jobs act
(Jobs act, Jobs Act), loc. s.le m. inv. Legge di riforma del mercato del lavoro, n. 183 del 10 dicembre 2014.
• «Si è detto “non esiste più il posto fisso”. Ma questo è noto da venti anni. Da allora sono state fatte varie riforme del lavoro. E ora il problema è l’eccesso di precarietà, non il contrario. È lo stesso governo, giustamente, a sostenere che la filosofia del Jobs Act è quella di promuovere un numero maggiore di contratti a tempo indeterminato. Quindi, evidentemente, anche per [Matteo] Renzi il posto fisso è un valore positivo» (Massimo D’Alema intervistato da Fabrizio Forquet, Sole 24 Ore, 29 ottobre 2014, p. 11) • La vittoria del Sì, secondo il ministro [Pier Carlo Padoan], sarebbe comunque una «opportunità» che permetterebbe al Paese di accelerare il processo, dopo i passi già importanti compiuti nel campo del lavoro grazie al jobs act. (Andrea Bassi, Messaggero, 8 ottobre 2016, p. 8, Primo Piano) • Il Jobs act può essere considerato la «via italiana» verso il modello europeo di flexicurity, regole flessibili per assunzioni e licenziamenti e tutele robuste in caso di disoccupazione. Ma in Italia il provvedimento incassa solo critiche. Eppure, dal punto di vista concreto, il Jobs act ha favorito l’occupazione stabile, con un significativo aumento dei contratti a tempo indeterminato, estendendo anche gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori. (Maurizio Ferrera, Corriere della sera, 13 febbraio 2017, p. 1, Prima pagina).
- Espressione inglese composta dai s. job ‘impiego, occupazione’ e act ‘legge’, richiamandosi alla legge statunitense firmata dal presidente Barack Obama il 5 aprile 2012, denominata The Jumpstart Our Business Startups Act o, rendendo acronimica la prima parte dell’intitolazione, Jobs Act, che però regolava per legge il finanziamento per l’avvio di piccole imprese innovative.
- Già attestato nella Repubblica del 22 ottobre 2013, p. 8 (Giovanna Casadio), nella variante Jobact.