KENNEDY, John Fitzgerald
Uomo politico statunitense, nato a Brooklyne, Massachusetts, il 29 maggio 1917, morto assassinato a Dallas, Texas, il 22 novembre 1963; figlio di J. Kennedy, ricco uomo d'affari e ambasciatore degli SUA in Gran Bretagna. Laureatosi all'università di Harvard nel 1940, l'anno seguente si arruolò nella Marina da guerra: l'unità leggera da lui comandata fu affondata nel Pacifico e il giovane K. si salvò a stento a nuoto. Fu eletto deputato al Congresso nel 1946, e nel 1952 strappò il seggio senatoriale a H. Cabot Lodge. Nel 1957 ricevette il premio Pulitzer per un suo libro intitolato Profiles in courage (1956). Nelle elezioni del novembre del 1960 sconfisse il vicepresidente repubblicano R. Nixon, divenendo così il primo presidente di religione cattolica nella storia degli SUA; la maggioranza del voto popolare fu di soli 118.574 voti, ma K. ottenne 303 voti negli stati in cui risultò vincitore, contro ai 219 che andarono a Nixon. Entrato alla Casa Bianca, K. si circondò di esperti e intellettuali di valore e impresse un ritmo dinamico alla sua politica, lanciando la parola d'ordine della "Nuova frontiera". Fu perciò varato il piano "Alleanza per il Progresso" di cospicui aiuti ai paesi dell'America latina, e l'altro del "Corpo per la pace" con l'invio di giovani esperti volontari in vari paesi in via di sviluppo; furono pure accelerati gli stanziamenti e i piani per il primo lancio spaziale di astronauti americani.
Va tuttavia menzionato il fallimento dell'impresa degli esuli cubani col loro sbarco alla Baia dei Porci, che aveva avuto il sostegno del governo americano, fallimento da cui il regime di Castro uscì consolidato. K. diresse con decisione e freddezza la successiva crisi cubana dell'autunno del 1962, che portò il mondo intero all'orlo di un conflitto nucleare tra URSS e SUA. Quando si ebbero le prove acquisite attraverso la ricognizione aerea, che dei missili offensivi sovietici erano stati installati a Cuba, il presidente K. ordinò la "quarantena", ossia il blocco delle coste cubane, per impedire al naviglio sovietico di sbarcare altro materiale d'importanza strategica: la determinazione del governo americano indusse Chruščëv a ritornare sui suoi passi e a ordinare la rimozione dei missili e lo smantellamento delle rampe di lancio. Seguì dopo pochi mesi (agosto 1963) un'attenuazione della guerra fredda, quando fu firmato a Mosca un trattato sulla limitazione degli esperimenti nucleari.
Nella politica interna K. non riuscì, anche data la brevità della sua presidenza, a ottenere l'approvazione del Congresso alle sue proposte di carattere sociale di cure mediche a favore dei vecchi, e di aiuti del governo nazionale a favore delle scuole, ma registrò successi nelle proposte sui livelli minimi di salario e sul commercio internazionale.
Durante la presidenza di K. si ebbero disordini razziali in varie parti del paese. Il presidente presentò perciò un disegno di legge di ampie proporzioni a favore dei negri, che il suo successore L. Johnson sarebbe riuscito in seguito a far approvare. K. propose pure al Congresso una riduzione di tasse per 11 milioni di dollari. Fu allora che egli partì per un giro di propaganda elettorale nel Texas, in vista della sua rielezione per un secondo quadriennio. A Dallas fu ferito a morte da uno o più assassini. La questione è rimasta dubbia, anche dopo che la Commissione d'inchiesta presieduta dal giudice Warren attribuì la responsabilità del delitto al solo L. Oswald, ucciso a sua volta nel carcere di Dallas due giorni dopo da J. Ruby, proprietario di un locale notturno.
Bibl.: Public papers of... John F. Kennedy, 3 voll., Washington 1962-64; Gli anni di Kennedy, a cura di A. M. Schlesinger, Milano 1964; T. C. Sorensen, Kennedy, ivi 1966; W. Manchester, Morte di un presidente, 20-25 novembre 1963, ivi 1967; P. Salinger, Con Kennedy, ivi 1967.