ANDREÄ, Johann Valentin
Teologo luterano nato nel Württemberg il 17 agosto 1586, morto a Stoccarda il 27 giugno 1654. Discendeva da famiglia in cui gli studî teologici erano tradizionali; perdette giovinetto il padre, ma sotto la guida della madre, che fu donna di alto sentire, ebbe a Tubinga ottima educazione da buoni maestri. I suoi numerosi viaggi, anche all'estero, lo condussero in Italia e a Roma. Rivestì in patria importanti cariche ecclesiastiche, e compose gran numero di opere in prosa e in versi, in latino e in tedesco. Egli stesso racconta diffusamente la sua vita in un'opera, pubblicata per la prima volta nella forma originale latina nel 1849 (era già apparsa nel 1799 in una versione tedesca).
In essa dice di aver scritto sedicenne due commedie: Esther e Hyacinthus "ad aemulationem Anglicorum histrionum". Nel 1616 pubblicò un dramma satirico latino: Turbo, che ha richiamato l'attenzione degli studiosi (v. Erich Schmidt, in Goethe Jahurbuch, IV) perché in esso vien trattato per la prima volta nella letteratura tedesca il problema fondamentale del Faust.
A. aveva pubblicato già nei 1615 l'Hercules Christianus ed il poema didascalico Christenburg. Notevoli sono i dialoghi satirici in elegante latino, raccolti sotto il titolo Menippus, inanitatum nostratium speculum (1618). Del 1619 è la Christianopolis, in cui l'autore, sull'esempio di Tommaso Moro, rappresenta uno stato ideale, retto liberalmente da un'aristocrazia del pensielo.
A. coltivò la speranza, se non di tradurre in atto questo governo ideale, di costituire almeno un'associazione di uomini eletti che cercassero di diffondere lo spirito di carità e di tolleranza. Questo scopo è perseguito negli scritti: Invitatio fraternitatis Christi ad sacri amoris candidatos (1617); Christianae societatis idea e Christiani amoris dextera porrecta (entrambi del 1620).
Intento e speranza di tutta la vita e l'opera di A. fu sollevare il popolo tedesco dal decadimento in cui l'andavano precipitando le lotte confessionali. Ma lo scoppio della guerra dei Trent'anni e le miserie che essa portò con sé soffocarono questi sforzi; lo stesso A. ebbe a sofrire anche materialmente dalla guerra.
Negli ultimi decennî della vita la sua penna, com'egli scrisse, cedette alla necessità, e la sua attività si rivolse se non esclusivamente, specialmente a scopi pratici. Gli scritti di A., oltre che per elevatezza di pensiero e profondità di convincimenti, hanno pregio per la forma elegante ed arguta.
Bibl.: J. G. Herder, nella prefazione a Andreäs Dichtungen, Lipsia 1786, e in Zerstreute Blätter, parte 5ª, Gotha 1793; W. Hossbach, J. V. Andreä u. sein Zeitalter, Berlino 1819; Henke, in Allgemeine deutsche Biographie, I; J. Ph. Glökler, J. V. Andreä, 1886.