Simmons, Jean
Attrice teatrale e cinematografica inglese, nata a Londra il 31 gennaio 1929, naturalizzata statunitense nel 1956. Debuttò sullo schermo a quindici anni, e s'impose ben presto tra i nomi di spicco della cinematografia inglese, divenendo all'inizio degli anni Cinquanta, dopo il trasferimento a Hollywood, una delle dive più richieste. Dai lineamenti minuti e delicati, la S. appare intensa, enigmatica e perfino dura nei ruoli drammatici, ma anche spiritosa ed effervescente come interprete di commedie. Proprio agli inizi della sua lunga e fortunata carriera, per il ruolo di Ofelia in Hamlet (1948; Amleto) di Laurence Olivier ottenne la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla Mostra del cinema di Venezia e una nomination all'Oscar come migliore attrice non protagonista.
Esordì con un piccolo ruolo in Give us the Moon (1944) di Val Guest, facendosi poi notare in The way to the stars (1945; La via verso le stelle) di Anthony Asquith. Ingaggiata dalla Rank Organization, recitò per i maggiori registi inglesi, tra cui David Lean, che le affidò il ruolo di Estella da giovane in Great expectations (1946; Grandi speranze), e Michael Powell ed Emeric Pressburger, che la diressero in Black narcissus (1947; Narciso nero), in cui è la seducente indiana Kanchi, ma fu il ruolo di Ofelia in Hamlet che la consacrò attrice di fama mondiale. Dopo aver interpretato ancora in Gran Bretagna film di buon successo come Cage of gold (1950; La gabbia d'oro), tipico esempio di social problem film diretto da Basil Dearden, e il thriller The clouded yellow (1950; Cielo tempestoso) di Ralph Thomas, a Hollywood sorprese pubblico e critica con la difficile parte della giovane squilibrata Diane, che uccide prima la madre, poi un suo innamorato e infine si suicida, in Angel face (1953; Seduzione mortale) di Otto Preminger. Pur trattandosi della sua migliore interpretazione, ipnotica e crudele, i produttori statunitensi vollero tuttavia utilizzarla principalmente come interprete di film in costume, impedendole di sfruttare le sue interessanti potenzialità e di fatto limitando la sua carriera. Fu quindi una dolce Lavinia in Androcles and the lion (1952; Androclo e il leone) di Chester Erskine, dal lavoro di G.B. Shaw, e la giovane regina Elisabetta I in Young Bess (1953; La regina vergine) di George Sidney, accanto a Stewart Granger, con il quale fu sposata dal 1950 al 1960. Colse un grande successo nel ruolo di Diana, destinata al martirio nel Colosseo, in The robe (1953; La tunica) di Henry Koster. Riuscì quindi a sfuggire temporaneamente ai film storici, interpretando l'attrice Ruth Gordon in The actress (1953; L'attrice) di George Cukor, ma tornò a indossare tuniche e veli in The Egyptian (1954; Sinuhe l'egiziano) di Michael Curtiz, e abiti stile impero in Désirée (1954) di Koster, in cui è l'amore di gioventù di Napoleone, impersonato da Marlon Brando; con quest'ultimo la S. successivamente duettò nel musical Guys and dolls (1955; Bulli e pupe) di Joseph L. Mankiewicz, in cui è una rigida esponente dell'Esercito della salvezza destinata a lasciarsi conquistare dall'amore. Espresse invece al meglio le sue doti drammatiche in due film di Robert Wise: il poco riuscito This could be the night (Questa notte o mai), in cui è una maestra che diventa segretaria di un gangster, e il più credibile mélo al femminile Until they sail (Quattro donne aspettano), in cui è una vedova di guerra che intreccia un rapporto sentimentale con un disincantato capitano di marina (Paul Newman), entrambi del 1957. Interpretò di nuovo una maestra, coraggiosa e determinata, in The big country (1958; Il grande paese) di William Wyler, con Gregory Peck e Charlton Heston, per poi affiancare Rock Hudson in This earth is mine (1959; La mia terra) di Henry King. Dopo essere stata sorella Sharon in Elmer Gantry (1960; Il figlio di Giuda) diretto da Richard Brooks (che avrebbe sposato di lì a poco), con Burt Lancaster, tornò a interpretare un film ambientato nell'antica Roma, questa volta sotto la regia di un grande maestro, Stanley Kubrick, che le affidò lo splendido ruolo dell'appassionata schiava Varinia in Spartacus (1960), al fianco di Kirk Douglas. Rivelò quindi tutta la sua verve di attrice brillante nella bella commedia The grass is greener (1960; L'erba del vicino è sempre più verde) di Stanley Donen, con Cary Grant, Robert Mitchum e Deborah Kerr. Dopo aver partecipato nel corso del decennio a film come Life at the top (1965; Flagrante adulterio), un mélo diretto da Ted Kotcheff, sorta di seguito del famoso Room at the top (1958) di Jack Clayton, Mister Buddwing (1966; Una donna senza volto) di Daniel Mann, al fianco di James Garner, Rough night in Jericho (1967; Due stelle nella polvere) di Arnold Laven, godibile western con venature di commedia con George Peppard e Dean Martin, offrì ancora una bella prova in The happy ending (1969; Lieto fine) di Brooks, in cui è una moglie infelice, conquistando una seconda nomination all'Oscar.
Nel diradare la sua presenza sul grande schermo, ha intensificato negli anni le apparizioni in televisione: ha infatti preso parte a numerose serie di successo, da Murder, she wrote (1984) a Perry Mason (1987) e ha vinto nel 1983 un Emmy Award per la sua partecipazione allo sceneggiato di successo The thorn birds di Daryl Duke.
A.H. Marrill, Jean Simmons, in "Films in review", February 1972.