Carpenter, John
Regista cinematografico statunitense, nato il 16 gennaio del 1948 a Carthage (N.Y.). Nel 1970 ha vinto l'Oscar per il miglior soggetto con il cortometraggio The resurrection of Broncho Billy, scherzoso omaggio al cinema western in cui si narra la singolare vita di Billy, ragazzo appassionato di western.
C. ha realizzato, fin da giovanissimo, diversi cortometraggi di tema fantastico. Il suo saggio di diploma alla University of Southern California, Dark star, costituì il suo lungometraggio d'esordio (1974), demitizzazione della fantascienza cinematografica 'intellettuale' nel solco di 2001 Odissea nello spazio. Nel 1976, con il thriller-noir Assault on Precinct 13 (Distretto 13: le brigate della morte), rende omaggio a H. Hawks e al suo western Rio Bravo (1959; Un dollaro d'onore). C. ha raggiunto il grande successo commerciale con Halloween (1978; Halloween - La notte delle streghe), film horror realizzato con un modesto finanziamento. Quest'opera, caratterizzata da un magistrale crescendo di terrore che sembra non lasciare scampo alcuno alla tranquilla comunità di provincia americana coinvolta, segnerà la carriera cinematografica di C., relegandolo suo malgrado nei confini del genere horror. Dopo aver realizzato un notevole thriller televisivo, Someone is watching me (1978; Pericolo in agguato), e aver reso omaggio al rock'n'roll, con Elvis (1979; Elvis il re del rock), ha girato l'intenso e inquietante The Fog (1979; Fog), in cui angoscia e paura raggiungono livelli elevatissimi. Con Escape from New York (1981; 1997 Fuga da New York), forse il suo film più noto, C. rivolge uno sguardo colmo di pessimismo su un futuro visto come drammatica proiezione della nostra realtà. Il regista ha poi ripreso il soggetto in Escape from Los Angeles (1996; Fuga da L. A.). Del 1982 è The thing (La cosa), remake di The thing from another world di Ch. Niby (1951; La cosa da un altro mondo), esempio insuperato di uso degli effetti speciali come strumento atto a produrre narrazione, a provocare suspense ed emozione. Ha reso omaggio a S. King e alla musica rock con Christine (1983; Christine: la macchina infernale), mentre con Starman (1984) si è inserito nel filone 'revisionista' della fantascienza americana, che rovescia il punto di vista sugli alieni, inaugurato da S. Spielberg. Dopo l'insuccesso di Big trouble in Little China (1986; Grosso guaio a Chinatown), C. si è dedicato nuovamente e con profitto alle produzioni indipendenti e a basso costo.
Fra i suoi film migliori Prince of darkness (1987; Il signore del male) e They live (1988; Essi vivono): nel primo i temi del sacro, del mistero, del tempo e del futuro dell'uomo creano una miscela di terrore, mentre il secondo è forse il film più polemico di C., in cui gli 'yuppies' rappresentano una metafora del cannibalismo sociale della destra americana al potere. Con Memoirs of an invisible man (1992; Avventure di un uomo invisibile) C. è tornato con grande classe alle produzioni delle majors, ma è con una società cinematografica indipendente che ha realizzato In the mouth of madness (1994; Il seme della follia), vero viaggio nell'inferno della creazione artistica. Nel 1995 si è dedicato nuovamente al remake con Village of the damned (Villaggio dei dannati) e nel 1998 ha realizzato Vampires.
bibliografia
G. Salza, C. Scarrone, Il cinema di Carpenter, Roma 1985.
R.C. Cumbow, Order in the universe. The films of John Carpenter, Meutchen (N.J.) 1990.
John Carpenter. La visione oltre l'orrore, a cura di G. Gariazzo, Roma 1995.
F. Liberti, John Carpenter, Milano 1997.