Schlesinger, John (propr. John Richard)
Regista e attore cinematografico inglese, nato a Londra il 16 febbraio 1926 e morto a Palm Springs (California) il 25 luglio 2003. Nei suoi primi film assorbì caratteristiche stilistiche e narrative proprie del Free Cinema, anche se i suoi "eroi non sono arrabbiati, ma insoddisfatti e spesso intimiditi dalla loro stessa complessità" (Martini 1991, p. 269). Passò successivamente dal dramma intimo al kolossal in costume e al film di guerra, mentre negli Stati Uniti realizzò soprattutto thriller. La capacità di mostrare le ansie dei protagonisti, di soffermarsi sui vuoti della loro vita quotidiana, di affrontare tematiche difficili come quella dell'omosessualità, ma anche la tendenza a esaltare le componenti spettacolari, tipica di gran parte della sua produzione hollywoodiana, lo confermarono tra i più versatili cineasti inglesi. Nel 1962 vinse l'Orso d'oro a Berlino per A kind of loving (Una maniera d'amare) e nel 1970 ottenne l'Oscar per il miglior film e quello per la migliore regia con Midnight cowboy (1969; Un uomo da marciapiede).Dopo aver frequentato l'Oxford University Dramatic Society, all'inizio degli anni Cinquanta lavorò per la radio e la televisione, e si avvicinò al cinema come attore con piccoli ruoli in alcuni film, tra cui Oh… Rosalinda!! (1955) e The battle of the River Plate (1956; La battaglia di Rio della Plata), entrambi di Michael Powell ed Emeric Pressburger, e Brothers in law (1956; 4 in legge) di Roy Boulting. Dal 1956 iniziò anche a dirigere documentari presso la BBC e lavorò ad alcune serie televisive; in particolare realizzò il documentario Terminus (1961), resoconto di una giornata presso la stazione di Waterloo Terminus di Londra, girato con uno stile e un respiro in sintonia con l'impostazione del Free Cinema, che in quegli stessi anni andava prendendo forma. In linea con gli umori del movimento risultò il suo primo lungometraggio, A kind of loving, dal romanzo di S. Barstow, particolarmente apprezzato per la forza con cui rappresenta dettagli ambientali (la provincia inglese del Lancashire) e quadro sociale (la piccola borghesia), e l'attenzione alla quotidianità di un giovane disegnatore costretto a sposare la fidanzata dopo che questa è rimasta incinta. Ancora prevalentemente all'interno di un'ambientazione domestica piccolo-borghese si pone Billy liar (1963; Billy il bugiardo), storia di un giovane impiegato in un'impresa di pompe funebri che, per sfuggire alla mediocrità della vita di tutti i giorni, si rifugia in un universo fantastico, raccontando continue bugie alle persone che gli stanno intorno. Il film, tratto dalla commedia di W. Hall e K. Waterhouse (anche autore del racconto) in cui prevale una soggettività onirica e allucinata piuttosto che la figura del ribelle arrabbiato tipico del movimento, avrebbe dovuto essere diretto da Lindsay Anderson, che già aveva portato la pièce al successo in teatro. Il produttore Joseph Janni volle invece affidarlo a S., scelta che rovinò i rapporti tra il regista e gli altri esponenti del Free Cinema. Dopo Darling (1965), sui successi e i fallimenti di un'ambiziosa fotomodella nella Londra degli anni Sessanta, S. con il kolossal in costume Far from the madding crowd (1967; Via dalla pazza folla), dal romanzo di Th. Hardy, sembrò inaugurare nuove scelte stilistiche e, lasciatosi alle spalle l'esperienza inglese, si trasferì negli Stati Uniti dove diresse una delle sue opere migliori, Midnight cowboy. Interpretato da Jon Voight e Dustin Hoffman, il film è insieme un potente spaccato di vita urbana e una sorta di road movie crepuscolare sull'amicizia tra un giovane gigolò texano giunto dalla provincia a New York e un italoamericano malato di tisi, costretto a vivere di espedienti.
S. tornò poi in Gran Bretagna per realizzare un'altra riuscita analisi di ambienti borghesi: Sunday bloody Sunday (1971; Domenica maledetta domenica), un film amaro, intimo e sofferto sulla solitudine, raccontata attraverso l'analisi di un triangolo amoroso, con al centro un giovane scultore che intrattiene una relazione con un medico e con una donna divorziata. Subito dopo iniziò un'ulteriore fase della sua carriera legata a produzioni hollywoodiane. Girò infatti The day of the locust (1975; Il giorno della locusta), rappresentazione manierata della Hollywood degli anni Trenta tratta dal romanzo di N. West, ma si riscattò successivamente con Marathon man (1976; Il maratoneta), dal romanzo di W. Goldman, visionaria opera sospesa tra thriller e horror, dominata dalle ombre del passato (nazismo e maccartismo) e capace di trasformare New York in un labirinto nel quale si fronteggiano un giovane studente ebreo e un ex criminale nazista. In seguito S. si orientò decisamente verso il cinema di genere dall'impianto spettacolare, con il bellico Yanks (1979; Yankees), la deludente commedia Honky Tonk freeway (1981; Crazy runners ‒ Quei pazzi pazzi sulle autostrade), lo spionistico The falcon and the snowman (1985; Il gioco del falco) e il thriller The believers (1987; The believers ‒ I credenti del male). In questa fase, nella quale un innegabile mestiere prevalse su un'autentica ispirazione, realizzò anche An Englishman abroad (1983), opera per la televisione, di produzione britannica, sulla spia Guy Burgess (interpretata da Alan Bates) che aveva scelto di vivere in esilio a Mosca.
Verso la fine degli anni Ottanta, il suo cinema ritrovò comunque nuove energie con Madame Sousatzka (1988), dal romanzo di B. Rubens, sul rapporto tra un'insegnante di pianoforte e un giovane e dotato allievo, e soprattutto con Pacific heights (1990; Uno sconosciuto alla porta), thriller di potente ambiguità sulla traumatica vicenda di una giovane coppia che decide di affidare un appartamento a un misterioso vicino. Dopo The innocent (1993), tratto dall'omonimo romanzo di I. McEwan, fu un'altra produzione televisiva britannica a segnalarsi come una delle sue commedie più ironiche: Cold comfort farm (1995), storia di una ragazza snob degli anni Trenta che, rimasta orfana, si trasferisce in campagna da alcuni parenti e finisce per trasformare in maniera radicale la loro e la propria vita. S. realizzò poi un altro thriller, Eye for an eye (1996; La prossima vittima), il grottesco The legend of Sweeney Todd (1997; La bottega degli orrori di Sweeney Todd) il melodramma dei toni di commedie The next best thing (2000; Sai che c'è di nuovo?).
N. Brooker-Bowers, John Schlesinger: a guide to references and resources, Boston 1978.
G.D. Phillips, John Schlesinger, Boston 1981.
C. Salizzato, John Schlesinger, Firenze 1986.
E. Martini, Storia del cinema inglese, Venezia 1991, passim.