VOSS, Johann Heinrich
Poeta e filologo tedesco, nato a Sommersdorf nel Meclemburgo il 20 febbraio 1751, morto a Heidelberg il 29 marzo 1826. Suo nonno era stato ancora un servo della gleba; per continuare gli studî il ragazzo dovette sopportare privazioni e fatiche: ciò può aiutar a spiegare il suo acceso democraticismo e il carattere angoloso, impetuoso e ostinato che l'involse in molte polemiche. Studente a Gottinga, fu tra i capi di quel Bund poetico, che nel Musenalmanach di Boie raccolse (1772-74) i giovani ammiratori di Klopstock. Sulle orme di questo celebrò il giovine V., in odi ed elegie, l'amicizia, l'amore, la patria, la libertà, l'entusiasmo, dimostrando in questi esercizî miglior tecnica dei suoi compagni. Da loro si distingueva pure nei Lieder per una rude schiettezza, rivelatrice d'un temperamento risentito, se non ancora di poesia.
La sua poesia V. la trovò quand'ebbe lasciata Gottinga (1774), ritirandosi prima a Flensburg, poi a Wandsbeck - dove sposò la sorella dell'amico Boie, la fida Ernestine - quindi a Ottendorf, rettore di quella scuola, e finalmente (1782), nella stessa qualità a Eutin, dove rimase fino al 1802.
Alle lezioni del filologo Chr. G. Heyne si era acceso d'amore per la letteratura greca e aveva incominciato la traduzione dell'Odissea. La compì nel 1780: successive correzioni ne fecero la classica traduzione tedesca di Omero, un'opera viva ancor oggi. E lavorando all'Odissea Voss scoprì il mondo della propria fantasia, quello dell'idillio. La sua prima prova (Der Morgen) non riuscì ancora originale. Ma subito dopo il poeta trovava la materia a lui consentanea e il tono personale evocando figure, luoghi, stagioni, scene popolari della sua campagna nordica con un gustoso realismo, sublimato senz'enfasi nell'esametro classico. Non sempre la rappresentazione era così nitida e piacevole come in Der siebzigste Geburtstag; spesso la soverchia minuzia descrittiva, la tendenza politica o la moralizzatrice, gli atteggiamenti razionalistici producevano lungaggini, ineguaglianze, opacità. Ma la ventina d'idillî da lui composti fino al 1800 - due in dialetto - è tra i frutti più gradevoli del connubio, tipico per quel tempo, di forma classìca e di spiriti nazionali tedeschi. Il suo capolavoro il Voss lo diede con la Luise (1782-84), un complesso di tre idillî originariamente indipendenti e poi fusi in unità. La breve storia delle nozze della figlia di un parroco di villaggio offre materia ad una larga, amorosa rappresentazione della vita sentimentale di quel ceto, che fu in Germania per tutto il sec. XVIII il depositario maggiore dei valori dell'anima e della cultura. Goethe riconobbe di aver avuto dalla Luise la spinta al suo Hermann und Dorothea. A Eutin, V. compì anche la traduzione dell'Iliade, e si provò, pure felicemente, con Virgilio. Meno bene gli riuscirono in seguito le versioni di Ovidio, Orazio, Properzio, Aristofane. Un grosso errore fu la tentata traduzione di Shakespeare in stolta gara con A. W. Schlegel. Utilmente invece raccolse la somma delle sue esperienze metriche nella Zeitmessung der deutschen Sprache.
Nel 1802 si trasferì a Jena, e nel 1805 a Heidelberg. Negli ultimi decennî alternava i lavori di traduzione con quelli eruditi-polemici: raccoglieva materiali per un grande dizionario della lingua tedesca, scriveva recensioni, attaccava briga con l'antico maestro Heyen (contro cui aveva già lanciato i Mythologische Briefe), con l'amico della giovinezza F. L. Stolberg per la sua conversione al cattolicismo (Wie ward Fritz Stolberg ein Unfreier?), col romantico Creutzer (Antisymbolik). Furono le sue ultime e più accanite battaglie quelle contro il Romanticismo, ch'egli, erede ostinato dell'età illuministica, non voleva né poteva comprendere.
Il figlio Heinrich, nato a Otterndorf il 29 ottobre 1789, morto a Heidelberg il 20 ottobre 1822, fu professore di filologia in quell'università. Collaborò col padre nelle versioni da Aristofane e da Shakespeare, e compì una traduzione di Eschilo (1827). Sono anche da ricordare di lui le Mitteilungen über Goethe und Schiller (1834).
Ediz.: J. H. Voss, Sämtliche Gedichte, Königsberg 1825; id., Sämtliche poetische Werke, a cura di Abr. Voss, 1835; scelta di A. Sauer, in Deutsche National-Litteratur, IL, 1, Berlino-Stoccarda 1886.
Bibl.: W. Herbst, J. H. V., voll. 3, Lipsia 1872-76; C. Kuhlmann, J. H. V. als Kritiker und Gelehrter in seinen Beziehungen zu Lessing, Strasburgo 1914; K. Aner, J. H. V., in Theologische Studien und Kritiken, 1927.