SVOBODA, Josef
Scenografo ceco, nato a Caslav il 10 maggio 1920. Nel 1943, terminata la scuola superiore di arti applicate, iniziò l'attività di scenografo collaborando, insieme con altri studenti, all'allestimento di Hadrian z rimsu di Klicpera, e proponendo una scenografia simultanea d'interno e d'esterno; nello stesso anno fu tra i fondatori di un teatrino sperimentale, "Novy soubor ve Smetanové museu" (Empedocle di Hölderlin, 1943; Zooperette di Karnet, 1944). Nel 1946, chiamato dall'amico Kaslik, direttore della Velká Opera, assunse la direzione della scenografia per il teatro lirico praghese; fin dalle prime esperienze professionali S. tentò di liberarsi dall'impianto scenico barocco attraverso un costruttivismo a volte massiccio a volte trasparente, che permetteva una drammatizzazione dello spazio non più luogo di esposizione di tavole dipinte, ma elemento attivo dell'allestimento (I racconti di Hofmann, 1946; Tosca e Aida, 1947; Rigoletto, 1949).
Nel 1951 viene nominato scenografo capo e direttore tecnico del Teatro nazionale di Praga: il cambiamento nel repertorio e nelle strutture architettoniche del palcoscenico inducono S. a un cambiamento di stile e quindi al passaggio dal costruttivismo a una concezione cinetica dello spazio scenico - campo definito da elementi essenziali, in legno, tela, plastica trasparente, e animato da effetti diversi. Le sue scenografie più famose ripropongono questo schema: per Le tre sorelle di Čechov (1956), dei paraventi su fondale grigio; per Amleto di Shakespeare (1959), blocchi antracite che si scompongono e si ricompongono; per Romeo e Giulietta di Shakespeare (1963), giochi di luce su fondale uniforme; per La tempesta di Ostrovskij (1966), elementi in legno e proiezioni di alberi, acqua e cielo; per Don Giovanni di Mozart (1969), la ricostruzione sulla scena di un teatro settecentesco; per Ivanov di Čechov (1971), un fondale-palizzata. Non si può parlare di unità di stile nella produzione di S., bensì di una straordinaria varietà di interventi negli allestimenti che denotano la sensibilità dello scenografo al significato storico e drammaturgico delle opere, aperta a tutte le forme di spettacolo e insieme all'uso di tutte le tecniche di comunicazione (dalla foto alla proiezione, dalla musica al quadro) capaci di strutturare lo spazio e di renderlo significante. In Italia ha curato la scenografia del Wozzek di A. Berg, rappresentato alla Scala di Milano nel 1972.