SEARLE, John Roger
Filosofo statunitense, nato a Denver (Colorado) il 31 luglio 1932. Formatosi a Oxford, dove è stato in contatto con i maggiori esponenti della ''filosofia del linguaggio ordinario'', insegna dal 1959 all'università della California a Berkeley. Tra i maggiori rappresentanti della filosofia analitica, S. è noto soprattutto per il suo approccio pragmatico al problema del significato, caratterizzato dalla teoria degli ''atti linguistici'', per la quale le emissioni verbali significanti sono forme di comportamento e, come tali, non sono mai disgiunte dagli aspetti più strettamente legati alle relazioni interindividuali. Particolare rilievo, in questa teoria, S. ha attribuito ai cosiddetti atti ''illocutori'', cioè le asserzioni con cui si esprimono e contemporaneamente si compiono atti come promesse, comandi, richieste, ecc. Con questo tipo di analisi (che rappresentano un'elaborazione e una sistematizzazione delle indicazioni del secondo Wittgenstein e, soprattutto, di J.L. Austin) S. ha instaurato una profonda connessione fra teoria del significato e teoria dell'azione umana, su cui ha basato le risorse comunicative e pragmatiche del linguaggio.Più recentemente, estendendo i propri interessi agli aspetti ''mentali'' (intenzioni, credenze, desideri, aspettative, ecc.) che sarebbero a fondamento della competenza linguistica e dell'azione, S. ha dedicato le sue ricerche al problema dell'intenzionalità, la nozione a cui originariamente F. Brentano aveva ricondotto i fenomeni mentali e che spesso ha richiamato l'attenzione dei filosofi analitici. Ponendo tale nozione al centro delle sue riflessioni semantiche e gnoseologiche, S. ha riaffermato il carattere unificante dei fenomeni mentali (percezione inclusa), ammettendone un'origine biologica (i fenomeni mentali sarebbero causati da processi cerebrali e realizzati nella struttura cerebrale) e risolvendo il dualismo fra fisico e psichico attraverso il doppio livello di descrizione (neurofisiologico e mentale). L'origine biologica dell'intenzionalità e dei fenomeni mentali, in particolare, non ne consente, per S., l'identificazione con stati computazionali; di qui le sue radicali obiezioni ai progetti di spiegazione dei meccanismi cognitivi elaborati nell'ambito delle ricerche d'intelligenza artificiale (v. mente, in questa Appendice).
Opere principali: Meaning and speech acts, in The Philosophical Review, 71 (1962); What is a speech act?, in Philosophy in America, a cura di M. Black (1965; trad. it., in Linguaggio e società, a cura di P.P. Giglioli, 1984); Speech acts. An essay in the philosophy of language (1969; trad. it., 1976); A taxonomy of illocutionary acts, in Minnesota studies in the philosophy of science, vii: Language, mind and knowledge, a cura di K. Gunderson (1975; trad. it., in Gli atti linguistici. Aspetti e problemi di filosofia del linguaggio, a cura di M. Sbisà, 1978); Expression and meaning. Studies in the theory of speech acts (1979); Minds, brains, and programs, in The behavioral and brain science, 3 (1980; trad. it., 1984); Analytic philosophy and the mental phenomena, in Midwest studies in philosophy, vi: The foundations of analytic philosophy, a cura di P.A. French, Th.E. Uehling, H.K. Wettstein (1981); Mind, brains and science (1984; trad. it., 1988); Intentionality. An essay in the philosophy of mind (1983; trad. it., 1985); The rediscovery of the mind (1992).
Bibl.: Speech acts after speech act theory, a cura di P. Leonardi e M. Sbisà, vol. monografico di Journal of Pragmatics, 8 (1984); P. Leonardi, La filosofia del linguaggio ordinario, in Introduzione alla filosofia analitica del linguaggio, a cura di M. Santambrogio, Roma-Bari 1992, pp. 135-77; W. Bechtel, Philosophy of mind. An overview for cognitive science, Hillsdale (N.J.) 1988 (trad. it., Bologna 1992); John Searle and his critics, a cura di E. Lepore e R. Van Gulick, Oxford 1992.