MORÈAS, Jean
Poeta francese, nato in Atene il 15 aprile 1856, morto a Saint-Mandé il 30 marzo 1910. Greco di nascita e di sangue (il suo vero casato era Papadiamantopoulos), ebbe in famiglia un'educazione prettamente francese, così che, andato a Parigi intorno al 1872 per studiare il diritto, non tardò a riconoscere nel paese che l'ospitava la patria desiderata dal suo spirito.
Le rive della Senna e i caffé del Quartiere Latino, nei quali trovava, sempre pronta a riceverlo e ad ascoltarlo, una schiera di ammiratori devoti, furono tutto il suo mondo. Partecipò dapprima al movimento simbolista, pubblicando nel supplemento del Figaro, del 18 settembre 1886, un manifesto apologetico della nuova scuola, che fece molto rumore e fu criticato con sorridente severità da Anatole France. Egli aveva già stampato a quel tempo due volumetti di versi, Les Syrtes (1884) e Les Cantilènes (1886), che, pur risentendo della maniera simbolista, non mancavano di note psicologiche e di atteggiamenti stilistici personali. Il libro rivelatore fu, tuttavia, Le Pélérin passionné (1891), preceduto da un nuovo manifesto letterario: quello dell'École romane, fondata allora dal poeta, con la collaborazione di M. du Plessys, Raymond de La Tailhède, E. Raynaud e Ch. Maurras. Erano versi liberi, in cui però si sentiva come una nostalgia dell'alessandrino; ed esprimevano, in un linguaggio per certi aspetti arcaicizzante, per altri modernissimo, un sentimento della vita tra classico e decadente. I modelli preferiti del M. erano i poeti della Pléiade; e da essi appunto egli aveva appreso l'eleganza un po' pedantesca delle forme, mentre dal proprio cuore traeva l'inquieta malinconia ispiratrice. Venne più tardi il capolavoro, Les Stances (1899-1901), in cui il classicismo nativo del M. e il suo gusto della poesia francese del Rinascimento si conciliano e dànno luogo a espressioni di rara semplicità e potenza, nelle forme metriche tradizionali. Il sentimento dominante è sempre un'intima malinconia, temperata da un pacato stoicismo alla Vigny, e consolata dall'amore della bella natura. Le Stances illuminano e spiegano tutta l'opera precedente del M., poiché appaiono, nella loro schietta classicità, la meta di pace a cui il poeta greco-francese tendeva attraverso le ingegnose invenzioni verbali, le tormentate ricerche stilistiche e le teorizzazioni polemiche spesso contraddittorie.
Opere: Oltre alle raccolte poetiche citate: Autant en emporte le vent, Parigi 1893; Eriphyle, ivi 1894, ecc.; e le prose: Les premières armes du Symbolisme, Parigi 1889; Contes de la vieille France, ivi 1904; Esquisses et souvenirs, ivi 1908. Da ricordare anche la tragedia Iphigénie, rappresentata nel 1903 e pubblicata nel 1904.
Bibl.: A. France, La vie littéraire, s. 4ª, Parigi 1892; Ch. Maurras, J. M., Parigi 1891; D. de Roberto, Poeti francesi contemporanei, Milano 1901; J. de GOurmont, J. M., Parigi 1905; A. Barre, Le Symbolisme, ivi 1912, pp. 219-39; E. Raynaud, J. M. et les Stances, ivi 1930.