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Rimbaud, Jean-Nicolas-Arthur

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Poeta francese (Charleville 1854 - Marsiglia 1891). Dopo studî molto brillanti, ebbe un'adolescenza assai inquieta e vagabonda, fuggendo più volte di casa e aderendo agli ideali comunardi. Soggiornò quindi a Parigi (1871-72), dove frequentò gli ambienti letterarî legandosi a P. Verlaine, con il quale si recò e convisse in Inghilterra (1872-73). Dopo litigi e riappacificazioni, Verlaine fuggì a Bruxelles; R. lo raggiunse, ma si rifiutò di continuare a vivere con lui; ferito da un colpo di rivoltella dall'amico, che fu condannato a due anni di carcere, egli riprese la sua vita randagia per l'Europa, in Svezia, di nuovo in Inghilterra (con un altro poeta, G. Nouveau), in Germania, in Italia, quindi in Asia e in Africa. Fermatosi in Etiopia (1880), trascorse un decennio fra Harrar e Aden, occupato in varî traffici, anche di armi, e ormai del tutto lontano dalla sua esperienza letteraria, abbandonata a vent'anni. Ammalato, si fece rimpatriare, e fu operato di un tumore al ginocchio all'ospedale di Marsiglia, dove morì alla fine dello stesso anno, dopo essersi, pare, confessato. La breve stagione della sua poesia, originalissima e fra le più moderne e attuali, coincide con quella della sua rivolta giovanile, con il totale disprezzo di ogni convenzione sociale e morale e della stessa letteratura. È significativo che R. rifiutasse di pubblicare le sue poesie e le sue prose, e che l'unica opera che egli abbia dato alle stampe sia stata Une saison en enfer (1873), che deve essere considerata il suo ultimo scritto letterario, con la drammatica denuncia del suo fallimento. Le sue prime poesie (1869-71) erano state l'esplosione di un temperamento lirico personalissimo, che fra parodie e imitazioni antifrastiche si era presto liberato da ogni influsso. La ribellione contro l'ordine familiare, politico, religioso, vi era espressa con durezza potente: la metallica perfezione delle Chercheuses de poux, degli Effarés, di Ma bohème, dei Poètes de sept ans, le immagini grandiose, incisive e simboliche, del Bateau ivre, le ardite sinestesie del sonetto Voyelles, avevano già rivelato una prodigiosa maturità. Ma R. si era poi staccato da queste sue prime opere, aveva negato la validità di tutta la poesia antica e moderna (con pochissime eccezioni, Baudelaire, Verlaine, e non senza riserve), e aveva formulato la teoria della "veggenza" (lettera a P. Demeny del 15 maggio 1871). Il poeta, nuovo Prometeo (e nuovo Lucifero), indagando e moltiplicando le sue facoltà, con ogni mezzo, compreso un "lungo, immenso e lucido sregolamento (dérèglement) di tutti i sensi", doveva tendere a percepire l'assoluto, il sovrasensibile, a creare una nuova lingua, un nuovo Verbo, per "cambiare la vita". Ed egli ne aveva tentato l'applicazione nei Derniers vers (composti nel 1872 e noti anche come Vers nouveaux et chansons), ma soprattutto nell'opera disuguale che va sotto il nome di Illuminations (composta tra il 1872 e il 1874), costituita da poemetti in prosa e in versi liberi, che in realtà appartengono a momenti diversi e vanno in direzioni diverse. In molti di questi poemetti R. tenta una duplice operazione, estetica e metafisica: il senso logico della lingua viene sconvolto, come la stessa realtà, per ricercarne il senso più profondo, per carpire e definire l'ignoto che è nell'anima universale. Ma Une saison en enfer, storia trasfigurata di tutta la sua esperienza umana, poetica e religiosa, registra e confessa già un'irreversibile sconfitta, che non lascia spazio a ulteriori tentativi. I simbolisti s'interessarono molto all'opera di R., per merito soprattutto di Verlaine, che incluse tra i suoi Poètes maudits (v. maledetto) anche il "ritratto" di R., e pubblicò le Illuminations (1886) e le Poésies complètes (1895). Ma si deve ai poeti, agli scrittori del Novecento, da Apollinaire ai surrealisti, la creazione di quel "mito di R." (per riprendere l'espressione di R. Étiemble, il cui lavoro critico è fondamentale), che, sia pure variamente interpretato, e in modo addirittura opposto (cattolicesimo, marxismo, ecc.), non cessa di esercitare la sua possente suggestione, con la sua angosciosa ricerca di bellezza suprema e assoluta, il suo messaggio di rinnovamento sociale, la sua rivolta e la sua disfatta.

Vedi anche
Paul Verlaine Poeta francese (Metz 1844 - Parigi 1896). Considerato dai suoi contemporanei il maestro della scuola simbolista, V. esordì con i parnassiani Poèmes saturniens (1866). Condannato a due anni di prigione per aver sparato a A. Rimbaud, del quale era amico, maturò durante la reclusione una nuova forma poetica, ... surrealismo Movimento di avanguardia nato in Francia nei primi anni 1920, che ebbe vasta diffusione internazionale nel periodo tra le due guerre mondiali, estendendo la sua influenza dal campo letterario a quello artistico, al teatro, al cinema. Le origini Negli anni drammatici seguiti alla conclusione del Primo ... Charles Baudelaire Poeta francese (Parigi 1821 - ivi 1867). Pur fra interpretazioni diverse o opposte, è ritenuto l'iniziatore di un nuovo corso poetico, e la sua opera viene collocata fra le più alte espressioni della poesia di tutti i tempi e paesi. Autore di un unico ma fondamentale libro di poesie, Fleurs du Mal (1857), ... le Comte de Lautréamont Pseudonimo del poeta francese Isidore Ducasse (Montevideo 1846 - Parigi 1870), figlio di un cancelliere del consolato francese a Montevideo; nel 1867 venne a Parigi, nel 1868 pubblicò il primo degli Chants de Maldoror, e l'anno seguente l'opera compiuta, in sei canti. Scritti in uno stile apocalittico ...
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Altri risultati per Rimbaud, Jean-Nicolas-Arthur
  • RIMBAUD, Jean-Arthtur
    Enciclopedia Italiana (1936)
    Luigi VILLARI Poeta francese, nato a Charleville il 20 ottobre 1854, morto a Marsiglia il 10 ottobre 1891. L'ambiente familiare e la madre austera favorirono lo spirito di rivolta nell'adolescente precocissimo; un giovane professore, Georges Izambard, lo iniziò alla poesia moderna. Il 29 agosto 1870 ...
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