SCHMIDT, Johannes
Indoeuropeista, nato a Prenzlau (Ukkermark) il 29 luglio 1843. Rimasto orfano in tenera età, fu allevato dallo zio, il filologo classico K. E. A. Schmidt di Stettino, e in questa città compì gli studî secondarî, quelli universitarî fece a Jena, dove si laureò nel 1865. Libero docente a Bonn dal 1868, straordinario ivi nel 1873, passò indi come ordinario a Graz e di qui, nel 1876, a Berlino ove morì il 4 luglio 1901.
Discepolo devoto dello Schleicher, egli aveva un temperamento opposto a quello del maestro; quanto questi era sistematico, organizzatore, altrettanto lo Sch. era dedito all'esame del fatto singolo, alieno dallo stabilire qualsiasi principio o sistema d'ordine generale, se si esclude la teoria delle onde con la quale egli, riconducendo (Die Verwandtschaftsverhältnisse der indogermanischen Sprachen, Weimar 1872) le corrispondenze parziali fra due o più lingue indoeuropee alla diffusione d'innovazioni compiutasi a mo' di onde in una parte del territorio indoeuropeo corrispondente a quelle che furono più tardi le regioni di esse lingue, si contrapponeva nettamente alla teoria dell'albero genealogico sostenuta dal suo maestro.
Caratteristica dello Sch. è la stretta combinazione di filologia e linguistica: egli conosceva profondamente le varie lingue e i loro monumenti, e se in gioventù s'era rivolto piuttosto al baltoslavo e in seguito lo attirò maggiormente il greco, si può dire che, all'infuori del celtico, albanese e armeno, nessun dominio indoeuropeo gli fosse men che familiare. Questa caratteristica e la chiarezza e acutezza del ragionamento distinguono tutti i suoi lavori, dai due volumi Zur Geschichte des indogerm. Vokalismus (Weimar 1871-5), oramai superati ma ricchi di singole buone osservazioni, ai numerosi articoli nella Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung di cui egli fu condirettore dal 1880, celebri fra essi quello con cui dimostrò che la palatalizzazione aria è dovuta a una più antica qualità e di certi a arî (XXV, 1 segg.) e lo studio sull'assimilazione a distanza di vocali in greco (XXXII, 321 segg.); e al volume Kritik der Sonantentheorie (Weimar 1895), il cui assunto principale interessa ora meno, perché non si è più tanto certi dell'omogeneità del sistema fonetico nell'intero territorio indoeuropeo, e quindi le discussioni per sapere se l'indoeuropeo possedesse nasali e liquide sonanti o gruppi di vocali ridotte più nasali e liquide appaiono di scarsa importanza, ma che è ancora oggi importantissimo per alcune ricerche singole (p. es., le sorti del gruppo -mn-). Ma il capolavoro dello Sch. è il libro Die Pluralbildungen der indogerm. Neutra (Weimar 1889); oltre alla scoperta fondamentale che i plurali neutri sono in origine dei collettivi femminili, questo volume ha dato e dà innumerevoli impulsi alla linguistica indoeuropea per la quantità di problemi che vi sono posti, affrontati e brillantemente risolti.
P. Kretschmer, in Zeitschr. für vgl. Sprachforsch., XXXVIII.