MOREAU, Jean-Victor
Generale francese, nato a Morlaix l'11 agosto 1761, morto a Laun (Louny) in Boemia il 2 settembre 1813. Era studente di diritto a Rennes, quando la rivoluzione lo strappò alla scuola e ne fece un capo di volontarî, ch'egli guidò in guerra nell'esercito del Dumouriez. A trent'anni era generale di brigata e l'anno seguente generale di divisione. Dopo avere organizzato la difesa dell'Olanda, fu nel 1795 messo a capo dell'armata del nord e nel 1796 dell'armata del Reno e Mosella, che egli condusse di successo in successo fino al Danubio, dopo aver battuto l'arciduca Carlo. Dovette ritirarsi in conseguenza della sconfitta di J.-B. Jourdan a Würzburg, dimostrandosi anche in questa fase della campagna eccellente capitano. L'anno seguente, assunto anche il comando dell'armata di Sambra e Mosa, si accingeva a riprendere l'offensiva in Gemiania, quando per effetto delle vittorie di Bonaparte in Italia l'Austria stipulava i preliminari di Leoben. Scopertosi il tentativo di controrivoluzione monarchica di fruttidoro, il M. fu sospettato di scarso zelo per la repubblica e collocato a riposo, ma nel 1799 richiamato all'armata d'Italia dove fu in sott'ordine a B. Schérer. Sconfitto a Novi B. Joubert, il M. prese il comando dei superstiti e li ricondusse in Francia, abilmente superando gravi difficoltà strategiche. Poco dopo s'incontrò a Parigi con il Bonaparte reduce dall'Egitto, e questi, che già meditava il colpo di stato, riuscì a trarlo nella sua rete. Il M., nominato nei primordî del consolato comandante dell'armata del Reno, confidava che il collega Bonaparte si sarebbe appagato dell'esercizio del supremo potere civile, lasciando a lui una situazione egemonica nel campo militare. Invece, superando le prescrizioni della costituzione, il primo console assunse il comando dell'armata di riserva destinata a operare in Italia. La vittoria di Marengo, ottenuta dal Bonaparte, fu come il contrappeso dei successi del Moreau in Germania, che ebbero poi il loro sbocco nella vittoria di Hohenlinden. Deluso nell'aspirazione d'essere il capo militare della repubblica, il M. si voltò contro Bonaparte. La gelosia lo spinse a stabilire rapporti con i nemici del regime; fu arrestato e scontò due anni di prigione al Tempio, dopo i quali emigrò in Spagna e in America.
Quando cominciarono in Europa i disastri di Napoleone, il rancore non sopito spinse il M. ad accogliere la proposta dello zar Alessandro, di recarsi al quartiere generale russo in qualità di consigliere militare. Egli esercitava appunto durante la campagna del 1813 in Germania questa funzione traditrice verso la Francia (e i suoi consigli d'abilissimo generale avevano già avuto i loro frutti) quando, presenziando alla battaglia di Dresda, fu colpito a morte da proiettile francese.