BALDESSARI, John Anthony
Artista concettuale statunitense, di madre danese e padre italiano, nato a National City (California) il 17 giugno 1931. A partire dagli anni Settanta la sua ricerca ha indagato il significato e la simbologia dei valori e dei segni della quotidianità e della cultura contemporanea. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il premio Goslar Kaiserring (2012), il Leone d’oro alla carriera alla LIII Biennale d’arte di Venezia (2009); il BACA (Biennial Award for Contemporary Art, 2008), la medaglia Archives of American art (2007), il Guggenheim Fellowship (1986), l’Oscar Kokoschka Prize (1996) e il Governor’s Award for lifetime achievement in the visual arts (1997).
Dopo aver studiato arte al San Diego state college (194953), alla University of California di Berkeley (1954-55) e di Los Angeles (1955), al San Diego state college (1955-57) e all’Otis art Institute di Los Angeles (1957-59), B. cominciò la sua carriera d’artista parallelamente a quella di insegnante. Inizialmente pittore, alla metà degli anni Sessanta introdusse nelle sue tele testi e fotografie, per poi abbandonare definitivamente la pittura nel 1970, alla ricerca di un linguaggio più libero da questioni autoriali, quando, con Cremation project, diede alle fiamme gran parte delle sue opere realizzate tra il 1953 e il 1966 e ne fece biscotti. Da questo momento la ricerca di B., prendendo le mosse dallo strutturalismo di Claude Lévi-Strauss, si è incentrata sul valore suggestivo, ambiguo e ironico del linguaggio, combinando giochi di parole e frasi con immagini. Tra i primi lavori di questo tipo An artist is not merely the slavish announcer (1967-68, polimero sintetico ed emulsione fotografica, Whitney Museum, New York), in cui l’artista ha stampato un’immagine banale su tela, ponendovi al di sotto, con la funzione di didascalia, un testo scritto a mano da un cartellonista, tratto da un libro di educazione artistica, che recita: «L’artista non è semplicemente il pedissequo annunciatore di una serie di fatti che la macchina fotografica deve accettare e meccanicamente riprendere». Con questo lavoro B. rifiuta l’antitesi modernista tra visivo e verbale, riflette ironicamente sui luoghi comuni, sull’accettazione della fotografia come tecnica artistica e sulla ‘buona’ arte. Questa particolare narrativa, velata di ironia, che ridiscute valori, significati e immagini è una costante della ricerca di B. dagli anni Settanta (Violent space series, 1976; Blasted allegories series, 1978) fino a oggi, e si esprime attraverso diversi materiali e tecniche: pittura, fotografia, film, video, libri, grafica, sculture e installazioni, come in Your name in lights (2011-14), recentemente istallato al museo La Monnaie di Parigi, dove B., giocando sui codici dei media e sull’idea di fama, offre, a chi lo desidera, l’opportunità di veder brillare il proprio nome, come quello di una star di Hollywood, per 15 secondi, omaggio e risposta ai 15 minuti di celebrità che Andy Warhol aveva usato per descrivere l’uomo contemporaneo.
B. ha esposto la sua opera in rassegne internazionali (Documenta 7, Kassel, 1982; Biennale di Venezia, 1997, 2009) e in importanti personali (Museum of modern art, New York, 1994; Whitney Museum of American art, New York, 1996; Kunsthalle, Basilea, 2000; Deutsche Guggenheim, Berlino, 2004; Tate Modern, Londra, 2010; Australian Museum, Sydney, 2011; Museum of contemporary art San Diego, La Jolla, 2012).
Bibliografia: John Baldessari, a cura di G. Belli, Milano 2000; J. Morgan, L. Jones, John Baldessari. Pure beauty, London 2009; John Baldessari, catalogue raisonné. Volume one, 1956-1974, ed. P. Pardo, R. Dean, New Haven 2012; John Baldessari, catalogue raisonné. Volume two, 1975-1986, ed. P. Pardo, R. Dean, New Haven 2013.