LOCKHART, John Gibson
Scrittore ed editore, nato a Cambusnethan il 14 luglio 1794, morto il 25 novembre 1854 a Abbotsford. Fu avvocato a Edimburgo, ma, cedendo alle sue forti inclinazioni letterarie, divenne collaboratore del Blackwood's Magazine. Nel 1817, grazie alla generosìtà di W. Blackwood, fece un viaggio in Germania, dove visitò Goethe a Weimar e preparò la traduzione delle conferenze sulla Geschichte der alten und neuen Literatur di Fr. Schlegel che non furono pubblicate prima del 1838. Nel 1818 s'incontrò con Walter Scott, e due anni dopo ne sposò la figlia Sofia. Nel 1819 uscirono, sotto uno pseudonimo, le sue Peter's Lettas to his Kinnsfolk, uno schizzo satirico su cose notevoli di Edimburgo. Nei seguenti cinque anni videro la luce i suoi quattro romanzi: Valerius, Adam Blair, Reginald Dalton e Matthew Wald e una raccolta di eccellenti traduzioni delle Ancient Spanish Ballads (1823). Dal 1825 al 1853 fu a Londra direttore della Quarterly Review. Nel 1828 pubblicò la sua ammirevole Life of Robert Burns, lavoro solido e sincero, benché un senso di riguardo per la vedova del Bunns gli facesse accentuare un po' troppo la generosità e le reticenze verso il poeta. Nel 1829 egli iniziò la sua direzione della Family Library di J. Murray con la sua History of Napoleon, ma l'opera che lo rese veramente immortale è la sua incomparabile Life of Walter Scott (voll. 7, 1836-38), superata solo dall'opera di J. Boswell su Samuel Johnson. Tutte le buone qualità del L. trovano qui la loro espressione: la sua genialità, la delicatezza e la finezza nel delineare i caratteri, unite a larghezza di vedute e a tolleranza nei giudizî. Questo lavoro presenta un forte contrasto con quello del Boswell su Johnson per delicata riservatezza e completa impersonalità. Le pagine finali, che descrivono gli ultimi giorni di Scott ad Abbotsford, sono da porsi fra le più belle della prosa inglese. È un fatto caratteristico per il L. di aver lasciato ai creditori di Scott tutto il considerevole profitto ricavato da questo lavoro. Nel 1839 pubblicò la narrazione delle pratiche intercorse fra Scott, il suo tipografo Ballantyne e il suo editore Constable. In quest'opera intitolata The Ballantyne Humbug handled, la causa di Scott fu esposta con un'asprezza che sollevò molto rumore. Prescindendo anche dalle biografie, i saggi critici del L. costituiscono importanti contributi alla letteratura. Nei giorni della sua collaborazione al Blackwood's Magazine egli non è stato alieno dal ricorrere agli scherni rozzi e alle fiere invettive che macchiavano la critica letteraria di quei tempi, ed è responsabile, insieme con i suoi colleghi, degli attacchi offensivi contro Leigh Hunt, J. Keats e la "Cockney School of Poetry"; ma il tempo e l'influenza del magnanimo suocero moderarono questa sua inclinazione verso la satira inconsiderata e nell'apprezzamento dato da lui di varî altri scrittori, come W. Wordsworth, W. Cobbett, G. H. Borrow e C. Brontë, egli mostrò di possedere un fine intendimento della buona letteratura. L. ebbe a soffrire forti dispiaceri familiari. Nel 1831 ebbe il dolore, mai lenito, di perdere il suo piccolo figlio; l'anno dopo morì W. Scott, e nel 1837 perdette la moglie; nel 1853 gli morì l'altro figlio. La sua salute cominciò a deperire, nel 1853 si ritirò dall'attività editoriale e passò l'inverno in Italia, ritornando nell'estate seguente ad Abbotsford presso la figlia.
Bibl.: A. Lang, Life and Letters of L., voll. 2, Londra 1897.