SEUME, Johann Gotfried
Scrittore, nato a Poserna (Sassonia) il 29 gennaio 1763, morto a Teplitz il 13 giugno 1810. Studiò dapprima teologia a Lipsia, attingendo dalla lettura degli storici antichi e dei filosofi razionalisti quelle idealità stoiche e repubblicane cui serbò fede. Nel 1781 fu preso dagli arruolatori del duca Federico II d'Assia e costretto a seguire le truppe che il duca aveva ceduto agl'Inglesi per la guerra contro le colonie americane. Tornato in patria, nel 1787 riuscì a sottrarsi al servizio militare per finire i suoi studî. Durante l'insurrezione polacca del 1794 fu a Varsavia come segretario del generale Igelström e due anni dopo narrò le vicende dell'assedio nel libro Einige Nachrichten über die Vorfälle in Polen im Jahre 1794. Dall'inverno del 1801 alla primavera del 1802 visitò, a piedi, l'Italia (cfr. Spaziergang nach Syrakus im Jahre 1802) e quindi la Svizzera e la Francia. Le impressioni di un altro suo viaggio attraverso la Russia, la Finlandia e la Svezia nell'estate del 1804 sono raccolte nel volume Mein Sommer (1805). Negli ultimi scritti - liriche, la tragedia Miltiades (1808), un'introduzione e un commento alle opere di Plutarco, gli Apokryphen e l'autobiografia, tutti pubblicati postumi - la sua voce si leva alta e fiera, insieme con quella del suo amico Fichte, contro l'oppressione straniera.
Come prosatore, il S. per il suo stile semplice e schietto, tutto cose, e per la stessa sua concezione dell'arte, ch'egli vuole subordinata alle finalità etico-politiche, sta isolato nel suo tempo ed è legato, più che ai contemporanei, ai grandi storici dell'antichità: a Tacito soprattutto. Il suo giudizio morale investe e illumina, nelle pagine migliori, tutta la realtà vissuta e sofferta dallo scrittore con la passione di un'anima che sente in profondità la crisi spirituale della propria epoca. Giunto in Italia nel momento in cui si destava la nuova coscienza nazionale, egli non guarda che per un istante alla storia e all'arte (Scuola d'Atene, il tempio di S. Croce, S. Bartolomeo del Duomo di Milano), ma bene è il primo Tedesco, che sente il contrasto fra tanto splendore di cieli e tanta umana miseria. Onde l'opera del S., forse meglio che con criterî estetici, va valutata nel suo significato umano.
Edizioni: Prosaische und poetische Werke, voll. 10, Berlino 1879; Auswahl von W. Hausenstein, Lipsia 1917.
Bibl.: O. Planer e C. Reissmann, J. G. S., Lipsia 1898; A. Sauer, Reden und Aufsätze, Vienna 1903, p. 25 segg.; K. Ranitzsch, S. und seine Beziehungen zu Wilhelmine Reder, Dresda 1910.