Woodward, Joanne (propr. Joanne Gignilliat)
Attrice cinematografica statunitense, nata a Thomasville (Georgia) il 27 febbraio 1930. Impostasi come una delle interpreti più interessanti e dotate di talento della generazione formatasi negli anni Cinquanta, facendo proprie l'impostazione naturalistica e l'immedesimazione psicologica nei personaggi tipiche dell'Actors Studio, con la sua recitazione ricca di calore e di profondità emotiva, l'istintiva capacità di delineare caratteri diversi con ampiezza di sfumature, ha costruito nel corso della sua carriera convincenti immagini di una femminilità complessa, spesso venata di insicurezze e ferita, ma per lo più colta in una fase di importante evoluzione. Premiata nel 1958 con l'Oscar alla sua terza interpretazione, quella della schizofrenica protagonista di The three faces of Eve (1957; La donna dai tre volti) di Nunnally Johnson, ha ottenuto il premio come migliore attrice al Festival di Cannes nel 1973 per The effect of gamma rays on man-in-the-Moon marigolds (1972; Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Matilda) diretto da Paul Newman, suo importante compagno di vita e di lavoro che nel cimentarsi come regista ha offerto alla W. alcuni dei suoi ruoli più intensi e suggestivi.
Affascinata dal cinema sin da bambina (influenzata in ciò dalla profonda passione della madre), mentre frequentava la scuola superiore a Grenville (South Carolina), dove la sua famiglia si era trasferita quando la W. aveva quindici anni, proprio nel periodo del divorzio dei genitori cominciò a prendere parte a numerosi spettacoli teatrali, dimostrando un istintivo talento. Successivamente frequentò per due anni la Louisiana State University, seguendo i corsi di arte drammatica, e quindi si trasferì a New York per studiare alla Neighborhood Playhouse School of the Theatre con S. Meisner e all'Actors Studio. Dopo alcune apparizioni televisive venne scritturata come sostituta delle principali parti femminili per l'importante messa in scena a Broadway di Picnic (1953) di W. Inge, per la regia di Joshua Logan, in cui recitava anche Paul Newman. Di lì a poco (1955) ottenne un contratto con la 20th Century-Fox grazie al quale nello stesso anno esordì sul grande schermo con Count three and pray (Conta fino a tre e prega) di George Sherman, cui seguirono A kiss before dying (1956; Giovani senza domani) di Gerd Oswald e l'impegnativa performance in The threes faces of Eve che le valse anche un Golden Globe. Risale al 1958, anno del suo matrimonio con Newman, l'uscita del primo film interpretato dalla coppia, The long hot summer (La lunga estate calda) di Martin Ritt (che in precedenza aveva diretto l'attrice nel drammatico No down payment, 1957, Un urlo nella notte), tratto da W. Faulkner e valorizzato, come tutti i successivi, dall'intensa sintonia tra i due attori. Le schermaglie pervase da una corrente di forte sensualità, in questo caso tra la sensibile Clara (la W.) e il rude, spavaldo Ben Quick (Newman) sullo sfondo di una tipica cittadina del Sud degli Stati Uniti, avrebbero animato anche il più convenzionale mélo From the terrace (1960; Dalla terrazza) di Mark Robson, i cui spunti migliori sono giocati proprio intorno al personaggio della W., prima oggetto del desiderio e poi insoddisfatta moglie frustrata del protagonista. Analogo schema caratterizza anche le due commedie affrontate dalla coppia (il divertente Rally 'round the flag, boys!, 1958, Missili in giardino, di Leo McCarey, e il più confuso A new kind of love, 1963, Il mio amore con Samantha, di Melville Shavelson), come la storia d'amore di Paris blues (1961) di Ritt. In precedenza, senza Newman, l'attrice aveva offerto ottime prove ancora in due drammi ambientati nel profondo Sud, The sound and the fury (1959; L'urlo e la furia) di Ritt, da Faulkner, e The fugitive kind (1960; Pelle di serpente) di Sidney Lumet, da T. Williams, accanto a Marlon Brando e Anna Magnani. Successivamente mostrò un disincantato sex appeal nella parte della spogliarellista di The stripper (1963; Donna d'estate) di Franklin J. Schaffner e una divertita vivacità nel western dai toni di commedia A big hand for the little lady (1966; Posta grossa a Dodge City) di Fielder Cook. Affascinata dal romanzo di M. Laurence A jest of God e decisa a portarlo sullo schermo con la sceneggiatura scritta da Stewart Stern, la W. riuscì a coinvolgere nel progetto il marito che non solo contribuì alla produzione ma scelse il film, Rachel, Rachel (1968; La prima volta di Jennifer), per il suo esordio nella regia. Appassionato ritratto di un'insegnante di trentacinque anni alla scoperta della propria identità e dei propri desideri, splendidamente delineato dalla W. assecondata dalla direzione sensibile di Newman, il film ottenne un notevole successo e valse all'attrice una nomination all'Oscar e il Golden Globe. La delicata esplorazione di un problematico mondo femminile caratterizza anche il successivo film (The effect of gamma rays on man-in-the-Moon marigolds, da un testo teatrale di P. Zindel) diretto dall'attore e interpretato dalla W. nella parte della cinica, desolata, sarcastica Beatrice che vive un tormentato rapporto conflittuale con le figlie. Felici furono anche le sue apparizioni, ancora accanto a Newman, in Winning (1969; Indianapolis, pista infernale) di James Goldstone, nel controverso WUSA (1970; Un uomo oggi), in cui la W. avvolge di sommessa disperazione la figura alla deriva dell'inquieta Geraldine, e nel noir The drowning pool (1975; Detective Harper: acqua alla gola), entrambi di Stuart Rosenberg, così come quelle negli altri film diretti dal marito, l'emozionante dramma per la televisione The shadow box (1980; Prima dell'ombra), il doloroso Harry and son (1984), con Newman protagonista, l'elegante The glass menagerie (1987; Lo zoo di vetro) da Williams. Tra le altre interpretazioni da ricordare quelle in Sybil (1976) di Daniel Petrie e in Crisis at Central High (1981; Negro go home) di Lamont Johnson, entrambi realizzati per la televisione, e in Mr. & Mrs. Bridge (1990) di James Ivory, adattamento dei romanzi di E.S. Connell fortemente voluto dalla W. che tratteggia con sofferta umanità la figura della tenera India, moglie trascurata dell'impenetrabile Mr Bridge (Newman). Risalgono al 1993 la partecipazione dell'attrice a Philadelphia di Jonathan Demme, nel ruolo della madre del protagonista, e il suo contributo come voce narrante a The age of innocence (L'età dell'innocenza) di Martin Scorsese. Scelte che evidenziano come negli anni il suo rapporto con il cinema si sia basato su una profonda passione selettiva, mentre è continuato intenso il suo impegno in campagne per i diritti civili e in attività umanitarie.
J. Morella, E.Z. Epstein, Paul and Joanne. A biography of Paul Newman and Joanne Woodward, New York 1988.