BISHOP, John Michael
Medico microbiologo statunitense, nato a York (Pennsylvania) il 22 febbraio 1936. Conseguito il M. D. nell'università di Harvard nel 1962, ha svolto attività di ricerca in varie sedi: per breve tempo presso il Massachusetts General Hospital di Boston; nel periodo 1963-68 a Bethesda (Md) nel National Institute of Health, occupandosi prevalentemente di virologia; nel 1968, come assistent-professor è passato nel dipartimento di microbiologia e immunologia dell'università di California in San Francisco, dove nel 1972 è divenuto professore di Microbiologia medica. Le sue ricerche, nel campo della virologia e della cancerologia, hanno avuto vasta risonanza e riscosso molteplici riconoscimenti: nel 1989, assieme al suo principale collaboratore H. E. Varmus (v. in questa App.), è stato insignito del premio Nobel per la medicina o la fisiologia, per la scoperta dell'origine cellulare degli oncogeni dei retrovirus.
Con Varmus, in una serie di ricerche che ha avuto inizio nel 1972, B. ha dimostrato la presenza nelle cellule normali di un oncogene omologo di quel lo del virus del sarcoma di Rous (v-src) e − in contrasto con l'ipotesi che derivasse da un'infezione virale risalente a una fase iniziale dell'evoluzione − ne ha precisato l'origine cellulare, onde la sigla c-src; i due ricercatori, inoltre, hanno descritto sia la modestia delle differenze strutturali esistenti tra i due oncogeni, sia la proprietà di codificare per un'identica proteina, contraddistinta dalle sigle pp66-src e pp60v-src, nelle quali pp sta per fosfoproteina e 60 fa riferimento al peso molecolare che in ciascuna di esse è di 60.000 dalton. Col ricorso a una tecnica immunitaria sono state superate le difficoltà frappo ste a un'ampia sperimentazione sulla pp60c-src dalla scarsità in cui essa viene secreta: intuendo, e ovviamente dimostrando in via preliminare, che gli anticorpi attivi sull'una dovevano essere attivi anche sull'altra, lo sfruttamento di questa comunanza d'azione ha permesso di catturare con gli an ticorpi allestiti per la pp60v-src le quantità della proteina pp60-src nelle misure richieste dalle varie esperienze. Ulteriori ricerche di B. hanno avuto per oggetto la dinamica delle componenti genetiche che intervengo no nello sviluppo dei tumori.
Il quadro degli studi promossi da B., che hanno avuto per oggetto l'individuazione dell'oncogene c-src e la precisazione delle sue potenzialità tumorali, sarebbe gravemente lacunoso, anzitutto se non si ricordasse che alla dimostrazione della presenza nelle cellule normali del c-src ha partecipato il ricercatore francese D. Stehelin con l'apporto − per usare le parole dello stesso B. − di un "efficace strumento": una sonda radioattiva di personale ideazione, capace di ibridarsi con un gene dalle caratteristiche sufficientemente uguali a quelle del v-src; in secondo luogo, se non venisse ricordato che contributi importanti sull'attività tumorale dell'oncogene in questione sono venuti da parte del giapponese H. Hanfusa e da due gruppi di ricercatori guidati rispettivamente da G. F. Vande Wounde e da E. M. Scolnick.
I suoi contributi più recenti sono apparsi in Le Scienze, 165 (1982), p. 69; in Ann. Rev. Biochem., 52 (1983), p. 301; in Trends Genet., 1 (1985), p. 1245; in Cell, 42 (1985), p. 23; in Science, 235 (1987), p. 305; in coll. con H. E. Varmus, in Molecular biology of tumor viruses: RNA tumor viruses, a cura d R. A. Weiss, N. H. Teich, H. E. Varmus, New York 1985; in coll. con H. E. Varmus e altri, in Nature, 316 (1985)