LEWIS, Jerry
(pseud. di Levitch, Joseph)
Attore e regista statunitense, nato a Newark (New Jersey) il 16 marzo 1926 da un attore di varietà e da una pianista, entrambi ebrei, e come tali eredi di una comicità che aveva le sue radici nell'antica tradizione yddish. Dopo qualche breve apparizione sul palcoscenico già da bambino, a 15 anni fu espulso dal collegio per avere percosso un'insegnante antisraelita, e fece i più vari mestieri, esibendosi anche come mimo e imitatore. Nel 1946, in un club di Atlantic City, iniziò un sodalizio artistico col cantante D. Martin, che durò fino al 1956.
In questo periodo la coppia fu la più popolare degli Stati Uniti nello spettacolo leggero (teatro, radio, tv), caratterizzata da shows nei quali D. Martin non riesce a concludere le sue canzoni perché sempre interrotto dai lazzi di J. Lewis. Scritturati nel 1949 dalla Paramount, i due recitarono insieme in sedici film, diretti da G. Marshall, H. Walker, N. Taurog, F. Tashlin, e dopo essere stati fra gli interpreti di My friend Irma (La mia amica Irma, 1949) e di My friend Irma goes West (Irma va a Hollywood, 1950), nel 1951 salirono al rango di protagonisti in At war with the army (Il sergente di legno). Da allora in poi, spodestate le coppie classiche del cinema comico, S. Laurel-O.Hardy, Gianni e Pinotto, B. Crosby-B. Hope, D. Martin e J. L. acquistarono una crescente rinomanza, soprattutto grazie alle commedie di Taurog e Tashlin. Tra i film dell'epoca si ricordano Jumping Jacks (Il caporale Sam, 1952), The caddy (Occhio alla palla, 1953), Living it up (Più vivo che morto, 1954), Jou 're never too young (Il nipote picchiatello, 1955), cui seguirono Artists and models (Artisti e modelle, 1955), Hollywood or bust! (Hollywood o morte!, 1956), Rock-a-bye baby (Il balio asciutto, 1958), The geisha boy (Il ponticello sul fiume dei guai, 1958), Cinderfella (Il Cenerentolo, 1960), Its only money (Sherlocko, investigatore sciocco, 1962), Who's minding the store? (Dove vai sono guai, 1963), The disorderly orderly (Pazzi, pupe e pillole, 1964).
Separatosi da D. Martin, ormai ai primi posti nelle classifiche del successo e installatosi a Beverly Hills nella villa che era stata del magnate L. B. Mayer, con 14 automobili a disposizione, L. diviene produttore, sceneggiatore, regista e attore dei suoi film, esordendo nel 1960 con The bellboy (Ragazzo tuttofare), dedicato a S. Laurel, dopo il quale vengono The ladies' man (L'idolo delle donne, 1961), The errand boy (Il mattatore di Hollywood, 1961), The nutty professor (Le folli notti del dottor Jerryl, 1963), considerato il suo capolavoro per la parodia del romanzo su Jekyll e Hyde. Ormai passato dalla farsa buffonesca alla satira spesso patetica, L. annovera film di varia qualità, che vanno da The patsy (Jerry 8 3/4, 1964) a The Family Jewels (I 7 magnifici Jerry, 1965), da Three on a couch (Tre sul divano, 1966) a Wich way to the front? (Scusi, dov'è il fronte?, 1970), prendendo di mira di volta in volta l'ambiente cinematografico, la psicanalisi, il militarismo, i costumi borghesi, ecc. Interrotta l'attività per ragioni di salute, lo si rivede sullo schermo in Hardly working (Bentornato Picchiatello, 1979), in Smorgasbord (Qua la mano Picchiatello, 1982), dove copre dieci ruoli diversi, in The king of comedy (Re per una notte, 1983), diretto da M. Scorsese in un'insolita parte drammatica.
Nonostante le numerose tournées, anche in Italia, e l'alta stima di cui gode da parte di alcuni critici, soprattutto francesi, L. va comunque declinando. La sua immagine resta legata alle smorfie, ai travestimenti, all'espressività gestuale di un corpo spinto al parossismo demenziale dal disordine del mondo, dalla lotta con gli oggetti, dalla perenne sfortuna. Il suo maggior dono è la gag visiva, amministrata con il ritmo di un virtuoso dell'assurdo combinando crisi di epilessia facciale e mute attese di castighi universali con tragici rintocchi. In Italia è stato doppiato da C. Romano, che gli ha attribuito una voce chioccia e lamentosa, e da O. Lionello.
Bibl.: J. L. Leutrat, P. Simonci, J. Lewis, Parigi 1964; S. Simsolo, Le monde de J. Lewis, ivi 1969; R. Recasens, J. Lewis, ivi 1970: J. Lewis, The total film-maker, New York 1971 (trad. it., Scusi, dov'è il set? Confessioni di un film-maker, Venezia 1982); R. Benayoun, Bonjour monsieur Lewis, Parigi 1972; G. Cremonini, J. Lewis, Firenze 1979; G. Viazzi, Scritti di cinema 1940-1958, Milano 1979; M. Marchesini, J. Lewis un comico a perdere, Verona 1983; D. Carosso, La tradizione ebraico-orientale nel cinema comico e in J. Lewis, in Freedonia, Modena-Venezia 1982; N. Karoubi, J. Lewis e lo schlemiel della tradizione ebraica, ibid.; J. Lewis in persona, a cura di H. Gluck, New York 1982.