DINE, Jim
Pittore e scultore statunitense, nato a Cincinnati (Ohio) il 16 giugno 1935. Compie studi all'università di Cincinnati e alla Boston Museum School, conseguendo nel 1957 il bachelor of Fine Arts presso la Ohio University ove frequenta un corso di perfezionamento. Nel 1958 si trasferisce a New York. Nel 1965 è visiting lecturer nella Yale University di New Haven (Connecticut) e artist-in residence presso l'Orberlin College (Ohio); quale visiting critic frequenta la Cornell University di Ithaca (New York); dopo una lunga permanenza a Londra (1966-71), ha esperienze analoghe in altri centri americani. Nel 1980 è eletto membro dell'American Academy of Arts e dell'Institute of Arts and Letters di New York. Alla Judson Gallery di New York nel 1959 tiene il primo happening, The smiling workman: altri ne organizza anche insieme a C. Oldenburg. Prende quindi avvio un'intensa attività espositiva pure in Europa, subito consacrata nella Biennale di Venezia del 1964, accompagnata da commissioni varie quali i murali per la John Nuveen Company di Chicago (1985), la Howard Street Venus per la Redevelopment Agency di San Francisco (1986), la Double Venus di Boston (1986) su richiesta dell'architetto G. Gund ecc.; sue opere si trovano nei principali musei americani ed europei.
Colpito ai suoi esordi dagli espressionisti astratti ed emotivamente coinvolto dalla città di New York, impressionato dai combine paintings di R. Rauschenberg e dalla fissità emblematica dei simboli di J. Johns, D. si immerge nel confronto esistenziale con gli oggetti della realtà quotidiana, investendoli con una icastica sensibilità cromatica. Eccentrico rispetto alla pop art, nell'ambito del new-dada egli sceglie oggetti e soggetti gravidi di referenze personali e li carica di nuove potenzialità attraverso l'esaltazione coloristica e l'inserimento in un contesto environmental. Con riflessione ontologica più che sociologica, D. sonda nell'artificio aspetti dell'inconoscibile (anche negli insoliti, allusivi autoritratti) e crea intense immagini simboliche, di indefinita significazione e di articolata metafora, riflesso del suo ''guardare nel buio'' con inquietante passione. I suoi sempre più frequenti viaggi in Europa gli evocano miti e immagini perdute, nello sforzo ossessivo di riconoscersi nel gesto formale, ora più surreale e cerebrale. Anche nella scultura degli anni Ottanta si evidenzia l'assunzione indistinta di temi e linguaggi del passato, dalla Venere di Milo a M. Duchamp, da M. Rosso ad A. Giacometti. Vedi tav. f. t.
Bibl.: L. Alloway, A. Kaprow, New forms - New media, Martha Jackson Gallery, New York 1960; W. Seitz, The art of assemblage, The Museum of Modern Art, ivi 1961; A. Jouffroy, G. Dorfles, L. Alloway, N. Calas, Jim Dine, Galerie Ileana Sonnabend, Parigi 1963; A. R. Solomon, Popular image exhibition, Gallery of Modern Art, Washington 1963; C. W. Glenn, Jim Dine. Figure drawings 1975-1979, New York 1979; D. Shapiro, Jim Dine, ivi 1981; C. W. Glenn, Jim Dine drawings, ivi 1985; Jim Dine, a cura di A. Codognato, Galleria d'arte moderna Ca' Pesaro di Venezia, Milano 1988.