FORD, John (App. II, 1, p. 961)
Regista di cinema statunitense, morto a Palm Springs (California) il 1° settembre 1973. Il suo cinema tutto intelligenza e bontà, di una "forza tranquilla" che a F. Capra ricordava Michelangelo, si è imposto attraverso gli anni, al pubblico di tutto il mondo, per la sua semplicità, la sua generosità, il culto dei principi più sani, individuali e collettivi, l'umorismo più cordiale, l'onestà; con un eclettismo che gli ha permesso di affrontare i temi più disparati, i film sociali, le commedie, i film di guerra, quelli a sfondo esotico, gli storici, affidando comunque il meglio di sé a un genere che, se non ha inventato, ha certamente condotto alla poesia, il western (Stage Coach, Ombre rosse, 1939; My Darling Clementine, Sfida infernale, 1946).
Due i periodi in cui possono dividersi gli ultimi vent'anni della sua attività; dal 1950 al 1958, il più fecondo e il più vivo, che riassume soprattutto tre dei suoi principali filoni: quello sull'Irlanda, che nel 1952 gli consente di dar vita, con stile arioso e disteso, all'opera più compiuta della sua maturità, The Quiet Man (L'uomo tranquillo); quello sulla provincia, al nord e al sud, con un'ilare commedia When Willie Comes Marching Home (Billie sei grande, 1950), e con un dramma ottimistico contro i pregiudizi, The Sun Shines Bright (Il sole splende alto, 1953); e quello, ancora una volta, del western, The Searchers (Sentieri selvaggi, 1956), in cui l'epopea non trascura i sentimenti e l'avventura e la vendetta finiscono per confluire nel perdono. Meno intenso il periodo dal 1958 alla morte, nonostante nuove ricerche di stile (Gideon of Scotland Yard, 24 ore a Scotland Yard, 1958, la descrizione minuziosamente realistica della giornata di un poliziotto londinese). Di largo respiro, comunque, gli ultimi due film, Cheyenne Autumn (Il grande sentiero, 1964), odissea patetica di una tribù indiana, e Seven Women (Missione in Manciuria, 1966), il dramma del singolo che si sacrifica per la collettività, risolti entrambi nell'abituale clima fordiano di umanità e di comprensione, con linguaggio sicuro, disteso.
Bibl.: J. Mitry, J. Ford, Parigi 1954; T. Kezic, J. Ford, Parma 1958; Ph. Haudiquet, J. Ford, Parigi 1966; P. Bogdanovich, J. Ford, Londra 1968; F. Ferrini, J. Ford, Firenze 1974; C. Beyle, JL. Rieupeyrot, Ford, Parigi 1975 (con filmografia completa).