MONTAGUE, John Patrick
Poeta e narratore irlandese, nato a New York il 28 febbraio 1929. Ancora ragazzo tornò nella patria d'origine dei genitori, contadini cattolici della contea di Tyrone nell'Irlanda del Nord, dove si laureò all'University College di Dublino, frequentando poi le università statunitensi di Yale (1953-54) e Berkeley (1964 e 1965). Ha vissuto in Francia. Attualmente si divide tra l'Irlanda e gli Stati Uniti, dove dal 1989 insegna presso il New York State Writers Institute dell'università di Albany. Ha ricevuto numerosi premi per la sua attività letteraria, tra cui il Marten Toonder (1977), una borsa di studio Guggenheim e il premio Alice Hunt Bartlett della Società inglese di poesia (1979); e lo Hugues Irish fiction award (1988). Ha curato le sillogi The Faber book of Irish verse (1974) e Bitter harvest: an anthology of contemporary Irish verse (1989). Dopo alcuni anni dalla prima raccolta di novelle, Death of a chieftain and other stories (1964), M. ha pubblicato un romanzo breve, The lost notebook (1987), diario di un'iniziazione erotica nella Firenze 1950; ma più che nella prosa egli eccelle nella lirica, proponendosi come una delle voci più alte della poesia irlandese contemporanea.
Fin dalle prime raccolte, Forms of exiles (1958), Poisoned lands and other poems (1961; nuova ediz., 1977), A chosen light (1967), Tides (1970), M. percorre un difficile cammino a ritroso verso le origini, la regione dell'Ulster dove fin dai tempi più remoti si è fatta la storia d'Irlanda e dove ancora oggi si combatte una guerra senza vincitori né vinti. Il Nord diventa con M. inevitabile nodo junghiano con cui si misura la coscienza della nazione irlandese. Con i più giovani S. Heaney, D. Mahon e altri, M. crea quella grande scuola di poesia che è frutto insperato e splendido della violenza e della sofferenza del recente passato irlandese.
La sua opera di maggior impegno è il poema The rough field (1972; rist. nel 1979 con prefazione dell'autore), ove M. traccia con la cura di un miniaturista celtico la spirale infinita degli avvenimenti che hanno sconvolto l'Ulster, o meglio il piccolo paese di Garvaghey in cui il poeta è cresciuto e che in gaelico significa rough field, "campo scabro, aspro". Il poema è diviso in quattro sezioni: Home again, The leaping fire, The bread god, A severed head. L'abile gioco a intarsio tra i documenti del passato, la realtà presente e l'anticipazione di un futuro ineluttabilmente disgraziato ha permesso la lettura teatrale del poema con quattro voci recitanti. Lo spettacolo è stato presentato la prima volta con successo a Dublino (1972), poi a Londra (1973) e, nella riduzione francese, a Bruxelles (1972).
M. è anche poeta di liriche d'amore in cui esplora senza remore il conflitto irrisolto e penoso fra il ''pubblico'' (la lotta politica, la violenza), e il ''privato'' (la segretezza, l'abbandono erotico): da A slow dance (1975) a The great cloak (1978), da The leap (1979) ai più recenti The dead kingdom (1984) e Mount Eagle (1988).
Un'ampia e significativa silloge delle sue liriche è contenuta nelle raccolte Selected poems (1982) e New selected poems (1990), e nella recente Time in Armagh (1993).
Bibl.: F. Kersnowski, J. Montague, Lewisburg (Pennsylvania) 1975; G. Martin, J. Montague, S. Heaney and the Irish past, in New Pelican Guide to English literature. The present, a cura di B. Ford, Londra 1983; AA. VV., Hill field: poems and memoirs for J. Montague on his 60th birthday, a cura di T. D. Redshaw, Oldcastle e Minneapolis 1989; S. Smith, J. Montague, in Contemporary poets, Londra 19915, pp. 665-67.