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VENEZIANI, Jolanda

di Manuela Soldi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)
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VENEZIANI, Jolanda

Manuela Soldi

VENEZIANI, Jolanda (Jole). – Nacque l’11 luglio 1901 a Taranto. Ultimogenita di Luigi, avvocato triestino, e di Santa Maria Rita Lella, nativa di Pulsano (Taranto), ebbe nove fratelli e sorelle tra i quali Carlo, giornalista e commediografo a cui fu particolarmente legata.

La famiglia Veneziani visse prima a Leporano (Taranto), poi a Taranto, dove il padre fondò un giornale, un convitto e il politeama Alhambra. Quando Jole era ancora bambina, i Veneziani si trasferirono a Milano. Crebbe in un ambiente culturalmente vivace e impose alla famiglia la propria volontà riguardo agli studi, diplomandosi in ragioneria.

Entrò in contatto con il mondo della moda quando, giovanissima, fu assunta come capocontabile nella sede italiana della ditta di pellicceria Goetz Frères, dedicandosi in particolare alla compravendita di pellami.

Subì però, come il padre e il fratello Carlo, il fascino del teatro e, contro il volere della famiglia, in gioventù si dedicò alla recitazione e al canto con lo pseudonimo di Yvonne Randall. Successivamente, affermò di essersi resa conto di non avere il talento di una prima donna. Per commemorare il fratello morto nel 1950, istituì un premio letterario per giovani commediografi. Fu molto legata al teatro La Scala, per le cui prime realizzò centinaia di sontuose toilettes. Nel 1958 provvide all’infiorata per la prima del 7 dicembre, realizzata in precedenza da creatori francesi come Pierre Balmain, presentando per l’occasione un profumo e premiando la migliore toilette della serata.

Dopo l’esperienza teatrale Veneziani decise, alle soglie del secondo conflitto mondiale, di cimentarsi con la pellicceria. Iniziò così a confezionare pellicce con pochi lavoranti, utilizzando i pellami poveri disponibili sul mercato in tempo di guerra, e nel luglio del 1944 aprì un primo atelier a Milano, in largo Nirone 5. L’abilità e l’estro che dimostrò nella lavorazione delle pelli le valsero ben presto il soprannome di Zampa di velluto.

Nell’agosto del 1945 la sua attività comprendeva già una sartoria: era stata indotta a questo ampliamento dai continui contatti con le case di moda milanesi, dall’incoraggiamento delle clienti, alle quali consigliava gli abiti da abbinare alle sue lussuose pellicce, e da quello della famosa modellista milanese Rina Pedrini.

Nel 1948 Veneziani spostò il suo atelier in via Monte Napoleone, affiancandovi in seguito una boutique. Nei momenti di maggiore successo diresse tra le centocinquanta e le duecento lavoranti, aiutata dal marito, il colonnello Renzo Aragone, ex ufficiale di cavalleria, che si occupava dell’organizzazione e della gestione commerciale. Un matrimonio lungo trentasei anni, cui pose fine la morte di Aragone, avvenuta presso la casa di Portofino, nell’agosto del 1972.

Jole Veneziani diventò ben presto un personaggio conosciuto, non solo per la perfezione e la fantasia delle sue creazioni, ma anche per il suo temperamento brillante e l’immagine studiata, che trasformò la miopia da cruccio in punto di forza grazie ai vistosi occhiali dei quali fece il suo biglietto da visita. La stampa e la televisione ne cercavano la collaborazione. Con il fratello Carlo, Fulvia Colombo e Laura Adani inaugurò le trasmissioni milanesi della RAI e, in virtù di esperienze giornalistiche giovanili, scrisse articoli e animò negli anni Sessanta rubriche per i periodici Rotosei – dove ‘con mano leggera’ scriveva di moda contemporanea e intervistava protagonisti come Alberto Lattuada, Giovan Battista Giorgini, Brunetta –, Oggi, Marie Claire, Novella.

Nel febbraio del 1951 fece parte del gruppo di creatori di moda italiani (con Carosa, Alberto Fabiani, Germana Marucelli, Noberasko, Sorelle Fontana, Emilio Shuberth, Vanna) che il conte Giovan Battista Giorgini invitò a sfilare nella sua abitazione fiorentina, villa Torrigiani, davanti a un gruppo di buyers americani. Presente alle successive sfilate nella sala bianca di palazzo Pitti fino alla seconda metà degli anni Sessanta, Veneziani fu in prima linea nella promozione della moda italiana all’estero e riscosse largo successo in particolare negli Stati Uniti, dove compì diverse spedizioni.

Oltreoceano erano apprezzate soprattutto la maglieria e le fogge ‘sportive’ proposte dai sarti italiani, e Veneziani in particolare fu tra le prime ad allestire una linea di questo tipo, la Veneziani Sport, poiché era profondamente convinta che l’alta moda dovesse adeguarsi alla vita reale. Questa linea, più semplice e adatta alla produzione in serie, sfilò a Firenze già dal secondo evento organizzato da Giorgini e diventò campione di incassi negli Stati Uniti, dove un impermeabile bianco di Veneziani si trasformò in un capo iconico (Robiola, 1951; Erti, 1951). Un successo destinato a replicarsi l’anno successivo, quando alla creatrice fu dedicata la copertina di Time dell’8 febbraio 1952, grazie ai numerosi modelli sportivi presentati a Firenze.

Nel 1955 al primo salone SAMIA di Torino presentò anche la Veneziani Sport. A questa succedettero la Arven e, in seguito, nel 1960, la Veneziani Universal, una linea di confezioni per la quale la creatrice fece stampare tessuti appositi e che fu prodotta anche negli Stati Uniti. Nel frattempo aveva già avuto successo una linea analoga in Germania. Nel 1962, con Germana Marucelli, Emilio Schuberth e Sorelle Fontana, Veneziani fornì anche i cartamodelli per la linea Italian Style prodotta dalla Marzotto. Dal 1969 collaborò con Eurofur per la realizzazione di pellicce in serie e con la Raimbow, per gli ombrelli. Per sperimentare nuove soluzioni di maglieria – spesso avvalendosi di innovative fibre acriliche – aprì inoltre un laboratorio a Corsico (Milano).

Si avvicinò anche ad altri settori dell’industria: nell’estate del 1957 infatti l’Alfa Romeo presentò alcuni modelli di Giulietta con colori di rivestimenti interni ed esterni ispirati da Veneziani, che aveva proposto all’azienda di introdurre il colore – già presente sul mercato americano – in quello italiano.

Molti furono gli eventi internazionali a cui presenziò: dalla crociera della moda che toccò svariate tappe nel Mediterraneo per approdare in Portogallo, a presentazioni nelle capitali europee, ai Festival della moda organizzati negli Stati Uniti (e in seguito anche in Australia) nella seconda metà degli anni Cinquanta, sfilate collettive in varie importanti città americane e passaggi televisivi sulla NBC, fino a incursioni oltre la cortina di ferro, a Belgrado; per anni fu protagonista all’EMBA Show, il salone della pellicceria di Francoforte. Nel 1961 fu a Montecarlo per la prima manifestazione che radunò creatori francesi e italiani dell’alta moda.

Sollecita ad aderire a queste campagne, Veneziani profuse sempre un grande impegno nelle iniziative associative volte a rafforzare il comparto della moda a livello nazionale, creando contatti tra creatori di alta moda, ma anche tra questi ultimi, la confezione e l’industria tessile. Fu membro del Centro italiano della moda di Milano (sorto nel 1950 e presieduto inizialmente da Aldo Fercioni, poi da Dino Alfieri), che raggruppava diverse case di moda di Roma, Firenze e Milano. Tra il 1952 e il 1953 si associò al Comif (con Antonelli, Sorelle Fontana, Germana Marucelli, Vita Noberasco, Emilio Schuberth), per istituire una rete con l’industria tessile. Nel giugno del 1958 fu tra i primi aderenti alla Camera sindacale della moda italiana e, nel settembre del 1962, della Camera nazionale della moda italiana, dopo la presentazione di una collezione autunno-inverno intitolata Volo di rondini, polemica contro lo spostamento a Parigi di Capucci, Simonetta e Fabiani. Nel 1971 fu scelta dall’Ente italiano moda tra i cinque membri della commissione per il coordinamento con l’industria (con Irene Galitzine, Fausto Sarli, Silvana Cerza, Loris Abate). Attenta al rapporto con i tessutai, sperimentò in particolare con fibre sintetiche come il terital e l’euroacril. Partecipò alle manifestazioni organizzate dalle aziende tessili, in particolare a quelle tenute dal 1950 dal Centro italiano delle arti e del costume di Venezia. Nel tempo Veneziani lamentò, come molti altri, la mancanza di attenzione degli industriali del tessile e abbigliamento al coordinamento con l’alta moda. I due settori, secondo la sua opinione, erano legati da una relazione di interdipendenza. L’alta moda elaborava nuovi immaginari, dei quali la confezione era la prima fruitrice. A sua volta quest’ultima stimolava i creatori a guardare alla contemporaneità e forniva loro i guadagni necessari a nuove sperimentazioni.

L’attenzione di Veneziani era tesa verso ‘una moda che si vive’, adatta al nuovo ruolo della donna nella società del dopoguerra. Nel 1960 propose, ad esempio, il ‘gabbano’, capo-spalla dedicato alle donne automobiliste. Applicava un gusto geometrico e rigoroso per il giorno e una fantasia sontuosa e sfrenata per la sera e la pellicceria, celebrata in particolare da una collezione dell’autunno-inverno 1963-64, che fece scalpore per il lusso e la quantità delle pelli utilizzate, in tempi di crisi dell’alta moda.

Nella seconda metà degli anni Sessanta avvertì la subitanea trasformazione del contesto che l’aveva portata al successo. Dalla primavera-estate 1966 iniziò a sfilare a Roma, e le sue pubbliche relazioni furono affidate alla marchesa Franca Antinori. In precedenza aveva collaborato con il giovane Beppe Modenese. Nel 1967 presentò a Roma la collezione Contro linea, polemica contro la moda giovane – o come si diceva allora yè-yè – ormai dilagante, ma a suo avviso senza futuro, proponendo modelli fortemente classici e romantici. Condannò però il ‘nudismo sociale’ e le sue dichiarazioni assunsero toni pessimistici, rilevando la sciatteria giovanile, la mancanza di gusto e la tendenza al travestimento che a suo parere imperversavano nella moda. Per la primavera-estate 1968 sfilò nel suo atelier a Milano, tornando a Roma solo per le presentazioni invernali. Eppure, rimase protagonista e continuò a sperimentare, lanciando, ad esempio, nel 1967 la prima collezione di pellicce per uomo e, nel 1974, le prime pellicce a tre colori.

Nel 1969, dopo che la contestazione aveva bersagliato le sue creazioni alla prima della Scala di Milano, chiuse la sartoria limitandosi alla pellicceria. Non mise più piede alla Scala. Alla giornalista Adriana Mulassano, nel 1980, raccontò: «Se nel ’69 ho smesso di fare i vestiti d’alta moda, è perché ho capito che era un mondo che finiva. [...] Con le pellicce sono nata, con le pellicce dovevo continuare a dare il meglio di me».

Tra i premi ricevuti il Giglio d’oro (1953) e il Premio della critica di moda della stampa milanese (1960, 1964). Nel 1970 fu nominata cavaliere al merito della Repubblica italiana, nel 1974 ufficiale al merito. Nel 1980 fu riconosciuta tra le ‘Persone che hanno fatto grande Milano’.

Nel 1976 cedette il negozio di via Monte Napoleone 6 a Natale Ferrario (Enne Effe spa), nel 1984 cessò completamente anche l’attività di pellicceria, acquisita dall’amico e amministratore delegato Federico Bano, che in seguito sarebbe divenuto il depositario della sua memoria, custodendo l’archivio dell’atelier e valorizzandolo attraverso la mostra allestita presso Villa Necchi Campigli a Milano nel 2013. Morì il 10 gennaio 1989 a Milano.

Fonti e Bibl.: Padova, Archivio Jole Veneziani - Fondazione Bano; Roma, Archivio storico della Presidenza della Repubblica; Arese, Centro documentazione Alfa Romeo; Milano, Archivio storico della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi.

Simonetta, Corriere della moda. Una collezione, in Corriere del popolo, 8 maggio 1948; Il “premio Veneziani”, in Corriere della sera, 26 marzo 1950; Erti, Questa la moda italiana che entusiasma l’America, in Grazia, 6 settembre 1951; E. Robiola, La linea e i suoi dettagli, in Bellezza, settembre 1951, n. 9; Firenze-New York- Sidney, in Linea. Rivista dell’alta moda, primavera 1955; E. Robiola, Operazione New York, in Bellezza, aprile 1956, n. 4; Festoni di garofani e bouquets del Settecento, in La Notte, 7-8 dicembre 1957; A.M., Bellezze ed eleganze a parte..., in La Scala, gennaio 1958, n. 95; È nato il sindacato della moda italiana, in Linea. Rivista dell’alta moda, estate 1958; E. Ferro, Alta moda anche per gli uomini nella terza giornata fiorentina, in L’Avvenire d’Italia, 26 luglio 1958, p. 5; Il salotto della moda, in Rotosei, 8 gennaio 1960; G.M. Rodinò, Un avvenimento per la moda italiana, in L’abbigliamento italiano, gennaio 1961, n. 1; Al Teatro del Naviglio Grande incontro fra l’Alta Moda Italiana e l’Industria della Confezione, in Mimosa, agosto 1962; Alta moda e confezione. Inchiesta a cura di Mietta Benassi, in Boutique, 1963, n. 1, p. 11; Costituita la Camera Nazionale della Moda Italiana, in Linea. Rivista dell’alta moda, primavera 1963; J. Veneziani, La moda senza segreti, in Linea. Rivista dell’alta moda, autunno 1963; Notiziario economico commerciale Stati Uniti e Canada, II (15 agosto 1967), n. 16; G. Borgese, Il visone in serie: una rivoluzione nella moda, in Corriere della sera, 21 marzo 1969; Brunetta, Vestite di parati (ma con gioielli), in Corriere d’informazione, 1-2 aprile 1969; L.B. Piccoli, Il coordinamento 3. La parola all’alta moda, in L’Abbigliamento italiano, giugno 1969, n. 6; La Rainbow al Samia, in L’Ombrello, 1969, n. 9; E. Massai, Finalmente d’accordo Alta moda e confezione, in Corriere della sera, 14 aprile 1971; Coordinamento tra l’alta moda, l’industria della confezione e l’industria tessile, in Informazioni EIM, marzo-aprile 1971, n. 19; M.V. Alfonsi, I grandi personaggi della moda, Bologna 1974, pp. 63-65; A. Bottero, Nostra signora la moda, Milano 1979; E. Ferri, Le persone che hanno fatto grande Milano: Jole Veneziani, s.l. [1980]; A. Mulassano, Omaggio a Jole Veneziani, l’artista che da trent’anni fa l’avanguardia, in Corriere della sera, 23 aprile 1980; La moda italiana. Le origini dell’Alta moda e la maglieria, Milano 1985; L. Dimitrio, La produzione di Jole Veneziani negli anni Cinquanta, in Annali dell’Università di Ferrara. Sezione Storia, III (2006), pp. 183-226; I. Paris, Oggetti cuciti. L’abbigliamento pronto in Italia dal primo dopoguerra agli anni Settanta, Milano 2006; E. Morini, Storia della moda. XVIII-XI secolo, Milano 2010; S. Gnoli, Moda. Dalla nascita della haute couture a oggi, Roma 2012, pp. 153-162; Jole Veneziani: alta moda e società a Milano (catal., Milano), Venezia 2013; Bellissima. L’Italia dell’alta moda, 1945-1968 (catal., Roma), a cura di M.L. Frisa - A. Mattirolo - S. Tonchi, Milano 2014.

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