GAY, John
Poeta inglese, nato a Barnstaple nel settembre 1685, morto il 4 dicembre 1732: amico intimo di Pope e di Swift. Nel 1708 uscì il suo primo poema Wine, a cui rapidamente seguirono: The presem State of Wit (1711), ironico libello sulla stampa periodica del tempo; una versione di Ovidio pubblicata nella Miscellany di Lintot; The Mohocks (1712), farsa di poco valore; Rural Sports (1723) e The Shepherd's Week (1714), scritti per mettere in ridicolo l'Accademia degli Arcadi e per diffondere amore e conoscenza della vita della campagna. Nel 1714 il G. accompagnò Lord Clarendon come segretario a Hannover, ma fu richiamato dopo tre mesi per la morte della regina Anna. What-d'ye-call-it, satira sulla tragedia popolare, rappresentata al teatro di Drury Lane e pubblicata nel 1715, contiene già una canzone divenuta celebre, 'Twas when the seas were roaring. Negli anni seguenti uscirono Trivia or the Art of walking the Streets of London (1716) vivace poema descrittivo, e Three hours after Marriage (1717), farsa tragicomica pastorale, di pessimo gusto, scritta in collaborazione con Pope e Arbuthnot. Seguirono nel 1720 i Poems on Several Occasions (che contenevano la famosa Black-Ey'd Susan), per i quali G. ricevette mille sterline; ma le riperdette presto nella disastrosa speculazione conosciuta sotto il nome di South Sea Bubble. Nonostante il posto di Lottery Commissioner (1722-31) e le sue molte amicizie, il G. rimase sempre povero. Sebbene nel 1724 la tragedia The Captives, lavoro di poco merito, fosse rappresentata con successo al teatro di Drury Lane, il G. non riuscì a conquistarsi i favori della corte e neppure le sue graziose Fables (1727) gli procurarono alcun avanzamento. Nel 1728 infine il suo capolavoro The Beggars' Opera trionfò al teatro di Lincoln's Inn Fields. Swift aveva suggerito al G. di scrivere una Newgate pastoral e il G. ne trasse l'idea per farne un ballad opera (v.) che fu la prima di questo genere. Come osserva Johnson, l'opera fu composta per mettere in ridicolo il dramma musicale italiano e difatti riuscì ad allontanarlo per un certo tempo dal teatro inglese, ma nelle figure dei ladri e dei briganti è facile ravvisare anche la caricatura di Roberto Walpole e dei raffinati gentiluomini della società contemporanea. L'opera riportata sulla scena nei teatri moderni, trovò nuovamente il trionfale successo che aveva avuto al suo primo apparire: è commedia vivace, allegra e divertente, e ha un suo grande fascino nella delicatezza e nella grazia dei versi. Il G. si sentì incoraggiato a darle un seguito in Polly (1728), che prende il nome dall'eroina di The Beggars' Opera, ma Walpole indusse Giorgio II a proibirne la rappresentazione; la qual cosa provocò un grande dibattito in quel tempo. Il libro fu pubblicato per sottoscrizione e venduto in grande quantità, facendo guadagnare al suo autore più di 1000 lire sterline. G. oramai era emulo di Pope nella stima popolare. La duchessa di Queensberry, che fu licenziata dalla corte per aver difesa la sua causa, lo accolse in casa sua, ed egli trascorse il resto della sua vita con lei e col duca, a Londra e ad Amesbury. Negli ultimi anni della sua vita (1723) compose ancora Acis and Galatea, opera pastorale, messa in musica da Händel, e ricordata soprattutto anche oggi per le liriche squisite, specialmente per O ruddier than the Cherry. Gli altri suoi lavori sono: Achilles, rappresentato l'anno dopo la sua morte, la seconda serie delle sue Fables (1738), una commedia The Distressed Wife (1743) e le deliziose ottave sulla versione dell'Iliade, fatta da Pope, le quali portano il titolo Mr Pope's Welcome from Greece. G. è un maestro del verso leggiero, in stile facile e familiare, che rispondeva al gusto dei suoi tempi. Riuscì soprattutto nelle strofe di ottonarî, ed ebbe un talento lirico che fu molto raro fra i suoi contemporanei.
Ediz.: Dramatic and Miscellaneous Works, con la prefazione di Jonhson, voll. 6; Poetical Works (con biografia), ed. Underhill, voll. 2, 1893; Poetical Works, ed. G. C. Faber, 1926; Gay's "Chair" with biographical sketch by his nephew Joseph Ballar, 1820.