SUCRE, José Antonio
Generale e statista venezolano, nato a Cumaná il 23 febbraio 1795. Personalità complessa, S. emerge assai al disopra degli altri eroi della rivoluzione latino-americana, avvicinandosi molto a Bolívar e a San Martín. Militare d'intuito e di vocazione, ebbe mente organizzatrice metodica e lungimirante.
Sottotenente del genio a 15 anni, iniziò la sua carriera all'epoca in cui il comandante in capo era Miranda, e Bolívar, in sottordine, toccava la prima sconfitta, che costò la momentanea perdita della libertà venezolana. Ma alla sfortuna del 1811 seguì, nel 1813, la seconda insurrezione nei cui preparativi Sucre, dal suo ritiro di Cumaná, aveva avuto tanta parte. Ed ecco la vittoria, con l'entrata trionfale di Bolívar a Caracas: Sucre, tenente colonnello, era nell'esercito dell'Est, comandato da Mariño. Sennonché, con la primavera del 1814, la disfatta di nuovo scacciò i patrioti dal Venezuela, e S. - respinto, naufrago, dal mare mentre fuggiva verso le Antille - prese, col grado di colonnello, il comando del battaglione colombiano, che presto però volle lasciare per dissensi politici, passando agli ordini di Bermúdez. Generale nel 1818, fu inviato da Bolívar nelle Antille a raccogliere fondi e armi per l'esercito, ed ottenne un risultato completo. Al ritorno, posto a capo dello Stato maggiore di Mariño e poi di quello di Bolívar, con questa carica ebbe a presiedere la delegazione che negoziò con Morillo il trattato che pose fine alla guerra. Da allora cominciò l'azione personale di S., che nel 1821 ebbe il primo comando diretto, quello dell'esercito colombiano, e liberò Guayaquil con la battaglia di Yaguachí. Allo spirare dell'armistizio che aveva imposto al nemico, riprese le ostilità nel sud della Colombia e chiuse la campagna con la battaglia di Pichincha. Passato nel Perù, dove, per il ritiro di San Martín, Bolívar aveva assunto il comando supremo, dopo lo scontro di Junín - vittorioso per le armi americane - il 9 dicembre 1824 diede battaglia ad Ayacucho, riportando un decisivo trionfo. Proseguì poi la guerra distruggendo le ultime resistenze spagnole nel sud del Perù, le cui provincie meridionali si costituirono in repubblica a sé, col nome di Bolivia. S. fu innalzato, come sostituto di Bolívar, al governo provvisorio del nuovo stato, la cui costituente lo elesse poi presidente il 19 aprile 1826. Egli accettò solo per un periodo rinnovabile di due anni, ma dopo poco più di un anno abbandonò il potere non appena cominciarono le ribellioni militari che compromettevano le misure da lui predisposte per prevenire l'invasione della Colombia da parte del Perù. E quando questa avvenne nel 1829, riunì un esercito con cui batté i Peruviani. Disciolta la Gran Colombia che comprendeva anche il Venezuela, la Bolivia e l'Ecuador, prese parte alle trattative condotte in Colombia per ristabilire, in forma federale, l'unione delle quattro repubbliche. Fallito il proposito, volle ritornare a Quito; ma durante il viaggio fu ucciso in un agguato all'alba del 4 giugno 1830.