Plowright, Joan (propr. Joan Ann)
Attrice teatrale e cinematografica inglese, nata a Brigg (North Lincolnshire) il 28 ottobre 1929. Tra le maggiori interpreti teatrali della sua generazione, in grado di spaziare dai testi classici a quelli moderni, sino agli inizi degli anni Ottanta ha avuto con il cinema contatti sporadici e di matrice teatrale. Successivamente le sue apparizioni sul grande schermo si sono intensificate, e l'attrice si è rivelata una caratterista di grande qualità, grazie alle sue doti drammatiche ma anche a un accentuato gusto per l'umorismo e la caricatura.
Figlia di un giornalista, dopo aver studiato recitazione all'Old Vic Theatre School, debuttò in provincia nel 1948 e a Londra nel 1954, per poi affermarsi sui palcoscenici due anni dopo con The country life di W. Wycherley, in cui ebbe la prima parte da protagonista. Nel 1957 lavorò in The entertainer di J. Osborne insieme a Laurence Olivier (suo marito dal 1961), con il quale formò la 'coppia reale' del teatro britannico, pur collezionando anche numerosi successi personali con le interpretazioni di opere di G.B. Shaw, W. Shakespeare e di Filumena Marturano di E. De Filippo. Nel cinema esordì con brevi ruoli in Moby Dick (1956; Moby Dick, la balena bianca) di John Huston e Time with-out pity (1957; L'alibi dell'ultima ora) di Joseph Losey, cui fecero seguito, per un altro quindicennio, rare apparizioni: tre direttamente legate alla sua attività teatrale, tra cui la più importante in The entertainer (1960; Gli sfasati) di Tony Richardson oltre a due film tratti da A.P. Čechov, Uncle Vanya (1963) di Stuart Burge e Three sisters (1970; Tre sorelle) di Olivier, alle quali si aggiunse Equus (1977) di Sidney Lumet. A partire dagli anni Ottanta la sua bravura e il suo fisico 'normale' di donna matura che sembravano fatti apposta per il rinnovato vigore realistico del cinema inglese di quegli anni, le hanno permesso di riprendere l'attività cinematografica. Dopo parti secondarie nel 1982 in Britannia Hospital di Lindsay Anderson e Brimstone & treacle (Le due facce del male) di Richard Loncraine, nel 1988 è stata tra i protagonisti di The dressmaker (La sarta) di Jim O'Brien e Drowning by numbers (Giochi nell'acqua) di Peter Greenaway, dove l'apparente bonarietà del suo personaggio appare soffusa di umorismo nero. Nel frattempo Hollywood si era accorta di lei, e dopo Revolution (1985) di Hugh Hudson, nel 1990 le ha offerto due grandi occasioni come interprete di caratteri, che le hanno dato modo di esibirsi in irresistibili accenti stranieri: la mamma ebrea in Avalon di Barry Levinson e quella iugoslava in I love you to death (Ti amerò... fino ad ammazzarti) di Lawrence Kasdan. Da quel momento, che ha coinciso con la morte di Olivier (1989), ha diradato le apparizioni teatrali e intensificato quelle cinematografiche e televisive. Oltre a cimentarsi in ruoli comici, in cui ha messo in evidenza le sue doti autoironiche, in Dennis the menace (1993; Dennis la minaccia) di Nick Castle, nel cammeo di Last action hero (1993; Last action hero ‒ L'ultimo grande eroe) di John McTiernan, in cui è un'insegnante che tenta di interessare i suoi allievi a W. Shakespeare mostrando loro una sequenza di Hamlet (1948) di Olivier, e in Bringing down the house (2003; Un ciclone in casa) di Adam Shankman, la P. è stata interprete di film in costume in cui ha portato la misura della sua esperienza e la sua capacità di rendere le sfumature: Enchanted April (1991; Un incantevole aprile) di Mike Newell, che le ha valso la nomination all'Oscar come migliore attrice non protagonista; Widow's peak (1994; Tre vedove e un delitto) di John Irvin; The scarlet letter (1995; La lettera scarlatta) di Roland Joffé; Surviving Picasso (1996) di James Ivory; Jane Eyre (1995), Un tè con Mussolini (1999) e Callas forever (2002) tutti diretti da Franco Zeffirelli. Nel 2001 ha pubblicato l'autobiografia dal titolo And that's not all.