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WICKRAM, Jörg

di Giuseppe Zamboni - Enciclopedia Italiana (1937)
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WICKRAM, Jörg

Giuseppe Zamboni

Poeta tedesco. Nato a Colmar al principio del sec. XVI, morto a Burckheim presso Altbreisach prima del 1562. Poche notizie si posseggono della sua vita. Di natali illegittimi, lentamente pervenne a farsi una posizione nella sua città, mercé la sua feconda e versatile attività letteraria, che verso la metà del sec. XVI fece di lui uno degli scrittori più influenti della Germania. Fondò a Colmar la scuola di maestri cantori (1546-49) e curò la rappresentazione dei proprî drammi biblici, di struttura medievale, che risentono, come in parte anche i suoi Fastnachtspiele, l'efficacia del dramma svizzero. Portavoce degl'ideali borghesi del suo tempo, egli elaborò in conformità di essi e con intenti morali predominanti su ispirazioni rinascimentali la materia di racconti cavallereschi.

Più che nella storia d'amore cavalleresco-sentimentale Galmy (1539) gl'intenti educativi e l'esaltazione della nobiltà d'animo indipendentemente dalla nobiltà di lignaggio, si palesano nei romanzi Gabriotto (1551); Der jungen Knaben Spiegel (1554); Goldfaden (1557); Von guten und bösen Nachbaurn (1557), il quale ultimo costituisce il più notevole tentativo di esporre in forma narrativa la sua concezione borghese-luterana della vita. La morale sentita, ma per lo più angusta, aduggia tutta l'opera del W., domina in alcuni scritti di mera edificazione, mentre non soffoca la vena narrativa nella raccolta di facezie Das Rollwagenbüchlein (1555), composta in uno stile sobrio, conciso, con lo scopo di offrire una dilettevole lettura di viaggio.

Ediz.: Opere, a cura di J. Bolte e W. Scheel, Tubinga 1901-6, voll. 8; Goldfaden rifacimento di Cl. Brentano, Heidelberg 1809; Der Jungen Knaben Spiegel, a cura di G. Fauth, Strasburgo-Berlino, ecc., 1917; id., scelta in Deutsche Literatur, Serie Volks- und Schwankbücher, voll. 7, Lipsia 1933, che contiene intero il romanzo Von guten und bösen Nachbaurn, a cura di F. Podleiszek; Rollwagenbüchlein, a cura di H. Kurz, Lipsia 1865.

Bibl.: W. Scherer, Die Anfänge des deutschen Prosaromans und J. W., Berlino 1877; H. Tiedge, J. W. und die Volksbücher, Gottinga 1904; G. Fauth, J. W.'s Romane, Strasburgo 1916; C. Lugovski, Die Form der Individualität im Roman, ecc., Berlino 1932; E. Schmidt, J. W., in Allg. deutsche Biogr., XLII (1897), pp. 328-36.

Vedi anche
Gottinga (ted. Göttingen) Città della Germania (121.513 ab. nel 2007) nella Bassa Sassonia, capitale dell’omonimo distretto. È famosa per la sua università. ● Ricordata nel 953 con il nome Villa Gutingi, ottenne nel 1210 diritti di città dall’imperatore Ottone IV. Dal 1345 al 1437 fu capitale del principato ... moralità moralità Forma drammatica, diffusasi in Francia nel 15° sec., intessuta di figure allegoriche, a scopo di edificazione; drammi analoghi furono composti in inglese e in latino. Assunse anche carattere di satira, e il nome si estese a opere drammatiche che si staccavano dal teatro sacro per confondersi ... romanzo In linguistica e in filologia, lo stesso che neolatino (➔ neolatine, lingue); filologia romanzo, quella che ha per oggetto di studio, soprattutto comparativo, i testi letterari, antichi ma anche moderni, redatti nelle lingue romanze, e la cultura che essi esprimono. morte Cessazione delle funzioni vitali nell’uomo, negli animali e in ogni altro organismo vivente o elemento costitutivo di esso. antropologia 1. Il concetto di morte La morte, come ogni altro evento del ciclo della vita, impone a tutte le società complesse modalità organizzative, divenendo un fatto sociale ...
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