TOLAND, John
Teologo e politico, nato cattolico a Londonderry (Irlanda) nel 1670, morto a Putney nel 1722. Nel 1687 divenne protestante, e accolse le dottrine presbiteriane; un soggiorno in Olanda, contatti con arminiani e gli studî compiuti colà sotto F. Spanheim ne fecero un latitudinario, e tale rimase anche tornato in Inghilterra.
Nel 1696 pubblicò Christianity not mysterious, in cui sostenne che nel cristianesimo non vi potevano essere dogmi inintelligibili, perché una divinità ragionevole non può dare una rivelazione contraria alla ragione. Così egli proseguiva la critica del Locke, il quale, di fronte alla condanna del libro del T., smentì che vi fosse accordo tra lui e il T. Una Vita di Milton (1698), introduttiva a un'edizione delle opere, provocò nuove accuse, cioè di non credere alla genuinità degli scritti del Nuovo Testamento; nell'Amyntor (1699) il T. si difese, mettendo in discussione i criterî su cui si fonda il canone e sollevando problemi storici. Continuò così a polemizzare e difendersi, cercando aiuti presso gli avversarî degli Stuart; e fece parte dell'ambasceria inviata a Hannover nel 1701. In seguito, fece altri viaggi sul continente, entrando in relazioni con Leibniz e con la regina Sofia Carlotta di Prussia. Nelle Letters (1704) attacco anche lo Spinoza; ritornato stabilmente in Inghilterra, nel suo Nazarenus or Jewish, Gentile and Mahometan Christianity (17I8), distinse i cristiani della gentilità dai giudeocristiani, identificando questi ultimi con i Nazarei; e nel Tetradymus (1720) diede un esempio d'interpretazione razionalistica dei miracoli biblici. Uno scandalo anche maggiore provocò il Pantheisticon, sive formula celebrandae sodalitatis socraticae, perché fece nascere il sospetto che esistessero conventicole di panteisti, con una liturgia parodiante l'anglicana. Spirito inquieto, il T. è oggi maggiormente stimato che un tempo, dal punto di vista scientifico, per certe sue intuizioni critiche e storiche.