Filologo tedesco (Butzbach, Assia-Darmstadt, 1745 - Jena 1812). Studente a Tubinga, passò poi a Halle, che in quegli anni, con J. S. Semler, era il centro di un nuovo indirizzo teologico tendente a mettere in rilievo il carattere storicamente relativo delle varie esperienze religiose e culturali e a riproporre in termini nuovi, in contrasto con il protestantesimo, la distinzione tra Bibbia e tradizione. L'opera maggiore di G. è un'ed. del Nuovo Testamento, in polemica contro il textus receptus e la complutense (1774-77; 2a ed. migliorata, con apparato e prolegomeni, 1796-1806), il cui merito precipuo è costituito da una ricostruzione minuziosa della tradizione testuale seguita attraverso gli scrittori ecclesiastici e le traduzioni (filosseniana, armena, gotica). Inoltre, fu G. per primo a parlare di tre famiglie di codici per il Nuovo Testamento (alessandrina, occidentale e costantinopolitana) e a chiamare Sinottici i tre primi vangeli.