DIDION, Joan
Giornalista e scrittrice statunitense, nata a Sacramento (California) il 5 dicembre 1934, da una famiglia di pionieri: circostanza che segna il clima sia dei suoi romanzi che dei suoi saggi e articoli. Eccettuati gli anni di apprendistato giornalistico a New York, ha sempre vissuto sulla nativa costa occidentale, a Berkeley durante gli anni dell'università, poi a San Francisco e a Los Angeles; i suoi viaggi di lavoro e di vacanza l'hanno portata in luoghi o paesi considerati ''di frontiera'' dall'immaginario americano, nella sfera del sociale e del politico: Hollywood, le Hawaii, la Colombia, il Salvador, la Miami degli esiliati cubani.
Strettamente collegati a essi sono i suoi reportages e i suoi romanzi: l'incapacità dei discendenti di vecchie famiglie californiane ad affrontare nuove realtà è il tema del romanzo Run river (1963); il disordine personale e collettivo degli anni Sessanta in California è esplorato nei saggi Sloucing towards Bethlehem (1968) e The white album (1979); nell'alienante mondo del cinema a Hollywood e del gioco d'azzardo a Las Vegas è ambientato il romanzo Play it as it lays (1970; trad. it., Prendila come viene, 1978); nel romanzo A book of common prayer (1977; trad. it., Diglielo da parte mia, 1979) il fallimento del sogno americano di poter ricominciare tutto da capo suggella la vita di una donna statunitense che, turista in un fittizio paese latino-americano e madre di una terrorista, morrà vittima di una delle rivoluzioni di quel paese. In due serie di reportages, poi pubblicati in saggio, D. denuncia l'irresponsabile ingerenza del governo statunitense nella politica dell'America Latina: in Salvador (1983), contro il sostegno dell'amministrazione Reagan alla dittatura e alla guerriglia Contra nel Nicaragua sandinista; in Miami (1987), sulle violenze e uccisioni conseguenti all'aggressiva e ingannevole propaganda di Washington tra i rifugiati cubani nel Sud della Florida. Nel romanzo Democracy (1984; trad. it., 1984), la scelta della protagonista di rimanere a Kuala Lumpur in Malesia ad accogliere i rifugiati dal Vietnam alla fine della guerra ne segna il riscatto morale e fisico, in contrapposizione con la devastante e ambigua politica degli Stati Uniti nel Sudest asiatico.
La capacità di analisi dei fatti concreti, il profondo coinvolgimento personale nelle vicende di cui è testimone, hanno fatto annoverare D. tra gli esponenti del new journalism, con N. Mailer e T. Wolfe. Lo stile asciutto, l'organizzazione tematica e la struttura simbolica della scrittura, il carattere metanarrativo dei suoi romanzi sono pregi che una certa visione fondamentalmente manichea della realtà non riesce a intaccare sensibilmente; tanto più che negli ultimi anni l'esplicita negazione di un possibile riscatto della civiltà americana contemporanea si è ammorbidita: già il saggio Miami testimonia un approccio più positivo, meno catastrofico; e Insider baseball − corrispondenza pubblicata sul The New York review of books del 27 ottobre 1988, in cui D. documenta minuziosamente il mistificante spettacolo-carosello messo in scena per i media e per mezzo dei media in occasione della campagna presidenziale americana − rivela una rinnovata, infaticabile fiducia nelle proprie capacità di ricerca e di interpretazione.
Bibl.: K. U. Henderson, J. Didion, New York 1981; J. Didion: essays and conversations, a cura di E. G. Friedman, Ontario 1984.