstone, avendo bisogno dell'appoggio dei nazionalisti irlandesi, accennò a un progetto di Home Rule per l'Irlanda, il Ch., ritenendo si trattasse solo di autonomia amministrativa, consentì ad entrare nel ministero da lui formato, come presidente del Local Government Board. Quando però (1886) conobbe la vera portata del progetto, che implicava un'autonomia legislativa, si dimise, e con lui si ritirarono il marchese di Hartington e John Bright. Nel maggio di quell'anno il nuovo gruppo, detto dei liberali-unionisti, votò contro il progetto irlandese che fu respinto, e il ministero fu costretto a dimettersi. Venuto al potere il marchese di Salisbury, il Ch. gli diede il suo appoggio, ispirandone varî disegni di legge di riīorma sociale.

Nelle elezioni del 1892 i liberali ottennero una lieve maggioranza, ma il Ch., rieletto a Birmingham, combatté accanitamente il nuovo progetto di Home Rule, e nelle vivacissime discussioni che seguirono fu l'anima dell'opposizione. Il disegno di quell'ordinamento amministrativo per l'Irlanda, approvato con pochi voti alla Camera Comuni, fu respinto a enorme maggioranza dai Lord, che forse rappresentavano allora il sentimento generale del paese. Sconfitti ì liberali alle nuove elezioni, il Salisbury formò il ministero, nel quale il Ch. entrò come ministro delle Colonie, pur continuando a occuparsi sempre di riforme sociali, fra cui la legge sugli infortunî dei lavoro. Abbandonate le sue vecchie idee anticoloniali, cominciò a svolgere la concezione imperialistica alla quale è associato il suo nome. Fu oggetto di vivaci critiche in occasione del raid di Jameson nel Transvaal, ma la commissione d'inchiesta negò qualsiasi responsabilità di lui. Ideò il concetto di legami più intimi fra la Gran Bretagna e le colonie, sotto la forma di una federazione imperiale, e il suo ideale di un'unione sudafricana sotto il dominio britannico portò al conflitto col Transvaal e alla guerra che scoppiò nel 1899. Il Ch. diresse la politica bellica. Condusse la campagna con vigorosa intransigenza, mostrandosi formidabile lottatore e pungente avversario, riuscendo a padroneggiare anche le ostili pretese di alcuni governi esteri, specialmente di quelli russo, francese e tedesco, che sottomano appoggiavano il Transvaal per gelosia contro la Gran Bretagna. La guerra terminò nel 1901 con la completa sottomissione dei Boeri, e nel 1902 il Ch., rimasto nel ministero sotto Balfour, dopo le dimissioni di lord Salisbury, si recò nel Sudafrica, dove la sua personalità simpatica e vigorosa conseguì un successo notevole a favore della conciliazione anglo-boera.

Al suo ritorno fu convinto della necessità di una forma di protezionismo doganale per cementare l'unione fra la madre patria e le colonie. Propose che la tassa di uno scellino per quarter di grano importato, imposta a scopi fiscali dopo la guerra, fosse mantenuta per le importazioni estere, esentandone quelle coloniali; ma la maggioranza del ministero decise di abolirla del tutto. Il Ch. manifestò le sue idee sul protezionismo a scopo imperiale in un discorso ai suoi elettori di Birmingham, il 15 maggio 1903, e il movimento a favore della riforma doganale trovò largo consenso, non solo in gran parte dei conservatori e liberali-unionisti, ma in un gruppo di economisti. Fu costituita la Tariff Reform League e il Ch. si gettò nella lotta con il suo consueto entusiasmo. Certe dichiarazioni ambigue di Balfour, interpretate come favorevoli al protezionismo, portarono alle dimissioni dei ministri liberisti Ritchie e lord George Hamilton (18 settembre 1903), e a quelle del Ch. che le diede per poter agire più liberamente. Aprì la sua campagna protezionista a Glasgow il 6 ottobre, e percorse tutto il paese, facendo innumerevoli discorsi. Incontrò tuttavia forte opposizione nello stesso partito conservatore, senza parlare dei liberali ostili in massa. Il paese era preoccupato soprattutto della possibilità di un aumento del costo della vita, e varî economisti liberisti pubblicarono dati nettamente contraddicenti a quelli dei protezionisti. Il Ch. si trovò quindi in conflitto col suo vecchio amico, il duca di Devonshire (v.), e finì col sostituirlo alla presidenza del gruppo liberale-unionista nel luglio di quell'anno. Le elezioni generali del 1906 segnarono una totale disfatta del partito unionista, dovuta in gran parte, ma non esclusivamente, alla campagna protezionista, per modo che il concetto d'una riforma doganale fu messo da parte per molti anni. Pochi mesi dopo il Ch. fu colpito da un grave attacco di gotta, e pur restando deputato, non prese più parte attiva alla vita politica. Figura geniale, vigorosa ed entusiasta, non aveva continuità di linea politica, e due volte fu causa del fallimento del suo partito politico. Nonostante l'insuccesso della sua campagna protezionista, egli riuscì a dare un nuovo senso dell'idea imperiale al popolo britannico e a render sempre più saldi i legami fra la Gran Bretagna e i suoi dominions d'oltremare, i cui effetti si videro durante la guerra mondiale.

Bibl.: N. M. Murrell Marris, J. Ch. The Man and the Statesman, 1900; S.H. Jeyes, M. Ch., his Life and Political Career, 1904; A. Mackintosh, J. Ch., an Honest Biography, 1906; art. nel Dict. of nat. Biogr.; L. J. Garvin sta preparando una biografia completa e documentata.

Vedi anche
Salisbury, Robert Arthur Talbot Gascoyne-Cecil 3º marchese di Uomo politico (Hatfield, Herford, 1830 - ivi 1903). Dal 1853 deputato conservatore ai Comuni e dal 1868 alla camera dei Lord, fu segretario di stato per l'India (1866-67), dimettendosi in quanto contrario al Reform bill proposto da J. Russell e accettato dal governo Disraeli. Nuovamente segretario di ... protezionismo In economia, aiuto dato dallo Stato ad alcuni rami della produzione per mezzo sia di dazi che ostacolano o impediscono la concorrenza di prodotti stranieri sul mercato nazionale, sia di altri strumenti (divieti, contingentamenti, ostacoli all’esportazione di materie prime che possano essere utilizzate ... Camera dei Lord (ingl. House of Lords) Camera alta del Parlamento britannico. Nata come Camera dei Pari, dove la parola pari («uguale») aveva il significato derivatogli dalla Magna Charta (1215), che riconosceva ai baroni inglesi il diritto a essere giudicati dai propri uguali, fu denominata House of Lords a partire ... liberalismo Movimento di pensiero e di azione politica che riconosce all’individuo un valore autonomo e tende a limitare l’azione statale in base a una costante distinzione di pubblico e di privato. Le origini Le premesse del pensiero liberale si trovano nella storia europea a partire dal Rinascimento e dalla Riforma, ...
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