MARTINES, Joan
MARTINES, Joan. – Nulla si conosce della famiglia, e ignoti sono anche gli anni di nascita e di morte di questo cartografo attivo a Messina tra il 1556 e il 1587 e a Napoli negli anni 1590-91.
Anche la sua patria d’origine è stata oggetto di controversie. In un suo primo studio, Cortesão lo annovera, sia pure con qualche riserva, tra i cartografi portoghesi, ma in seguito sembra avere cambiato opinione, poiché lo esclude dal suo successivo e più completo trattato Portugaliae Monumenta Cartographica (Lisbona 1960). Codazzi lo considera catalano, basandosi tanto sul contenuto delle carte, quanto sulla forma delle sottoscrizioni, simili a quelle delle opere degli Olives, cartografi catalani emigrati in Italia. Caraci invece lo ritiene senza esitazione siciliano, sia pure di discendenza catalana. Egli infatti fa notare che nelle sottoscrizioni delle opere eseguite a Messina appare semplicemente la scritta «Joan Martines en Messina» seguita dalla data, essendo superflua la menzione del luogo d’origine del cartografo perché coincidente con quello di esecuzione, mentre in quelle composte a Napoli si legge «Joan Martines de Messina en Napoles», chiara indicazione del luogo d’origine dell’autore.
In mancanza di dati si può cercare di ricostruire almeno qualche elemento della sua vita dalla vasta produzione giunta fino a noi, una delle più consistenti del XVI secolo, seconda solo a quella di Battista Agnese.
Cortesão elenca diciassette o diciotto atlanti e sette o otto carte singole; Caraci a sei carte e ventuno atlanti, tutti firmati, aggiunge otto esemplari attribuibili al M., mentre Rey Pastor e Camarero portano il numero totale delle opere firmate, carte e atlanti, a trentaquattro e quello delle opere attribuite a sedici. In realtà in tali repertori appaiono anche carte un tempo conservate in biblioteche e musei oggi non più reperibili e carte di proprietà privata delle quali si sono da tempo perse le tracce. Inoltre in tempi recenti altre opere si sono aggiunte, come la carta del 1590 conservata presso l’Istituto internazionale di studi liguri di Bordighera. Per contro alcune attribuzioni lasciano non poche perplessità, come quella della carta anonima del Sudamerica, probabilmente un foglio sciolto di un atlante (Chicago, Newberry Library, Ayer Mss., 20). L’attribuzione era basata su affinità stilistiche e toponomastiche con altre opere del M., ma non si era tenuto conto della raffigurazione dell’estremità meridionale del continente, che non corrisponde a quella dei suoi planisferi e delle carte particolari degli altri suoi atlanti. La Terra del Fuoco è infatti rappresentata come una grande isola di forma triangolare e non come lembo dell’immaginaria terra australe incognita. Appare anche lo stretto di Le Maire tra la Terra del Fuoco e l’Isola degli Stati, scoperto da Jacob Le Maire e Willem Schouten nel 1616-17. Inoltre quest’ultima terra fu creduta un lembo del continente australe ancora per qualche tempo e la sua vera natura insulare fu riconosciuta da Hendrik Brouwer soltanto nel 1642-43. Tutto sembra portare a ritenere la carta opera della metà del Seicento e pertanto non attribuibile al Martines.
L’arco della vita attiva del M. si estende per ben trentacinque anni, dal 1556 al 1591. In realtà la data della carta più antica è in parte abrasa e poco leggibile e potrebbe anche essere 1550; tuttavia Caraci e Cortesão concordano nell’interpretarla 1556, considerando anche che il periodo di attività è già molto esteso. Nella prima parte della produzione, fino al 1570, prevalgono le carte nautiche in un singolo foglio; in seguito invece prendono il sopravvento gli atlanti, che richiedono una lavorazione più complessa; la produzione sembra inoltre intensificarsi, almeno a giudicare dagli esemplari giunti fino a noi, prova che il M. doveva ormai disporre a Messina di un vero e proprio laboratorio cartografico con divisione dei compiti tra artigiani specializzati e giovani apprendisti.
Nel 1590, ormai anziano, si trasferì a Napoli, dove rivestì la carica ufficiale di cosmografo del re, come risulta dalla sottoscrizione della carta nautica conservata a Bordighera: «Joan Martines de Messjna Cosmographo del Rey ñro segnor. En Napoles Añy 1590».
La carica era stata in precedenza ricoperta da un altro cartografo italiano, il calabrese Domenico Vigliarolo, originario di Stilo, che, dopo avere lavorato a Palermo, si era spostato a Napoli, mutando il suo nome in Domingo de Villaroel. A Napoli aveva firmato gli ultimi lavori nel 1589, anno presumibile della sua morte.
La morte del M. può essere collocata intorno al 1591, anno in cui eseguì l’ultimo lavoro giunto fino a noi. Dopo la sua morte, la carica di cosmografo del re non risulta essere stata più assegnata.
L’ampia produzione del M. si inserisce in una fase in cui la cartografia manoscritta, anziché essere totalmente soppiantata dalla nuova cartografia a stampa, sembra conoscere, almeno nell’ambito mediterraneo, una nuova e crescente prosperità, alimentata dalla presenza di ricchi committenti, desiderosi di possedere oggetti unici, eseguiti appositamente per loro. Si tratta pertanto di opere riccamente decorate che, pur presentando le caratteristiche tecniche delle carte da navigare, risultano destinate non all’uso pratico, ma ad arricchire le biblioteche, con la funzione di informazione geografica. Le carte nautiche in un singolo foglio e le tavole degli atlanti elaborate dal M. non si distaccano dal resto della produzione cinquecentesca, seguendo canoni stabiliti nei due secoli precedenti, senza aggiornamenti o innovazioni. Anche l’asse Est-Ovest del Mediterraneo continua a presentare la consueta rotazione di circa 8 gradi in senso antiorario, sebbene la declinazione magnetica locale, probabile causa di tale distorsione, fosse ormai diminuita in maniera consistente.
Di maggiore interesse sono le raffigurazioni dei continenti extraeuropei, le conoscenze dei quali erano in continua evoluzione e richiedevano un costante aggiornamento. Non si può però affermare che il M. riesca ad apportare qualche contributo originale alle conoscenze geografiche: le sue carte sono in genere copiate dalla più recente produzione a stampa. Già nel primo atlante conosciuto, quello del 1562, si osserva un mappamondo in due emisferi, che finirà per costituire una sorta di marchio di fabbrica delle sue opere. Le configurazioni geografiche, come osserva Caraci, derivano dai planisferi di Giacomo Gastaldi, in particolare da quello del 1561, allora considerato perduto e oggi forse ritrovato in una recente acquisizione della British Library. La presenza dello stretto di Anian, che separa l’America dall’Asia, la posizione errata del «Giapan», la forma triangolare del Sudamerica, la «Terra Incognita», che occupa buona parte dell’emisfero australe, sono tutti elementi che riconducono direttamente al modello gastaldino. Nell’atlante del 1578 accanto al mappamondo in due emisferi fa la sua comparsa un mappamondo ovale a paralleli equidistanti, direttamente derivato dal Typus Orbis Terrarum inserito da Abramo Ortelio nel suo Theatrum Orbis Terrarum del 1570. Ne sono conferma la forma quadrangolare del Sudamerica, la raffigurazione di un continente artico diviso in quattro grandi masse e di una Terra Australis nondum cognita che all’estremità occidentale della carta si avvicina alla Nova Guinea e all’estremità orientale si protende verso l’Insulindia con la penisola di Beach, Lucach e Maletur, annunciando in qualche modo un’Australia non ancora scoperta. Gli atlanti del M. si arricchiscono nel tempo anche di carte nautico-terrestri dei continenti, di regioni d’Europa e di grandi isole, portando il totale delle tavole a diciannove-venti, nell’evidente tentativo di imitare, quanto a ricchezza di informazione geografica, la produzione a stampa presente sul mercato.
Opere: Le opere firmate o attribuibili sono: Cortona, Biblioteca dell’Accademia Etrusca, n. 100, carta nautica, Messina 1556; New York, Hispanic Society of America, K.20, atlante, [Messina] 1562; K 31, atlante, Messina 1582; Londra, British Library, Add. Mss., 17540, carta nautica, Messina 1564; 15714, atlante, Messina 1567; 22018, atlante, Messina 1579; 5019, atlante, Messina 1582; Harley, 3489, atlante, Messina 1578; 3450, atlante, Messina s.d.; Ibid., Admiralty Library, Va., 3, atlante, Messina 1579; Arch. di Stato di Torino, Mss., J.b.II.10, atlante, Messina 1565; Torino, Biblioteca reale, Mss. Varia, 165, atlante, Messina 1586; Madrid, Museo naval, Coll. Priv. (deposito), carta nautica, Messina 1566; atlante, Messina 1570; Ibid., Fundación Casa de Alba, atlante, Messina 1577; Ibid., Biblioteca nacional, Mss. Vit., 4-20, atlante, Messina 1587; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Acquisti e Doni, 183, carta nautica, Messina 1568; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Mss., 365, carta nautica, Messina 1570; Genova, Galata Museo del mare, atlante, Messina 1571 (in esposizione); Greenwich, Maritime Museum, Mss., 33-9925C/P6, atlante, Messina 1572; Milano, Biblioteca nazionale Braidense, AG.XI.61, atlante, Messina 1579; Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal, Mss., 8323, atlante, Messina 1582; Ibid., Bibliothèque nationale, Res.Ge.DD., 682, atlante, Messina 1583, Chicago, The Newberry Library, Ayer, 21, atlante, Messina 1583; Cambridge, Trinity College Library, R.4.50, carta nautica, Messina 1584; Biblioteca apostolica Vaticana, Borg., X, carta nautica, Messina 1586; Bordighera, Istituto internazionale di studi liguri, carta nautica, Napoli 1590; Berlino, Staatsbibliothek, Hamilton, 430, atlante, Napoli 1591. Opere attribuite: Parigi, Bibliothèque nationale, Res.Ge.FF., 16119, atlante; Roma, Biblioteca Angelica, Mss., 1311, atlante; Venezia, Biblioteca naz. Marciana, Mss. it., cl. IV, 559 (=5582), atlante; Ibid., Civico Museo Correr, Port., 38, atlante; Londra, British Library, Add. Mss., 9947, atlante; 10134, atlante; 9814, atlante; Greenwich, Maritime Museum, Mss., 39-9926C/P25, atlante; Oxford, Bodleian Library, Rawlinson, B.256, atlante; Douce, 391, atlante; San Marino, CA, The Huntington Library, HM, 33, atlante; Biblioteca apostolica Vaticana, Urb. lat., 1710, atlante; Vat. lat., 8920, atlante.
Fonti e Bibl.: A.E. Nordenskjöld, Periplus, Stockholm 1897, ad ind.; A. Codazzi, Di un atlante nautico di Giovanni M., in L’Universo, III (1922), pp. 905-943; G. Caraci, An anonymous Italian portolan atlas, in Tabulae geographicae vetustiores in Italia adservatae, II, Florence 1927, pp. 19-37; Id., Il cartografo messinese J. M. e l’opera sua, in Atti della R. Acc. Peloritana, 1935, vol. 37, pp. 619-667; A. Cortesão, Cartografia e cartógrafos portugueses dos séculos XV e XVI, Lisboa 1935, pp. 207-236; J. Rey Pastor - E. García Camarero, La cartografía mallorquina, Madrid 1960, pp. 101-118; V. Rosselló Verger, Portolans procedents de colleccions espanyoles (catal.), Barcelona 1995, pp. 126-130, 143-149.