BRANT, Joe (Joseph)
Nato nel 1742, morto vicino a Brantford sul lago Ontario (Canada) il 24 novembre 1807. Thay-enda-né-gea ("fascio, forza che non si rompe") di nome proprio, questo condottiero delle "Sei Nazioni" pare abbia acquistato nome e cognome cristiano dal patrigno con cui conviveva. Figlio d'un sachem della tribù del Lupo, era di purissimo sangue mohawk. Notato, ragazzo, da sir William Johnson, regio commissario britannico per gl'Indiani nella prov. di New York, fu mandato a una scuola cristiana nel Connecticut e imparò a parlare e a scrivere l'inglese; e accompagnò poi il protettore nelle campagne contro i Francesi del 1755 e del 1759 (Lago George, Niagara). Il Johnson si serviva di lui per tenere le Sei Nazioni dalla parte dogl'Inglesi. Segretario del figlio di Johnson, nel 1774, il B. rimase fedele all'antica amicizia anche nella guerra dell'indipendenza americana, ostacolato in questa politica fra gl'Indiani dal famoso sachem Red Jacket ("Giubba Rossa"). Portato a Londra nel '75 per essere accarezzato e lusingato alla corte inglese, il B. tornò ufficiale regolare dell'esercito britannico e condusse le "Sei Nazioni" in guerra contro le colonie. Nel 1779 distrusse una compagnia di cinquecento Americani sul fiume Delaware. Dopo la guerra, nel 1791, sconfisse un distaccamento del generale St. Clair sulle rive del Lago Brie; ma nel 1777 era stato battuto davanti a Stanwix dal Herkimer e dall'Arnold. L'orrendo massacro di donne e bambini a Cherry Valley (1779) indusse gli Americani ad occuparsi sul serio di lui, provocando la tremenda campagna di rappresaglie del generale Sullivan, che si può dire sterminò gl'Indiani nell'odierno stato di New York, fino al fiume Genesee, e distrusse ogni parvenza di potenza indiana al nord-est del versante del Mississippi. Dopo gli ultimi strascichi della guerra, il Brant difese eloquentemente la causa perduta degl'Indiani a Ottawa, a Londra, a Philadelphia, e ottenne tra gli Stati Uniti, l'Inghilterra e i pochi residui delle "Sei Nazioni Indipendenti" accordi che tuttora vigono come curiosità. A un certo momento il B.. nazionalista indiano, credette di potere con l'aiuto degl'Inglesi arginare l'espansione degli Stati Uniti verso ovest al Mississippi, e creare di là da questo un grande impero indiano; poi volle che gl'Indiani entrassero cittadini nelle nuove democrazie americane e fu eletto, ma non accettato, deputato al Parlamento canadese. Il B., convertito al cristianesimo, tradusse in lingua mohawk la Bibbia e il messale anglicano e costrusse chiese.
Il B. è entrato nella leggenda americana ora come spauracchio per i bambini cattivi, ora come l'eroico difensore d'una razza che moriva (e che non è morta). Più preciso è forse vedere in lui, come in altri capi indiani, uno di quegli agenti che il governo inglese ha sempre saputo trovare nei popoli che conquistava e impiegare ai suoi scopi politici e diplomatici.
Bibl.: Sempre fondamentale, lo Stone: Life of J. B., New York 1838 e Albany 1865. Meglio leggibile il Wood, The War Chief of the Six Nations, Torino 1921 (Chronicles of Canada, XV).