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MONTEMAYOR, Jorge de

di Salvatore Battaglia - Enciclopedia Italiana (1934)
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MONTEMAYOR, Jorge de

Salvatore Battaglia

Poeta di lingua spagnola, nato in Portogallo verso il 1520 a Montemôr-o-velho (Coimbra), da cui assunse il nome che travestì nella forma castigliana; morto in Piemonte nel febbraio del 1561. Cresciuto lungo le natie rive del Mondego, non troppo sollecito di studî in una vita di idillici ozî a cui più volte è ricorsa la sua ispirazione bucolica, il M. seppe soltanto applicarsi alla musica e al canto. Fu cantore nella cappella dell'infante Maria (figlia di Giovanni III), che seguì in Castiglia, quando andò sposa a Filippo II (1543). Alla sua morte (1545), il M. dovette rimanere ancora in Spagna, alle dipendenze della corte; e nel 1551 accompagnò Giovanna di Castiglia, sposa del principe di Portogallo, ritornando in Spagna quando la sua protettrice rimase vedova (1554). Fu gregario nell'esercito di Filippo II, e come soldato passò i Pirenei; ma il soggiorno in Piemonte gli fu fatale, se è vero che sia morto di ferite in seguito a un'avventura amorosa.

Forse la versione della sua morte non è veritiera, ideata dai contemporanei come romantica conclusione d'una vita letteraria tutta spesa a narrare e poetare di fragili amori e di mondane eleganze. E, infatti, alle idealità cortesi - troppo letterarie per essere serie e troppo convenzionali per suscitare materia di poesia - il M. adeguò il suo temperamento più galante che sentimentale, più pittorico che lirico. Di non ricca varietà spirituale, è caratteristica del M. una chiara e lineare ispirazione, conscia dei proprî limiti, ma entro questi sicura e fluente. Incerto e frammentario nelle liriche, ha innato il gusto per i temi lievi, occasionali e comuni, intercalando all'elemento cortese e madrigalesco motivi religiosi, encomiastici, e perfino qualche auto drammatico. Amico di Feliciano da Silva, di Gutierre de Cetina, lettore del portoghese Bernardim Ribeiro, si muove soprattutto entro l'imitazione del Sannazzaro e di Garcilaso de la Vega, assai esperto dei metri italiani; ma sa anche risentire con grazia la poesia tradizionale, secondo la traccia del Castillejo e di Jorge Manrique, di cui chiosò più d'una volta le coplas (Obras, Anversa 1554; Segundo Cancionero, voll. 2, 1558; e tradusse da Auzias March i Cantos de amor, di cui si conosce soltanto la 2ª ed., Saragozza 1562). Ma sull'esempio dell'Arcadia del Sannazzaro, attraverso cui risaliva a Ovidio e alla tradizione idillica e bucolica (per quanto gli restassero più vivi e presenti i modelli italiani, data la sua scarsa conoscenza delle lingue classiche), il M. diede organicità a questo suo lirismo elegante, cortigiano e ozioso, nel romanzo bucolico: Los siete libros de la Diana (Valenza s. a., ma intorno al 1559). Vi sono narrati in prosa, con inserzioni liriche, i blandi amori e gli errori sentimentali di ninfe e pastori, attorno alla novella, anch'essa bucolica, di Félix y Felismena (desunta dalla novella del Bandello: parte 2ª, nov. 36). In un falso idealizzamento del sentimento pastorale, entro gli schemi d'un petrarchismo mondano, d'un letterario amore platonico e d'un dilettantismo estetico, il M. riflette la tenue psicologia, il linguaggio galante, la mollezza del costume cortese, con una astratta realtà sentimentale, di pura finzione, vagheggiata negli ozî contemplativi e nelle conversazioni da salotto. Ma, privo com'è di cultura, il M. scrive senza affettazione, con trasparente semplicità e con ritmo piano, fluido, morbido, signorilmente trasandato e superficiale, ma non mai sciatto: iniziava così la moda della novella pastorale, ma creava anche un tipo di prosa, che sarà elogiata dallo stesso Cervantes. Anche nella poesia che v'intercala, egli è facile e chiaro, soprattutto nel verso breve e musicale, pieno di amabile agilità, specie quando rifà villancicos e cantares di sapore antico.

La fortuna della Diana fu grande: arida e pedante è la Segunda parte de la Diana di Alonso Pérez (Salamanca 1564), amico e ammiratore del M.; assai fine, invece, la continuazione di G. Gil Polo (La Diana enamorada, Valenza 1564); di scarso valore le Terceras partes che si susseguirono numerose; mentre fu subito tradotta, in latino (da G. Barth, 1625) e nelle lingue dell'Europa occidentale: specie in Francia (la 1ª trad. di N. Collin, Reims 1579), nella cui letteratura esercitò notevole influenza, palese nell'Astrée di H. d'Urfé.

Ediz.: Diana, ed. M. Menéndez y Pelayo, nella Nueva bibl. aut. esp., VII; gli Autos, in Public. of the Modern Language Assoc. of America, XLIII (1928), pp. 953-989; El Cancionero, ed. A. González Palencia, Madrid 1932 (Sociedad de bibl. esp., IX), con introd.

Bibl.: D. García Peres, Catálogo razonado biogr. y. bibl. de los aut. port. que escribieron en castellano, Madrid 1890; M. Menéndez y Pelayo, Orígenes de la novela, I, Madrid 1905, pp. cdxlviii-cdlxxviii; H. A. Rennart, The Spanish pastoral romances, 2ª ed., Filadelfia 1912, pp. 19-58.

Vedi anche
Miguel de Cervantes Saavedra Cervantes Saavedra ‹... saabħédħra›, Miguel de. - Scrittore (Alcalá de Henares 1547 - Madrid 1616). Fu in Italia al servizio del cardinale Giulio Acquaviva (1570), combatté e fu ferito a Lepanto (1571); nel 1575, fatto prigioniero dai Turchi, fu inviato in Algeri dove trascorse cinque anni. Finalmente ... Sidney Sir Philip. - Poeta, uomo politico e militare inglese (Penshurst, Kent, 1554 - Arnhem, Olanda, 1586). Prima per istruzione, poi con incarichi diplomatici, fece molti viaggi in Europa. Soggiornò in Italia (1573-74); a Londra s'incontrò (1584) con G. Bruno che gli dedicò Lo spaccio della bestia trionfante ... Spagna Stato dell’Europa occidentale, confinante a NE con la Francia e Andorra e a O con il Portogallo. La Spagna, bagnata a NO e a SO dall’Atlantico, a S e a E dal Mediterraneo, comprende la maggior parte (85%) della Penisola Iberica, gli arcipelaghi delle Baleari nel Mediterraneo e delle Canarie nell’Atlantico ... William Shakespeare Shakespeare ‹šèikspië›, William. - Drammaturgo e poeta inglese (Stratford-upon-Avon 1564 - ivi 1616). Terzo degli otto figli dell'agiato commerciante di pellami John (che ricoprì cariche pubbliche a Stratford durante il regno di Maria la Cattolica) e di Mary Arden, discendente da un'antica famiglia del ...
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    Poeta portoghese (n. Montemôr-o-Velho, Coimbra, 1520 circa - m. in Piemonte 1561). Seguace di Garcilaso, riuscì più felicemente quando nel suo Cancionero (1554) si attenne alla maniera tradizionale di C. de Castillejo e di J. Manrique. La sua principale opera è la Diana (1559), romanzo pastorale a imitazione ...
Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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