SYNGE, John Millington
Scrittore irlandese, nato a Rathfarnham (Dublino) il 16 aprile 1871, morto a Dublino il 24 marzo 1909. Fece gli studî a Trinity College, Dublino, poi viaggiò per
Nel 1898 si recò per un soggiorno nelle Isole Aran, presso la costa nord-occidentale dell'Irlanda. Quivi il S. compose bozzetti di vita isolana (The Aran alands, 1907) e se da principio ebbe, con la preoccupazione stilistica, quella di riuscire scrittore rappresentativo, in seguito giunse a un'intima e vitale comprensione della vita locale. In questi bozzetti, dall'idioma isolano e da opere di altri scrittori della rinascita, il S. elaborò quel dialetto anglo-irlandese cui egli diede, con l'uso sapiente del lessico letterario, una patina provinciale. Questa lingua, ricca d'immaginazione, è innegabilmente un prodotto artificiale d'inglese arcaico, nutrito di elisabettiani e della Bibbia, seminato di espressioni gaeliche, foggiato in una prosa allitterata e ritmata come versetti; ma l'artificio nulla toglie alla vitalità artistica, ché il linguaggio è sempre plasmato da una schietta e potente ispirazione.
Dai contatti con la letteratura continentale egli derivò un naturalismo con cui ha dato forma artistica a quella mescolanza di epico e di farsesco che è una delle caratteristiehe dello spirito irlandese. The Shadow of the Glen (1903, un atto) è il primo esempio di quelle farse con intendimenti tragici che sono forse il più tipico contributo del S. al teatro. Seguì Riders to the Sea (1904, un atto), forse l'opera più profonda e di più commossa tenerezza che il S. abbia scritto. Nell'anno stesso divenne direttore dell'Abbey Theatre e vi fece rappresentare (1905) The Well of the Saints che, insieme con The Tinker's Wedding (1907) esprime lo spirito allegro e spregiudicato degl'Irlandesi. Anche nel 1907 fu rappresentato The Playboy of the Western World: profonda penetrazione nell'animo dei contadini irlandesi. Maturità di mezzi espressivi, ricchezza di dialogo e suggestione poetica hanno fatto, forse non a torto, considerare da molti il Playboy come il capolavoro del S. Con esso tuttavia rivaleggia Deirdre of the Sorrows, dramma lasciato incompiuto e rappresentato postumo (1910), che rielabora una nota figura delle leggende irlandesi.
I drammi del S., al loro apparire giudicati audaci e accolti spesso con opposizioni sistematiche, non sono mai di costruzione perfetta. Comportano quasi sempre un episodio realistico visto con grande intensità, intorno al quale il S., valendosi di qualche personaggio che rievoca le favole antiche, intesse un'aureola di poesia, suscita echi di leggende e superstizioni che dànno alle persone e ai fatti una risonanza di primordialità e sostituiscono alla giustificazione intellettuale l'affermazione suggestiva di un magico mistero. In questo duplice aspetto d'immaginazione sensibile al fascino delle leggende e di realismo crudo, si esprime il fondamentale pessimismo del S. che rimane, forse, il maggiore drammaturgo irlandese.
Dopo la sua morte fu pubblicato un volume di liriche (Poems and Translations, 1909) con traduzioni dal Petrarca e da F. Villon.
Ediz.: Works, voll. 4, Dublino 1910; Dramatic Works, ivi 1914. Il furfantello dell'ovest e altri drammi, trad. italiana e pref. di C. Linati, Milano 1917.
Bibl.: W. B. Yeats, S. and the Ireland of His Time, Dundrum 1911; P. P. Howe, J. M. S.: A Critical Study, Londra 1912; F. Bickeley, J. M. S. and the Irish Dramatic Movement, ivi 1912; M. Bourgeois, J. M. S. and the Irish Theatre, ivi 1913; J. Masefield, J. M. S.: A Few Personal Recollections with Biographical Notes, ivi 1915; J. Thorning, J. M. S., ivi 1921; D. Corkery, S. and Anglo-Irish Literature, ivi 1931; C. Pellizzi, Il teatro inglese, Milano 1934, pp. 278-86.