ALENCAR, José Martiniano de
Scrittore e uomo politico brasiliano, nato a Fortaleza nel 1829, morto a Rio de Janeiro nel 1877. Esordì come giornalista, giungendo giovanissimo alla direzione del Diario do Rio de Janeiro. Entrato nella vita politica, fu deputato, ministro non ancora quarantenne, oratore fra i più ascoltati e autorevoli. Ma, sebbene taluni dei suoi scritti su questioni di vita pubblica - come le Cartas de Erasmo - abbiano un valore che va al di là delle contingenze del momento in cui egli li compose, fu soprattutto un poeta. Fu l'interprete romantico dell'anima brasiliana. Più ancora che in Europa, nei paesi dell'America latina, il romanticismo, associandosi al vasto, generale movimento di emancipazione dall'influenza europea, fu un ritorno della poesia alle pure sorgenti nazionali; e il Guarany (1851), primo romanzo dell'Alencar, con le sue colorite evocazioni della primitiva ma fiera e cavalleresca vita degli antichi abitatori delle selve americane, in lotta contro l'egoismo dei conquistatori, segnò per il romanticismo in Brasile una vittoria strepitosa; con le sue calde impetuose melodie, l'opera, che Carlo Gomes ne trasse, fece diventare popolare l'eroe anche su tutte le scene dei teatri europei. E a questo suo pittoresco mondo di antica vita indiana, l'A. si mantenne fedele anche in seguito, nella maggior parte delle molte sue opere. Si compiacque bensì, in una epoca più tarda, di rievocare anche, in racconti e novelle, gentili figure femminili nell'ambiente dell'alta e media società della capitale, o di affrontare, in taluni drammi, il problema della donna nella vita sociale o il problema della riabilitazione della donna perduta, caro in quel tempo anche a Dumas figlio (Mãi, O demonio familiar, As azas de un anjo); ma furono divagazioni soltanto momentanee: in O sertanejo e in O gaucho tratteggiò invece costumi e passioni di gente primitiva su sfondo di vita locale del Cearà e del Rio Grande del Sud; in O garatuja (Scarabocchiatore) e in O ermitão da gloria ricamò arabeschi di fantasia su sfondi storici del periodo delle guerre coloniali; in O tronco de Ipé, in tajbiruara, e nei versi di Os filhos de Tupan, riprese e intrecciò motivi di antiche leggende indiane. E il suo capolavoro fu la ricca armoniosa prosa lirica, in cui : accontò la dolce storia di Iracema, la soave fanciulla indiana, che, innamoratasi del suo bianco hidalgo, lo segue, devota e fedele, felice di soffrire e di morire per lui. La fastosità dello stile, ricco di immagini e di musiche, saturo di colore, fa pensare allo Chateaubriand di Atala. Voluttuosamente la natura tropicale riflette infatti nella poesia, intorno alle vicende degli uomini, tutto il suo caldo ricco incantesimo.
Bibl.: Coelho Netto, Discurso en resposta a Mario de Alencar, in Revista da Academia brazileira de Letras, 1911; B. Costa, Le roman au Brasil, Parigi 1918; S. Romero, Livro do centenario, Rio de Janeiro 1900; id., Historia da litteratura brazileira, Rio de Janeiro 1888; J. Verissimo, Estudos de litteratura brazileira, Rio de Janeiro 1901-07.