Moglie (m. 1104) del Cid, di origine leonese. Alfonso VI, succeduto al fratello sul trono di Castiglia (1080), con le nozze di J. e del Cid volle probabilmente consacrare la fusione delle due nobiltà, quella di Castiglia e quella di León, sotto il segno della unione dei due regni. J. sopravvisse al marito, e si mantenne in Valenza assediata sino al 1102, allorché Alfonso accorse a liberarla. Ma la figura storica della donna, il cui nome ricorre in documenti del tempo col patronimico Díaz, è tutt'altra cosa dalla figura leggendaria e poetica consacrata, fra l'altro, dal Cantar de Mío Cid, dal "romancero", dal Cid di P. Corneille. La figura di J. è di scarso rilievo nel Cantar de Mío Cid, dove tuttavia appare con le due figlie, anch'esse realmente vissute, ma di cui sono alterati i nomi, e congiunta col marito in Valenza. La J. leggendaria e poetica vive invece nei "romances" e nella tragedia francese che ne deriva: figlia del conte Gómez che il Cid uccise per vendicare l'oltraggio arrecato al vecchio padre Diego Laynez, chiede giustizia contro l'uccisore e infine implora, presso re Fernando, di essere congiunta in nozze con l'uomo già odiato e perseguitato, mettendosi pertanto in gara di rivalità con una segreta innamorata del Cid, la volitiva e orgogliosa donna Urraca.