Koons, Jeff
Artista statunitense, nato a York (Pennsylvania) il 21 gennaio 1955. K. si è formato (1972-1976) al Maryland Institute College of Art di Baltimora e alla School of the Art Institute of Chicago.
Dopo un'esperienza nel marketing, dedicatosi completamente alla ricerca artistica, ha applicato le regole di mercato (fashion marketing) alla sua attività, realizzando opere molto quotate sul mercato, spesso riprodotte in pochi esemplari con varianti, riservate a una ristretta cerchia di collezionisti. K., che ha affidato la cura della propria immagine all'agenzia che si occupa della rockstar M. Jackson, ha tratto notorietà anche dal matrimonio (1991) con la pornodiva ungherese I. Staller. Considerato l'erede di A. Warhol nel saper valorizzare gli effetti della massificazione e nell'ottenere il consenso del pubblico, K. ha elaborato un linguaggio nel quale il kitsch assurge a opera d'arte: presi a modello oggetti appartenenti al quotidiano e all'infanzia, l'artista li ha riprodotti ingranditi e - con la collaborazione di abili artigiani - li ha realizzati in materiali pregiati quale la porcellana (Michael Jackson and Bubbles, 1988), oppure in acciaio, in legno, in vetro e con la tecnica del collage. Ha presentato oggetti del quotidiano che, collocati in teche, come ready made, hanno assunto un nuovo ruolo agli occhi del pubblico.
Notevoli, tra i diversi temi, quelli affrontati nelle opere The Pre-new (1979) - tra cui Inflatable flower and bunny - che ha segnato il suo esordio artistico; The new (1980), l'oggetto di consumo diviene installazione artistica; Equilibrium (1985), una trilogia in cui i palloni da basket messi in mostra nelle teche, i salvagenti di bronzo e i poster commerciali denunciano lo sfruttamento dell'individuo nella produzione di beni di consumo; Luxury and degradation (1986), un trenino in acciaio, pieno di liquore, e una serie di tele, che riproducono alcuni manifesti pubblicitari, simboleggiano il lusso; Statuary (1986), una serie di calchi in acciaio ripropone personaggi storici (Louis xiv) e figure simboliche attuali (Rabbit); Banality (1988-89), le opere evidenziano la ricerca di un linguaggio accessibile a tutti (Bear and policemen); Made in Heaven (1990-91), una serie di opere ispirate alla pittura rococò (Large vase of flower); Celebration (1995-1998): la memoria dell'infanzia vive nei rituali del gioco e si proietta nelle celebrazioni consumistiche degli adulti (Balloon dog; Donkey); Easyfun (1999-2000), l'immaginario pubblicitario e la metafora sono il mezzo per dialogare con un vasto pubblico (Hair, 1999; 2000) e una serie di specchi monocromi ripro-ducenti sagome di animali tridimensionali riconducono all'infanzia; Easyfun-Ethereal (2000-2002), l'immaginario infantile viene associato a quello del mondo reale in una dimensione onirica (Gate, 2002).
Tra i riconoscimenti ricevuti si ricordano: Art Start for Children Award, Learning through Art-The Guggenheim Museum Children's Program, New York (1999); B.Z. Kulturpreis, Bildende Kunst, Berlin (2000); Chevalier de la Légion d'honneur, Paris (2002); Doctor honoris causa, Corcoran College of Art+Design, Washington (2002). K. è stato presente a molteplici manifestazioni internazionali: Whitney Biennal, Whitney Museum of American Art, New York (1989); Biennale of Sydney (1990); Castello di Rivoli-Museo d'arte contemporanea (1997); Bienal Internacional São Paulo (2002). Innumerevoli sono le mostre che lo hanno visto protagonista in celebri musei: Guggenheim Bilbao Museoa (1997), Museo archeologico nazionale di Napoli (2003), Astrup Fearnley Museet for Moderne Kunst, Oslo (2004).
Bibliografia
Cataloghi di mostre: Jeff Koons, Museo archeologico nazionale, a cura di M. Codognato, E. Geuna, Napoli 2003; Blumen mythos. Flower myth. Von Vincent van Gogh bis Jeff Koons, hrsg. D. Ciuha, R. Bouvier, Louisiana Museum for Moderne Kunst Humlebæk, Fondation Beyeler, Riehen-Wolfratshausen 2005.