FONTCUBERTA, Joan
Fotografo e artista catalano, nato a Barcellona il 24 febbraio 1955. Figura esemplare del movimento postmoderno in fotografia, dalla metà degli anni Ottanta del 20° sec., attraverso progetti fotografici, editoriali ed espositivi, indaga con ironia codici della comunicazione giornalistica, politica, storiografica e scientifica.
Nel 1977 si è laureato in comunicazione presso l’Università autonoma di Barcellona e ha iniziato la sua carriera occupandosi di pubblicità. Dal 1979 al 1986 ha insegnato presso l’Università di Barcellona e nel 1980 ha co-fondato la rivista di arti visive «Photovision». Dal 1993 è professore di comunicazione audiovisiva all’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Nel 1996 è stato direttore artistico del Festival di Arles, evento annuale internazionale dove ha anche esposto nel 2005 e nel 2009. Ha collaborato con la Harvard University nel 2003 e ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. Nel 2013 ha vinto l’importante Hasselblad Award in photography.
Nella sua produzione artistica – e in forma teorica nei suoi scritti – decostruisce la tradizionale idea secondo cui la fotografia è un medium oggettivo in grado di ottenere rappresentazioni fedeli e credibili della realtà. Piuttosto, mira a dimostrare che ‘realtà’ e ‘finzione’ possano essere due nozioni speculari, la cui interpretazione dipende dalle strategie culturali implicite nelle immagini, dai loro contesti di fruizione e dalle competenze del pubblico. Tutto ciò è già visibile nei suoi primi lavori: Herbarium (1982-85), in cui crea una tassonomia visiva di nuove specie di piante avendo come riferimento artistico l’opera di Karl Blossfeldt (1865-1932) e cercando un’armonia di forme tra natura e arte; Fauna (1985-89), evocazione provocatoria di un bestiario fantastico che mette alla prova la nozione di documento; Constel-lacions (1993-99), omaggio alla magnificenza del cosmo; L’artista e la fotografia (1995), con opere ispirate ai geni della pittura spagnola nell’intento di svelare l’equivoco tra autorevolezza e autorità; Sputnik (1996-98), in cui fatti reali si mischiano con fantasie e documenti reali con altri manipolati. In tempi più recenti ha acquisito notorietà soprattutto con opere come Miracles & Co. (2002), viaggio immaginario, raccontato con stile documentaristico, verso un monastero dove si manifestano strani fenomeni soprannaturali; Orogènesi (2002), una serie di paesaggi apparentemente fotografici, ma ottenuti attraverso tecniche digitali e a partire da immagini preesistenti; Googlegrames (2005), immagini-icone realizzate attraverso un software per l’elaborazione di fotomosaici e basate sui parametri di ricerca maggiormente utilizzati sul web; Deconstruir Ossama (2007), visione ironica di come l’Occidente vede il mondo arabo, in cui F. indossa i panni di un fantomatico leader di al-Qā῾ida e star della televisione araba, Fasqiyta Ul-Junat; Camouflages (2014), sguardo ironico e disilluso su temi come il ruolo della religione nella società e nella politica, la critica della superstizione e dell’irrazionale, i limiti connessi con l’idea di autore, stile, firma e autenticità dell’opera d’arte, il concetto di realismo concepito come ‘credo’, ‘fede’ o convinzione.