SANDRART, Joachim von
Pittore, incisore e scrittore d'arte, nato il 12 maggio 1606 a Francoforte s. M., morto il 14 ottobre 1688 a Norimberga. Apprese da principio l'incisione presso Peter Isselburg a Norimberga e Egidio Sadeler a Praga (1621). Studiò poi pittura a Utrecht con G. Honthorst che lo condusse pure con sé in Inghilterra. Nel 1627 fece un viaggio in Italia, visitando Venezia dove studiò Tiziano e Paolo Veronese, poi Firenze e Roma, dove venne accolto nella "Schilderbent", infine la Sicilia, Malta e Napoli. A Roma fece il ritratto di papa Urbano VIII, fornì disegni per incisioni destinate a illustrare la Galleria Giustiniana, che uscì a Roma in due volumi nel 1631, e altre raccolte del genere. Nel 1635 ritornò in Germania passando per Firenze, Bologna, Venezia e la Lombardia, e si stabilì nel 1649, dopo un soggiorno in Amsterdam, a Norimberga. Quivi dipinse ritratti di personaggi ufficiali e nel 1650 il cosiddetto Banchetto della pace, con 50 ritratti, che fu tenuto a Norimberga il 25 settembre 1648 dopo la fine della guerra dei Trent'anni. Lo Sposalizio di S. Caterina, dipinto nel 1647 per l'arciduca Leopold Wilhelm, l'Allegoria della notte, dipinta per Massimiliano I di Baviera, ed altre pitture, si trovano nella Galleria di Vienna; i Mesi, eseguiti anch'essi per Massimiliano I, a Schleissheim; alcuni disegni, importanti anche dal punto di vista biografico, nell'Albertina di Vienna. Numerosi suoi dipinti sono in chiese di Vienna e della Germania meridionale. Il S. appartiene alla schiera internazionale di pittori che fondono influssi italiani e fiamminghi in uno stile omogeneo. Ma il suo merito principale è l'opera di scrittore d'arte, alla quale si sentiva portato dalla coscienza molto alta che aveva del mestiere di pittore e dal suo senso storico, tanto ch'egli fece fare a sue spese un monumento al Düreṛ. La Deutsche Academie, stampata in due volumi nel 1675-79 a Norimberga e a Francoforte - l'edizione latina è del 1683 - è una fonte importante specialmente per i pittori contemporanei, tra altri per il Sacchi, per il Domenichino, per P. da Cortona, per il Bernini, per il Poussin, per Claude Lorrain, che egli conobbe personalmente a Roma. Quanto al restò, si attiene al Vasari, in genere all'edizione curata dal van Mander; inoltre a quest'ultimo, al De Bie, al Ridolfi e al Neudörffer. La biografia del S. alla fine dell'opera fu probabilmente dettata da lui stesso al suo scolaro Harsdörfer.
J. L. Sponsel, Sandrarts Teutsche Academie kritisch gesichtet, Dresda 1898; P. Kutter, J. v. S. als Künstler, Strasburgo 1907; W. Wätzold, Deutsche Kunsthistoriker von S. bis Rumohr, Lipsia 1921. Sui disegni: R. A. Peltzer, Sandrartstudien, I, in Münchner Jahrbuch d. bild. Kunst, n. s., II (1925), pp. 103-65; Beschreibendes Verzeichnis der Handzeichnungen in der Albertina, IV (1933), p. 630; H. V., in Thieme-Becker, Künstler-Lex., XXIX, Lipsia 1935.