Williams, John
Compositore statunitense, nato a New York l'8 febbraio 1932. È il musicista cinematografico più famoso del suo Paese; ha scritto partiture di un'ampiezza epica, in cui si rinnova il sinfonismo di ispirazione europea della 'vecchia Hollywood', ma si è dimostrato anche capace di sperimentazioni audaci e di interventi sommessi, addirittura intimistici. Pur affondando le radici nel tardo romanticismo, il suo stile risulta contemperato da sollecitazioni moderniste, tanto che lo stesso W. lo ha definito 'atonalismo romantico'. Rilevante è risultato il suo contributo ai film di Steven Spielberg, nei quali si è spesso servito di imponenti masse orchestrali: enfatica, ma sempre pronta all'autoironia e alla sperimentazione sonora, la sua musica si combina al meglio con quel cinema spettacolare che fa largo uso degli effetti sonori e delle tecnologie avanzate ma non teme di dichiarare apertamente la sua natura di 'rappresentazione'. Nella sua carriera ha ottenuto cinque Oscar e trentasette nominations.
Figlio di un percussionista jazz, a sedici anni si trasferì a Los Angeles, dove studiò musica all'università della California e privatamente; frequentò poi la Juillard School di New York. Pianista (soprattutto di jazz), ha anche compiuto arrangiamenti e composto brani di vario genere per il teatro di varietà e la televisione.
Nel cinema iniziò nel 1956 come pianista, e dal 1959 svolse attività di arrangiatore, orchestratore e compositore. Anche dopo essere diventato autore di partiture originali continuò a essere richiesto per adattamenti impegnativi, come nel caso di Fiddler on the roof (1971; Il violinista sul tetto) di Norman Jewison, con cui si aggiudicò nel 1972 il primo Oscar. Come compositore si affermò imponendo un suo stile personale, attento a valorizzare le singole situazioni proposte dal film e a mimetizzare nelle sue partiture i riferimenti più vari. Passò così dalle gelide e raffinate pagine atonali di Images (1972) di Robert Altman, in cui affiancava Yamashta Stomu, un compositore giapponese d'avanguardia, alle rombanti presenze sonore di The Poseidon adventure (1972; L'avventura del Poseidon) di Ronald Neame; dalle atmosfere jazz di The long goodbye (1973; Il lungo addio) di Altman, agli effetti acustici rinforzati da procedimenti 'tattili' (con sistemi tecnici di vibrazione abnorme) di Earthquake (1974; Terremoto) di Mark Robson, dal salottierro cembalo di Family plot (1976; Complotto di famiglia) di Alfred Hitchcock all'organico ridottissimo di The Missouri breaks (1976; Missouri) di Arthur Penn.
Intanto era nato il sodalizio con Spielberg, che gli avrebbe affidato il sonoro di tutti i suoi film. Se in The Sugarland Express (1974; Sugarland Express) la colonna sonora si avvale di assoli di armonica a bocca, per raffigurare un Texas rurale, accogliendo ardite dissonanze negli episodi drammatici, nelle opere successive, ad alto tasso di spettacolarità, W. darà fondo a tutte le potenzialità dell'orchestra: così, la musica di Jaws (1975; Lo squalo), con cui ottenne nel 1976 il secondo Oscar, è 'liquida', insistente e insinuante, tutta sotto tono, nascosta come l'insidia del vorace pescecane; quella di Close encounters of the third kind (1977; Incontri ravvicinati del terzo tipo) offre, oltre alla consueta ricchezza immaginifica, un ruolo da protagonista al famoso inciso di cinque note che fa da 'ponte' tra i terrestri e gli alieni; la partitura di 1941 (1979; 1941 ‒ Allarme ad Hollywood) distorce con esiti sarcastici i moduli tipici (bande, fanfare, marce) della musica bellica; quelle di Raiders of the lost ark (1981; I predatori dell'arca perduta) e delle successive avventure di Indiana Jones sono incombenti, massicce, ma dimostrano sempre grande sapienza drammaturgica, oltre a offrire godibili risvolti ironici; la colonna sonora di E.T. the extra-terrestrial (1982; E.T. l'extra-terrestre), premiata nel 1983 con un Oscar, è un vero e proprio poema sinfonico, con un uso allusivo e divertito di temi 'ascendenti' e 'discendenti' e citazioni wagneriane nella melodia, ora eroica ora tenera, che occupa l'ampia pagina finale. Decisamente roboanti, ma con sviluppi sinfonici sapienti, le partiture di Jurassic Park (1993) e dei suoi seguiti. Ma altisonanti e fiabesche sono anche le musiche per la serie inaugurata da Star wars (1977; Guerre stellari) di George Lucas, sorrette dal tema, eroico e squillante, che nel 1978 ha dato a W. il terzo Oscar.Dagli anni Ottanta W. ha fatto ricorso anche ai sintetizzatori inoltre non si è limitato a sfruttare al meglio tutte le risorse del gigantismo sinfonico e dell'elettronica, ma si è dimostrato un maestro anche nelle pagine commosse, intimiste, capace di interventi addirittura cameristici, come in The accidental tourist (1988; Turista per caso) di Lawrence Kasdan, Born on the fourth of July (1989; Nato il quattro luglio) di Oliver Stone, e soprattutto Schindler's list (1993; Schindler's list ‒ La lista di Schindler) di Spielberg, che ha ispirato a W. il bellissimo tema principale per violino e orchestra, intriso di autentico dolore, portandogli nel 1994 il quinto Oscar.
Spesso queste due dimensioni della musica di W., monumentalità e interiorità, coesistono nella stessa partitura, come in Superman (1978) di Richard Donner e nei suoi seguiti The witches of Eastwick (1987; Le streghe di Eastwick) di George Miller, e The Empire of the Sun (1987; L'impero del sole) di Spielberg, dove spicca l'uso in funzione drammatica di inni corali anglicani-orientaleggianti. Ma sulla stessa linea si possono citare Far and away (1992; Cuori ribelli) di Ron Howard, Seven years in Tibet (1997; Sette anni in Tibet) di Jean-Jacques Annaud, con i suoi grandi sviluppi sinfonici ma anche con gli arditi assoli di violoncello eseguiti da Yo-Yo Ma, e la serie iniziata con Harry Potter and the sorcerer's stone (2001; Harry Potter e la pietra filosofale) di Chris Columbus. Da segnalare ancora le musiche, composte sempre per Spielberg, di Amistad (1998), con l'uso di percussioni africane e cori struggenti, di Saving private Ryan (1998; Salvate il soldato Ryan), con pagine che richiamano Aaron Copland, e di A.I. Artificial intelligence (2001; A.I. Intelligenza artificiale), Minority report (2002), Catch me if you can (2002; Prova a prendermi) e The terminal (2004), oscillanti anch'esse tra ricco sinfonismo e pagine intimiste.
R. Pugliese, John Williams, l'extraterrestre, in "Segnocinema", 1983, 8, pp. 30-32.
G.C. Bertolina, Tre volte dieci per J. Williams, in "Segnocinema", 1991, 49, pp. 19-22.
R. Gonzalez Miguel, Encuentros con John Williams, in "Musica de cine", 1992, 3, pp. 16-32, e 4, pp. 33-36.
F. Karlin, Y. Merluzeau, An interview with John Williams, in "Soundtrack!", 1993, 47, pp. 4-9.