SARTRE, Jean-Paul
Filosofo, narratore, drammaturgo, nato a Parigi il 20 giugno 1905. Laureato in filosofia, fu professore di storia e filosofia al liceo di Le Havre, dal 1931 insegnò all'Institut Français di Berlino; di lì passò al Liceo Pasteur di Parigi. La sua attività letteraria-filosofica ha inizio poco prima della seconda Guerra mondiale. Chiamato alle armi e fatto prigioniero nel 1940, riuscì a evadere dalla Germania, e partecipò attivamente alla Resistenza intellettuale francese. Uomo di estrema sinistra, le sue idee e la sua arte sono nettamente respinte dal comunismo ufficiale. Ha fondato un Rassemblement démocrate-révolutionnaire.
Un nutrito saggio su L'imagination (1937) lo rivela conoscitore e prosecutore dell'esistenzialismo ateo tedesco di Heidegger e del fenomenologismo di Husserl, oltre che indagatore della realtà psichica. La Chambre, il suo primo racconto e finora forse il suo migliore, lo pone subito tra i narratori più dotati; con altri racconti, verrà a far parte di Le Mur, 1939 (trad. ital.: Il muro, Torino 1946). La Nausée, romanzo, 1938 (trad. ital. La nausea, Torino 1948) è un'altra tappa fondamentale per S. in quanto vi è fissata la sua angoscia del nulla corrispettiva a un sentimento insuperabile della gratuità umana. Concettualmente questa posizione è chiarita nella voluminosa opera sistematica L'Être et le Néant, essai d'ontologie phénoménologique, 1943, che è la chiave più importante per l'intendimento del suo pensiero.
Le opere più recenti testimoniano l'interdipendenza tra la sua filosofia e la sua letteratura, ma a farne le spese è proprio la validità artistica delle opere che scadono ad esempî e si fanno stilisticamente pesanti (teatro: La putain respectueuse, 1946, un atto e due quadri; trad. ital.: La sgualdrina timorata, Milano 1946; Morts sans sépulture, 1946; Les mains sales, 1947, "Le mani sporche", due atti e sei quadri). Maggior vigore poetico ha la sua prima produzione: Les Mouches, 1943, dramma in tre atti (due trad. ital., Genova 1946 e Milano 1947) che riprende in un'aspra e tragico-ironica modernità il mito di Oreste; carattere mitico realistico ha pure Huis clos, 1944, dramma in un atto (due trad. ital.: A porte chiuse, Roma 1946 e Milano 1947), raffigurazione dell'inferno in cui la sola ma terribile pena è la presenza ineluttabile degli altri dannati.
Continua intanto la definizione del suo mondo teoretico con l'Esquisse d'une théorie des émotions, 1939; L'Imaginaire, essai de psychologie phénoménologique, 1940 (trad. ital.: Immagine e coscienza, Torino 1948), che sviluppa lo studio su L'imagination e dà il centro di una nuova estetica; L'Existentialisme est un humanisme, 1946, conferenza a difesa di sé contro le stroncature cattoliche e marxiste e il Descartes, 1947. Al problema razziale si volge con passione storica nelle Réflexions sur la questionjuive, 1947 (trad. ital.: Ebrei, Milano 1948). Dal 1945 egli dirige la rivista culturale (nel più ampio senso) Les temps modernes, da lui stesso fondata, che si vale d'una stretta cerchia di collaboratori legati fra loro e col direttore da molta affinità. S. vi ha pubblicato, a puntate, Matérialisme et révolution, 1945-46, e Qu'estce-que la littérature?, 1947. Dal 1943 viene svolgendo l'ampia tela narrativa della trilogia: Les chemins de la liberté, di cui sono usciti nel 1945 i due primi volumi: L'âge de raison (trad. ital.: L'età della ragione, Milano 1946) e Le Sursis. In queste due prime parti l'autore riafferma una volta di più il mondo vizioso dei suoi personaggi e la sua concezione delle cose assolutamente pessimistica.
Uno spiraglio di salvezza dovrebbe venire dalla conclusione: La dernière chance. Come critico letterario, S. è lontano da ogni intenzione di analisi estetica: è soprattutto un analista implacabile della biografia interna, come appare dal suo Baudelaire, 1946 (trad. ital., Milano 1947) e anche dai saggi raccolti in Situations I, 1947, dei quali assai pregevoli quelli su Mauriac, Faulkner e Dos Passos.
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