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VOLKELT, Johannes Immanuel

di Heinrich LEVY - Enciclopedia Italiana (1937)
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VOLKELT, Johannes Immanuel

Heinrich LEVY

Filosofo, nato a Lipnik (Galizia) il 21 luglio 1848, morto a Lipsia l'8 maggio 1930. Insegnò filosofia all'università di Jena dal 1876, a Basilea dal 1883, a Würzburg dal 1889, e dal 1894 fino al 1921 a Lipsia.

Il V. tende fin dal principio a una metafisica, che egli stesso caratterizza come monismo dello spirito assoluto. Lo studio di Kant, il cui frutto fu l'opera critica I. Kants Erkenntnistheorie nach ihren Grundprinzipien charakterisiert (Lipsia 1879), lo convinse dell'indispensabilità di una fondamentale giustificazione gnoseologica della metafisica, compito che per la prima volta si propose nel libro Erfahrung und Denken (Amburgo e Lipsia 1886). L'opera prende le mosse dalla pura esperienza solipsistica. Questa si presenta come un ammasso disordinato e inorganico: solo il principio della certezza, che è quello della necessità logica, crea un mondo coerente. Ma questo mondo esige come "minimo transsoggettivo" altre coscienze, e una continuità e connessione conformi alle leggi in seno a un unico mondo trascendente. Il V. ha elaborato tale gnoseologia in scritti posteriori, tra cui vanno menzionati: Die Quellen der menschlichen Gewissheit (Monaco 1906); Die Gefühlsgeicissheit (ivi 1922); Geuissheit und Wahrheit (ivi 1918: è, dei tre, il più importante). Ai problemi propriamente metafisici sono dedicati: Phänomenologie und Metaphysik der Zeit (Monaco 1925); Das Problem der Individualität (ivi 1928). Non meno essenziali per l'opera del V. sono i suoi scritti estetici, nei quali, mediante numerosi esempî, egli persegue la molteplice struttura dei fenomeni estetici. Il suo capolavoro è l'ampio System der Åsthetik (voll. 3, Monaco 1905-14; 2ª ed., molto modificata, ivi 1927), il quale sulla base di un'analisi dell'atteggiamento estetico soggettivo, stabilisce quattro norme, che si delimitano e determinano reciprocamente. Queste norme conferiscono contemporaneamente all'opera del V., secondo la sua stessa dichiarazione, il carattere di un'estetica della Einfühlung, di un'estetica dell'apparente, di un'estetica dell'unità organica e di un'estetica contenutistica del valore. Fra gli altri scritti su tale argomento è da ricordare la Åsthetik des Tragischen (Monaco 1897; 4a ed., ivi 1923), la quale, al pari dell'opera precedente, conclude in una metafisica. Vanno menzionati oltre a ciò Der Symbolbegriff in der neuesten Åsthetik (Jena 1876); A. Schopenhauer (Stoccarda 1900); Zwischen Dichtung und Philosophie (Monaco 1908).

Bibl.: O. Hallesby, J. V.s Erkenntnistheorie, Erlangen 1909; F. Lipsius, J. V., in Kant-Studien, XXIII (1919); F. Krueger, Nekrolog auf J. V., in Verhandlungen der sächsischen Akademie der Wissenschaften zu Leipzig (phil.-hist. Klasse), LXXXII, Lipsia 1930; E. Utitz, J. V., in Kant-Studien, XXXVI (1931). Si veda inoltre, del V. stesso, Mein philosophischer Entwicklungsgang, in Die deutsche Philosohpie in Selbstdarstellungen, I (Lipsia 1921), e l'esposizione sintetica della propria filosofia in Deutsche systematische Philosohpie nach ihren Gestalten, I (Berlino 1931). - In italiano: A. Ferro, La teorica della conoscenza in Giovanni Volkelt; studio espositivo dell'opera Eerfahrung und Denken, Aosta 1903.

Vedi anche
sapére sapére L'insieme delle conoscenze che si sono acquisite con lo studio o attraverso l'esperienza, o che comunque si possiedono. gnoseologia Termine filosofico equivalente a «teoria della conoscenza». Compito della gnoseologia è fornire una definizione di conoscenza, individuare i suoi possibili oggetti e studiare i modi in cui è acquisibile dal soggetto conoscente, accertandone la validità. Pertanto la gnoseologia si configura variamente ... a priori In filosofia, termine usato specialmente da I. Kant per indicare ciò che non dipende dall’esperienza, opposto a ciò che si definisce a posteriori. Ha origine in Aristotele, che aveva distinto l’universale dell’intelletto, la causa, come ‘primo per natura’ cioè per la ragione, dal particolare della percezione ... Arthur Schopenhauer Schopenhauer ‹šóopënhauër›, Arthur. - Filosofo (Danzica 1788 - Francoforte sul Meno 1860). Studiò nelle univ. di Gottinga, Berlino e Jena; a Berlino ascoltò (1811) le lezioni di Fichte, ma non ne rimase entusiasta. Ripiegò, perciò, sullo studio di Kant e di Platone, i due pensatori che avrebbero esercitato ...
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