BORGES, Jorge Luís (App. II,1, p. 437)
Scrittore argentino. Nominato conservatore della Biblioteca centrale di Buenos Aires, negli anni dal 1950 in poi, B. poté sentir crescere nel mondo la sua celebrità, attraverso studi e traduzioni, mentre rimaneva praticamente immobilizzato da una grave affezione agli occhi, che lo rese quasi cieco. Intanto la sua opera si arricchiva di testi preziosi, come le opere poetiche El hacedor (trad. it. Milano 1963) ed Elogio de la sombra (1969), dove - ormai lontano dalla tematica dell'ultraismo e da ogni linguaggio sperimentale - si concentra con estrema limpidezza sui suoi temi di angoscia metafisica, di ironia paradossale e pessimistica, non senza struggenti momenti lirici di memoria personale. Ma certo la ripercussione internazionale toccò in modo particolare i testi narrativi, come il mirabile El Aleph (1949, trad. it. Milano 1963), ricostituzione della "biblioteca di Babele" attraverso una serie di teorie apocrife e d'invenzioni drammatiche riguardanti il tempo e la relatività, ovvero El informe de Brodie (1970) che si può mettere accanto ai romanzi di Beckett per l'enigmatica asciuttezza del dettato. Alla stessa linea appartiene un libro misto di narrativa e saggistica come Otras inquisiciones (1952, trad. it. Milano 1963) in cui la meditazione filosofica ed estetica assume, a forza di esemplificazioni, il passo della fantasia e un'aerea libertà di linguaggio. Ma l'instancabile B. ha anche prodotto, nella sua strenua vecchiaia, antologie, traduzioni, studi filologici e opere in collaborazione con altri, fra i quali A. Bioy Casares. Intanto una parte della critica argentina passava dall'iniziale entusiasmo a una posizione più riservata e talora negativa, giudicando lo scrittore "poco nazionale". A ciò contribuirono certi atteggiamenti politici conservatori di B. che, del resto, già negli anni Venti aveva polemizzato aspramente contro le tendenze populiste del gruppo "di Boedo" (dal nome di un quartiere popolare di Buenos Aires).
Considerata nel suo insieme, l'opera di B. rimane fra le più alte e originali del nostro secolo, e non solo nell'area neolatina. Accanto a Kafka e ad altri maestri del surreale e dell'incubo, B. ha saputo estrarre dai terrori segreti dell'uomo moderno, e dal sempre più ossessivo regno della violenza, una nota di poesia universale, sia che parta liricamente dal paesaggio della sua città, da piccoli fatti di cronaca sapientemente trasfigurati, sia che si levi verso uno spazio assoluto di astrazione e di magia, alimentato dalla ricchissima e un poco stravagante erudizione, che gli permette anche atteggiamenti mistificatorî, il cui ultimo scopo è però la scoperta della duplicità di ogni "uso della parola", della sostanziale ambiguità di ogni struttura culturale. Dietro a questo labirinto di figure e di voci sta, tuttavia, un'occulta e gelosa religiosità, un sospetto dell'unità del tutto che a suo modo invoca ed esige il premio di una trascendenza.
Bibl.: J. P. de Barros, O romance metafisico, Rio de Janeiro 1958; M. Planchet, J. L. Borges, Parigi 1962; J. Franco, Introduzione alla letteratura ispano-americana, Milano 1965; E. Carriegas, El universo y los universos de J. L. Borges, Buenos Aires 1974.